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“Mia sconosciuta”, la dedica di Marco Albino Ferrari alla mamma

Raccontare di se e della propria intimità è sempre difficile. Farlo nell’ambiente della montagna spesso lo è ancora di più. In questo settore sono rari i libri in cui gli autori si raccontano in modo schietto, ancora di più lo sono quelli dove la narrazione coinvolge la famiglia, toccando in profondità il rapporto con i propri genitori. Marco Albino Ferrari lo fa con “Mia sconosciuta” (Ponte alle Grazie, 2020), dedicato alla memoria della madre. In realtà non è solo un ricordo, come scrive lo stesso autore è una lettera. Donna misteriosa la mamma di Marco, porta il suo stesso cognome ed è stata per lo scrittore “madre, padre, e forse qualche cosa di più, una compagna indivisibile”. La sua è una storia romantica quanto delicata e complessa. È questa figura singolare, volto sorridente dell’emancipazione, a introdurre Marco Albino verso la montagna. È Rosamaria, nome che viene svelato solo nell’ultima pagina del libro, a crescere sola un figlio devoto. Lo istruisce sul mondo, lo guida, lo supporta e lo consiglia. I due si fondono l’uno nell’altro. “Mi sembra di poter affermare che sia stato il suo stesso calco a generarmi” scrive Ferrari. Nessuno può dire quanto la somiglianza che ci legava fosse dovuta alla combinazione dei suoi geni che si è riversata in me o, piuttosto, a una mia inconscia volontà di somigliarle, fino ad adattarmi al suo modello. Per tanti anni, lei la mia vera e sola compagna di vita”.

Sfondo, ma anche protagonista di questo racconto che attraversa l’ultimo Secolo, è la montagna. Con la mamma Marco sale verso i rifugi, scopre la bellezza dell’alpinismo, esplora il Monte Bianco. Ed è da queste esperienze, dal connubio tra due mondi diversi che nasce il Marco Albino Ferrari che oggi conosciamo. Da un lato il mondo cittadino della Milano culturale e movimentata, dall’altra parte la semplicità e l’umiltà imposta dalla montagna. In entrambi i casi ecco che a svelare questi universi paralleli ma distanti è Rosamaria, figura a cui Marco è indissolubilmente legato fin da quel primo giorno di inizio aprile 1965 che l’ha visto nascere.

Una vita in simbiosi, fatta di amore reciproco e di un rapporto sincero e schietto, dove non c’era posto per i segreti. Esisteva però uno spazio “significativo dentro di lei a cui io non avevo accesso. Allora forse là dentro non ero mai entrato fino in fondo, nonostante i suoi interminabili racconti, le sue storie private, i dettagli, le finezze riferite, che divenivano i nostri miti. Cosa era rimasto da conoscere di lei? Molto più di quanto pensassi”. Ed ecco allora il titolo, che poi è una dedica: Mia sconosciuta. Madre, padre, amica e confidente sincera, maestra. Presenza costante per un figlio che riesce a emanciparsi completamente solo con la sua dipartita, trovando una sua forma di libertà che è anche una ferita, una mancanza da ricucire attraverso le pagine di questo volume a tratti forte, a tratti ironico, sempre delicato. Un libro coraggioso che non affronta direttamente il tema della montagna, ma che la vede come silenziosa interprete di un profondo amore.

Titolo: Mia sconosciuta

Autore: Marco Albino Ferrari

Editore: Ponte alle Grazie

Pagine: 236

Prezzo: 16 €

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