
I confini del Nepal continuano a rimanere chiusi al turismo internazionale. Dal 1 settembre il Ministero dell’Aviazione Civile ha disposto il riavvio dei voli internazionali soltanto per rimpatri e viaggi diplomatici. Un messaggio però di speranza per la riapertura quanto prima delle montagne arriva dal Baruntse (7129 m). Vetta del Khumbu che a breve ospiterà la prima spedizione locale ai tempi del Covid-19.
Sette gli alpinisti nepalesi pronti a tornare in quota, per dimostrare al mondo che le montagne siano una destinazione priva di rischi per la salute. “Le montagne sono qui, noi siamo qui. Perchè non arrampicare se è ciò che normalmente facciamo?”, le parole del capospedizione Dawa Steven Sherpa in una intervista rilasciata al magazine Nepali Times.
Il nome della spedizione riassume l’intento del team: Nepal Tourism Recovery Expedition 2020. Una scelta coraggiosa, in un Paese che presenta ancora 48 distretti su 77 sotto stringente lockdown e nuovi casi di positività al coronavirus in aumento nella valle di Kathmandu.
Baruntse, un Settemila ostile
Il Baruntse non è un Ottomila ma le difficoltà di salita lo rendono particolarmente ostile. La parete Sud è nota per le sue sezioni ghiacciate e la forte pendenza. La prima salita della vetta risale al 1954 ad opera di due neozelandesi, sotto la guida di Edmund Hillary, a un anno dalla prima salita sull’Everest con Tenzin Norgay Sherpa.