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Rifugio Carestiato in Dolomiti. Furto con scasso per rubare le monete delle docce

Nei giorni scorsi un nuovo increscioso episodio a danno di un rifugio alpino si è verificato in Dolomiti, presso il Rifugio Bruto Carestiato di Agordo (BL), struttura situata a 1834 metri di quota sul Col dei Pass, ai piedi delle pareti del settore meridionali del gruppo della Moiazza. Stavolta non si può utilizzare il generico termine di vandalismo. Si è trattato di un vero e proprio furto con scasso.

I ladri si sono introdotti nella zona delle toilette, scassinando le gettoniere delle docce per rubare le monete introdotte dagli ospiti. Un bottino decisamente scarso, per un danno fortunatamente di poco conto, che però lascia in bocca l’amaro.

“Dove sta andando la montagna – scrive su Facebook il gestore Diego Favero -. Il mio lavoro l’ho sempre classificato come uno dei più belli del mondo, soprattutto perché hai a che fare con gente di montagna, rispettosa delle regole anche se non scritte. Purtroppo, con rammarico, mi sto accorgendo che non è più così. E stamattina, la ciliegina. Qualcuno dei nostri ospiti ha pensato bene di scassinare le gettoniere delle docce e RUBARE le monete che si trovavano all’interno… Il gesto fa più male del valore!”

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4 Commenti

  1. Leggo sempre più che anche i rifugi sono diventati dei luoghi dove si fanno “affari” di tutti i tipi, leciti e non, come altrove, specialmente quelli vicini alle strade.
    Sono scelte di sviluppo economico focalizzate molto sul benessere (per esempio vi è l’obbligo della presenza di docce nei rifugi, anche il Torrani l’ha…….. si impongono e si vogliono le docce e l’acqua e il gas per scaldarla dove li trovano ? … 50 docce sono almeno 600 litri ….)
    Le strutture sociali di garanzia richiedono sempre più costose scelte di questo tipo, per aprire l’accesso alle masse che spendono e fanno guadagnare.
    Peccato per tutto e tutti.

    1. Leggendo il suo commento all’articolo non sono riuscito a cogliere il punto della sua polemica. In particolare, lei parla di “affari” leciti e illeciti praticati all’interno dei rifugi alpini, con focus rispetto a quelli vicini ad agli accessi stradali. Eppure lei non specifica né le tipologie di affari illeciti, né quelle leciti.
      Io, in quanto gestore di un rifugio alpino, necessito di fare “affari” per poter mantenere me e la mia famiglia. Gestire un rifugio alpino non è divertimento ma è il mio lavoro e mi deve garantire stabilità economica.
      Ha parlato di scelte di sviluppo economico centrate sul benessere citando, però, l’utilizzo delle docce. Non credo che una doccia dopo una camminata in montagna o in ambiente impervio, magari in condizioni disagevoli – quali pioggia, vento e freddo – possa essere etichettata sotto la categoria di benessere. Anzi, trovo ben comprensibile che una persona desideri di lavarsi dopo aver fatto un’escursione.
      Ha scritto dell’acqua, del gas e della loro reperibilità come se fossero azioni praticate non in trasparenza. Ogni rifugio è singolare e a sé stante e trae la propria specificità dall’ambiente in cui si colloca. Di conseguenza, una struttura con un buon accesso ad una falda acquifera riuscirà a garantire una buona presenza di acqua in rifugio; se questo non fosse possibile verranno adottate delle diverse misure. Nel particolare, il rifugio che gestisco – il cui nome preferisco non citare per ragioni di privacy – ha la fortuna di trovarsi nei pressi di una vena sotterranea che garantisce acqua fino alla stagione invernale: siamo fortunati e abbiamo acqua corrente per molti mesi. Questo ci permette di offrire acqua potabile e docce ai clienti. Altri rifugi, invece, così fortunati non sono e devono prendere scelte differenti: acqua in bottiglie di plastica (con conseguente problema di smaltimento), docce limitate o abolite, ecc.
      Scrive che cinquanta docce sono almeno seicento litri. Ma queste cinquanta docce sono distribuite in quale lasso di tempo? Una stagione, una settimana o un giorno? Le tempistiche sono molto differenti.
      In quanto al gas, lo portiamo in elicottero, come la maggior parte dei rifugi alpini ed escursionistici.
      Oltretutto, spesso si dimentica che i servizi offerti ai clienti si riverberano anche sui rifugisti e sui gestori delle strutture. Non è male lavarsi dopo delle lunghe giornate di lavoro!
      Infine, aprirsi alle masse che spendono e fanno guadagnare e offrire un servizio quale una doccia appaiono – a mio avviso – come due dinamiche nettamente distinte.

      L’articolo pubblicato da montagna.tv voleva denunciare un triste avvenimento accaduto in un rifugio ad opera di sconosciuti e a scapito dei gestori. Sollevare polemica sulla presenza delle docce mi pare fuoriluogo rispetto al messaggio dell’articolo, il quale desiderava invece far luce su delle azioni illecite avvenute in una struttura di montagna. Dal suo commento pare che lei stia girando la colpa alla presenza delle docce nel rifugio piuttosto che sulla persona che ha compiuto l’illecito.

      Non volevo dilungarmi nella risposta ad un commento, ma mi è parso doveroso far chiarezza sulla condizione dei rifugi alpini. Purtroppo, di questi ultimi si parla troppe volte senza aver conoscenza di ciò che sta dietro la loro gestione.

  2. Secondo me più il rifugio è semplice da raggiungere più cani e porci ci arrivano quindi anche persone con scarsi valori morali, maleducati, irrispettosi della montagna sotto tutti i punti di vista.
    Sono certo che un escursionista che raggiunge il Torrani non è un ladro….anzi se ti cade il portafoglio te lo restituisce…

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