CronacaNews

Weekend end senza sosta per il Soccorso Alpino

Molti interventi resi complessi dal maltempo

Un weekend senza sosta per il Soccorso Alpino e Speleologico quello appena trascorso. Molteplici gli interventi delicati che hanno visto impegnate squadre di terra ed elisoccorso su Alpi e Appennino. Tre i decessi registrati, ben più numerosi i feriti.

Una ragazza di 17 anni è deceduta dopo aver perso l’appiglio su una roccia in Valcamonica. La giovane, intenta a percorrere il sentiero che da Vezza d’Oglio porta al lago Aviolo, a circa 1.900 metri di quota, è precipitata per decine di metri nel vuoto. Nel pisano un 30enne è morto cadendo da un’altezza di circa 15 metri durante un’arrampicata su una parete rocciosa del monte Serra.

In Appennino sul Monte Camicia alcuni escursionisti hanno trovato uno zaino a terra e poco distante il corpo di un uomo. Subito allertato il Soccorso Alpino, è intervenuto con l’elicottero del 118 decollato da Preturo (Aq), quando i sanitari sono arrivati, non hanno potuto fare altro che constatare il decesso dell’uomo, avvenuto forse qualche ora prima per cause naturali. Si tratta di un uomo di 68 anni residente a Pescara.

Gran Sasso. Incidenti sul Corno Grande e Piccolo

Un weekend di passione sul Gran Sasso, scenario di molteplici incidenti in parete.

Due alpinisti originari di Bari di 31 e 32 anni, si stavano arrampicando sul Corno Grande, sulla Via Diretta Allesandri, nota agli alpinisti come “Paretone” quando a quota 2.600 metri, lungo il terzo pilastro al ragazzo di 31 anni, il primo di cordata, si è staccata una presa ed è precipitato lungo la ripida parete rocciosa per 20 metri. Ad arrestare la sua corsa e a salvargli la vita la presenza di altre prese lungo la parere rocciosa di 1.500 metri, a cui il giovane escursionista si è aggrappato e l’intervento del suo amico, che ha retto la corda e ha allertato il Soccorso Alpino e Speleologico d’Abruzzo. Intervenute subito due squadre di terra a bordo di due elicotteri del 118, decollati uno da L’Aquila e l’altro da Pescara. Particolarmente difficoltoso il recupero dei due alpinisti pugliesi da parte dei tecnici del Soccorso Alpino e del pilota del 118, che si è accostato alla parete, consentendo ai tecnici di calarsi lungo la parete ed effettuare il recupero.  A bordo dell’elicottero, i sanitari hanno constatato che il giovane di 31 anni volato giù per 20 metri ha riportato la frattura del piede sinistro e del gomito destro, mentre l’amico di 32 anni, ha riportato l’abrasione di entrambe le mani, a causa della presa della fune con cui ha sorretto il compagno. I due sono stati trasportati al pronto soccorso dell’ospedale di L’Aquila.

Due alpinisti, un ragazzo di 36 anni di origini ungheresi e residente a Potenza Picena (Mc) e un coetaneo di Porto Recanati (Mc), si stavano arrampicando sulla parete orientale del Corno Grande, quando lungo il tratto Alletto Gravino, all’alpinista ungherese, primo di cordata, si è staccata una presa ed è precipitato giù per 10 metri, sbattendo contro la parete rocciosa. L’amico che era con lui ha allertato il Soccorso Alpino e Speleologico d’Abruzzo, intervenuto subito con squadre di terra a bordo di un elicottero del 118. Particolarmente difficoltoso il recupero dei due alpinisti marchigiani da parte dei tecnici del Soccorso Alpino e del pilota del 118, che si è accostato alla parete, consentendo ai tecnici di calarsi lungo la parete ed effettuare il recupero. A bordo dell’elicottero, i sanitari hanno constatato che il giovane ungherese aveva riportato un trauma toracico. L’alpinista non è in pericolo di vita, ma è stato trasportato al pronto soccorso dell’ospedale di Teramo.

Due alpinisti di Roma di 27 anni, si stavano arrampicando sul Corno Piccolo, sulla parete est del massiccio Monolito, lungo la Via Di Federico e De Luca, a quota 2.700 metri, quando il primo di cordata mentre si trovava al penultimo tiro che porta in vetta, non è più riuscito a tenersi con le mani alla presa, forse a causa della stanchezza, ed è precipitato lungo la ripida parete rocciosa per 10 metri. L’amico, secondo di cordata, ha allertato il Soccorso Alpino e Speleologico d’Abruzzo, intervenuto subito una squadre di terra a bordo di un elicottero del 118, decollato da Preturo (Aq). Particolarmente difficoltoso il recupero dei due alpinisti romani da parte dei tecnici del Soccorso Alpino e del pilota del 118, a causa della nebbia. Alla fine il pilota si è accostato alla parete rocciosa e i tecnici del Soccorso Alpino si sono calati lungo la ripida roccia per effettuare il recupero con le corde e poi con il verricello. A bordo dell’elicottero, i sanitari hanno constatato che il giovane alpinista romano ha riportato probabilmente alcune fratture alle gambe ed è stato trasportato al pronto soccorso dell’ospedale di L’Aquila; mentre l’amico illeso è stato riportato a Prati di Tivo (Te).

Alpi. Interventi resi complessi dal maltempo

Nella mattina di domenica si è proceduto al recupero di tre alpinisti sloveni che nella sera di sabato avevano chiesto aiuto sulle pareti della Cima di Riofreddo lungo la via Krobath Metzger. I tre, due uomini e una donna, non erano riusciti a completare la scalata ed erano rimasti bloccati al penultimo tiro prima della cengia di uscita, a trecento metri dalla vetta al sopraggiungere del crepuscolo e poi del buio. I soccorritori della stazione di Cave del Predil – coadiuvati da quelli della Guardia di Finanza – sono rimasti tutta la notte in contatto con loro a scadenza oraria dopo un tentativo di recupero serale con l’elisoccorso abortito per le raffiche di vento forte. Il recupero è avvenuto caricando a bordo dell’elicottero dell’elisoccorso regionale due tecnici di elisoccorso del Soccorso Alpino e Speleologico per le operazioni in parete e lasciando a terra l’equipe di medico e infermiere dal momento che nessun membro della cordata presentava problemi di carattere sanitario e il recupero è avvenuto con una unica rotazione e con l’impiego del verricello. I tre stanno bene e prima delle otto, una volta sbarcati dall’elicottero e visitati dal medico, sono rientrati autonomamente a casa con mezzi propri.

Sempre nella mattina di domenica, i tecnici della stazione di Forni Avoltri del Soccorso Alpino e Speleologico hanno compiuto un intervento per portare a valle un escursionista cinquantenne di Zoppola di Pordenone Infortunatosi nei pressi della cima del Monte Crostis, nelle Alpi Carniche. L’uomo, che era in compagnia di altri tre compagni, si è procurato una brutta distorsione alla caviglia e non riusciva più a camminare autonomamente. Sul posto è stato inviato dalla Sores l’elisoccorso regionale: essendo il tempo in peggioramento si pensava di poter concludere la missione prima dell’arrivo della perturbazione. L’elicottero però non ha potuto effettuare l’operazione di recupero a causa della scarsa visibilità e si è dunque provveduto subito a risolvere la missione con le squadre di terra della stazione del Soccorso Alpino e della Guardia di Finanza che erano già pronte in quota a dare supporto alle operazioni. I soccorritori hanno prima raggiunto con i mezzi Malga Chiadinas e poi hanno percorso a piedi e sotto la pioggia battente gli ultimi trecento metri di dislivello con al seguito la barella per raggiungere l’infortunato e riportarlo alla malga dove poi è  stato consegnato all’ambulanza. Alle operazioni a Malga Chiadinas hanno collaborato anche i Vigili del Fuoco.

Nel primo pomeriggio di domenica, attorno alle 14.45 la Centrale del 118 è stata allertata da due escursionisti in difficoltà sull’Antelao. Saliti sulla cima, al momento di rientrare lungo la normale, uno dei due era caduto sbattendo il volto a terra e riportando un probabile trauma facciale. Al contempo era salita la nebbia iniziando a piovere e i due avevano perso l’orientamento prendendo nuovamente a salire. Poiché le nubi basse non ne consentivano l’avvicinamento, l’elicottero del Suem di Pieve di Cadore ha imbarcato cinque tecnici del Soccorso alpino di San Vito di Cadore riuscendo a sbarcarli in hovering a 2.000 metri di quota all’altezza di Forcella Piccola. La squadra iniziando a salire ha individuato a circa metà montagna il punto della caduta eell’escursionista, capendo che i due ingannati dalla nebbia, non trovando più riferimenti erano poi tornati a salire. Infatti, continuando a chiamarli a voce, i soccorritori li hanno individuati a 2.900 metri di altitudine, poco sotto la sede dell’ex Bivacco Cosi. Impauriti, temendo di peggiorare la situazione, i due amici si erano riparati sotto una roccia spiovente non distante dal sentiero in attesa dei soccorsi. Prestate le prime cure a C.B., 60 anni, di Musile di Piave (VE), i due escursionisti sono stati assicurati con la corda e hanno iniziato la discesa con la squadra. Arrivati alla Bala, 2.500 metri di quota, la visibilità ha consentito l’intervento dell’eliambulanza, che ha caricato a bordo l’infortunato utilizzando un verricello di 10 metri e lo ha trasportato all’ospedale di Belluno. I soccorritori hanno quindi proseguito nel rientro assieme al compagno. L’intervento si è concluso alle 19.15.

Recupero in notturna sul ghiacciaio del Canin

Nella notte tra venerdì e sabato due escursionisti di Udine del 1978 e del 1979 sono stati tratti in salvo dai soccorritori della stazione di Cave del Predil del Soccorso Alpino e Speleologico sul ghiacciaio del Canin.
L’intervento è scattato alle 21, quando è arrivata una chiamata in stazione che segnalava il mancato arrivo dei due escursionisti – che stavano compiendo la traversata dell’Alta via Resiana – al Rifugio Gilberti, dove avrebbero dovuto trascorrere la notte come previsto dalla loro tabella di marcia. A segnalare il mancato arrivo al Rifugio Gilberti la ragazza di uno dei due, che li aveva sentiti per l’ultima volta al mattino di venerdì 4 settembre. Dal quel momento i due non erano stati più raggiungibili al telefono, che nella zona è senza copertura.

Presumendo un ritardo sulla tabella di marcia e una fermata intermedia al Bivacco Marussich si è inviata subito una squadra di due soccorritori per verificare il percorso compreso tra il Rifugio Gilberti e il Bivacco Marussich ed individuarli. Nel frattempo, con l’aiuto delle guide alpine presenti all’interno della stazione di Cave del Predil, si è cercato anche di raccogliere quante più informazioni possibile anche usando gli scambi whatsapp con la ragazza e le eventuali immagini postate dai due escursionisti sui social. Grazie a due fotografie, una scattata la sera di giovedì 3 settembre al Bivacco Costantini – situato alla testata della Val Resia, sotto le Babe – ed una scattata venerdì lungo la cresta di collegamento tra le Babe e il Canin a quota 2400 metri sulla dorsale del Monte Laska Plagna, si è intuito che i due avevano trascorso la notte di giovedì presso lo stesso bivacco e si è ipotizzato con più certezza il percorso effettuato dai due ragazzi. E’ poi arrivata conferma che i due avevano raggiunto venerdì 4 settembre la cima del Monte Canin perché da questa sono stati visti scendere tardivamente verso la via Ferrata Julia e quindi verso il ghiacciaio del Canin da una guida alpina con clienti.

A confermare questa ipotesi di discesa il fatto poi che le segreterie telefoniche dei cellulari dei ragazzi rimandavano o alla linea austriaca o alla linea italiana e non a quella slovena ed uno dei pochi punti in cui la rete austriaca riesce ad essere agganciata è proprio quello del ghiacciaio del Canin. A quel punto la squadra si è diretta immediatamente verso l’attacco della Ferrata Julia e alle 00.30 circa li ha trovati bloccati poco lontano, sul Ghiacciaio del Canin, impossibilitati a scendere. Recuperati, sono stati accompagnati fino al Rifugio Gilberti. Questo è il settantaduesimo intervento dell’anno della stazione di Cave del Predil. L’intervento si è concluso alle tre e mezza. Allertata, e pronta a intervenire, anche la Guardia di Finanza di Sella Nevea.

Scivola mentre scala Dolomiti, alpinista in gravi condizioni

Gravi infine le condizioni di una alpinista bergamasca di 49 anni, elitrasportata nella giornata di sabato all’ospedale Santa Chiara di Trento dopo essere precipitata per alcuni metri in parete sul Diedro Armani – Torre d’Ambie’z (Dolomiti di Brenta). La donna stava affrontando il quarto tiro da prima di cordata quando, per cause da accertare, è precipitata sbattendo violentemente sulla roccia e perdendo conoscenza. L’allarme al 112 è arrivato verso le 11,40 dalle tre compagne che stavano procedendo in due cordate diverse. Il coordinatore dell’Area operativa Trentino occidentale del Soccorso alpino ha chiesto l’intervento dell’elicottero. Per un caso fortuito un soccorritore della stazione San Lorenzo in Banale — fa sapere lo stesso Soccorso alpino – si trovava nelle vicinanze e, prima dell’arrivo dell’elicottero, è riuscito a raggiungere la cordata per metterla in sicurezza, a prestare il primo soccorso all’infortunata e a stabilizzarla per consentirne il recupero da parte dell’elicottero. Una volta giunto sul posto, l’elicottero ha verricellato in parete il tecnico che, con il supporto del soccorritore, ha recuperato l’infortunata a bordo. Mentre la donna veniva trasferita all’ospedale Santa Chiara di Trento, l’operatore della stazione San Lorenzo in Banale, supportato da una Guida alpina che si trovava sul posto, ha assistito le tre compagne illese nella calata fino alla base della parete e, successivamente, le ha accompagnate a valle in sicurezza.

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