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Ferragosto in montagna. Un weekend senza sosta per il Soccorso Alpino

Nel caldo weekend di Ferragosto in tanti hanno scelto la montagna e il numero degli interventi del Soccorso Alpino su Alpi e Appennini è cresciuto vertiginosamente tra venerdì e domenica. Le richieste di aiuto giunte in Centrale Operativa sono state le più disparate. Malori in quota, sentieri smarriti, temporali improvvisi, scariche di massi, scivolamenti su sentiero e in falesia. Non sono purtroppo mancate le vittime.

Alpinista perde la vita sul Dolada

Nella giornata di venerdì 14 agosto, alle ore 12.40 circa, la Centrale del 118 è stata chiamata da una donna lussemburghese, il cui marito era scivolato dal Monte Dolada. Ad avvisarla, dal momento che parlava italiano e avrebbe potuto lanciare l’allarme, l’amico con cui l’uomo si trovava, che lo aveva visto precipitare ed era ancora bloccato tra le rocce. Riusciti a risalire alle coordinate del punto e all’itinerario seguito dai due, l’elicottero del Suem di Pieve di Cadore ha sorvolato la zona, individuando a 1.490 metri di quota l’escursionista incrodato, sotto shock, e provvedendo immediatamente al suo recupero, avvenuto con il verricello, data la situazione di rischio. L’eliambulanza lo ha quindi trasportato al campo sportivo di Soccher ed è tornata sul Dolada, dove duecento metri circa più in basso sulla verticale rispetto a dove si trovava l’uomo, è stato visto il corpo senza vita dell’amico, G.S., 60 anni del Lussemburgo.

Calato con una verricellata di 20 metri il tecnico di elisoccorso che ha attrezzato una sosta, in supporto alle operazioni sono poi stati sbarcati anche due tecnici del Soccorso alpino di Longarone. La salma, ricomposta e imbarellata, è stata trasportata a Soccher e affidata al carro funebre. Dalle prime informazioni, i due amici erano partiti dal Rifugio Carota e, raggiunta la cima del Dolada, erano intenzionati a scendere lungo la via normale che passa dal Bivacco Scalon. Dove però non erano mai arrivati, perché scesi più sotto seguendo una traccia sbagliata. Arrivati sopra alcuni salti di roccia verticale, il sessantenne era scivolato scomparendo nel vuoto.

Sedicenne muore sull’Alben

Alessandro Dolci, 16 anni, originario di Zorzone, frazione di Oltre il Colle (BG) era uscito nella giornata di Ferragosto per una escursione in mountain bike sull’Alben, nelle Orobie bergamasche. Raggiunto in bici il bivacco della Casina Bianca, avrebbe tentato, secondo le prime ricostruzioni, una arrampicata sulla Corna del Nas. Non vedendo rientrare il figlio, i genitori hanno lanciato l’allarme. La ricerca è durata tutta la notte con l’elicottero del 118 di Como, le squadre del Soccorso alpino, i vigili del fuoco e i carabinieri di Zogno. Alle 8 di domenica mattina il corpo senza vita del ragazzo è stato ritrovato ai piedi di una parete rocciosa.

Giovane alpinista muore sulla Cima delle Anime

Giulia Tita, alpinista trentina di 29 anni, è morta nel giorno di Ferragosto dopo essere caduta mentre percorreva in salita il sentiero che porta alla Cima delle Anime, in Val Passiria. A dare l’allarme nel primo pomeriggio sono stati i compagni di escursione. I soccorso si sono rivelati purtroppo inutili. La giovane avrebbe perso l’equilibrio durante l’ascesa, precipitando per 150 metri nel vuoto.

Sul posto è intervenuto l’elicottero Pelikan 1 della Provincia autonoma di Bolzano, con a bordo l’equipe medica e i tecnici del soccorso alpino. Per Giulia l’impatto con le rocce si è però rivelato fatale e i soccorritori non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso

Giovane travolto da un masso in grotta in Lessinia

A perdere la vita nella Grotta dell’Orso, in Lessinia, un 20enne residente a Buttapietra (VR), alle porte di Verona. Fatale il distacco di un masso che lo ha travolto, colpendolo alla schiena e procurandogli lesioni fatali. Al momento dell’incidente il giovane si trovava all’ingresso della grotta. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118 con l’elicottero inviato da Trento e con un’ambulanza, il Soccorso Alpino e i carabinieri, ma per il ventenne non c’era più nulla da fare.

Base Jumper precipita in Dolomiti

Nella mattina di Ferragosto un base jumper 33enne di Seveso (MB), Simone Rizzi, si è lanciato dal Piz da Lec, sulle Dolomiti del gruppo del Sella, versante della Val Badia. Conclusa la parte dedicata alla tuta alare, il paracadute sembrerebbe non essersi aperto in tempo. Ad accorgersi di quanto stava accadendo un amico che ha immediatamente chiamato i soccorsi. Sul posto sono giunti Soccorso Alpino ed elicottero dell’ Aiut Alpin Dolomites. Purtroppo non è stato possibile altro che la constatazione del decesso. I Carabinieri, che hanno successivamente effettuato i rilievi in loco, tenteranno di ricostruire la dinamica dell’incidente.

Ricerche in corso alle Cascate di Fanes

Risultano ancora vane le ricerche di un 38enne romano scomparso da 3 giorni nelle acque delle Cascate di Fanes a Cortina d’Ampezzo. Verso le 13.30 di venerdì 14 agosto dei testimoni che si trovavano sul Belvedere di fronte alle cascate hanno contattato il 118 perché avevano visto un uomo cadere da un ponticello nella Cascata bassa di Fanes. E non lo avevano visto riemergere. L’uomo, che si trovava con la moglie in località Ponte Alto dove inizia il giro, si era incamminato lungo la ferrata Giovanni Barbara per andare a vedere le cascate.

Sul posto si sono immediatamente portati il Soccorso alpino di Cortina e il Gruppo forre del Soccorso alpino, i Vigili del fuoco con il gruppo sommozzatori, che hanno iniziato a cercarlo lungo il corso d’acqua. Si è condotto un primo tentativo di controllo nella vasca – oltre 10 metri di diametro per 8 metri di profondità – , ma l’elevato rischio di essere risucchiati dalle correnti per chi si immerge ha fatto subito rientrare i tecnici. Si è proceduto inoltre alla perlustrazione del greto del torrente Fanes e l’elicottero dell’Aiut Alpin Dolomites di Bolzano lo ha sorvolato la zona fino al Boite. Il Soccorso alpino di Cortina ha poi posizionato due reti sotto la vasca, da cui erano state viste emergere una giacca a vento e una scarpa, mentre i Vigili del fuoco hanno presidiato tutta la notte di venerdì il ponte in località Pian de Loa.

Alle 8 di sabato mattina, ai soccorritori presenti dall’alba si sono affiancati due speleosub del Soccorso alpino e speleologico Veneto e i sommozzatori dei Vigili del fuoco, che si sono immersi, questi ultimi, nella porzione dove la corrente lo ha permesso con l’assistenza dei soccorritori, costretti però a rinunciare perché troppo pericoloso. Il gruppo forre ha ispezionato tutto il corso d’acqua a valle della vasca.

Nella giornata di domenica le squadre del Gruppo forre del Soccorso alpino e speleologico Veneto e dei Vigili del fuoco hanno allestito una teleferica sopra la vasca in cui è precipitato l’uomo, su cui far scorrere la fune che portava una telecamera subacquea. Ma a nulla sono valse le manovre per tentare di visionare l’intera pozza. Il corso del Fanes è stato anche perlustrato dall’alto da uno dei droni del Soccorso alpino. Sul posto erano presenti anche i soccorritori  di Cortina e del Sagf e i Carabinieri. Oggi sarà nuovamente percorsa tutta l’asta del torrente fino al Boite.

Disavventura in Valle Stura

Si è conclusa fortunatamente con un lieto fine una disavventura in Valle Stura, dove nella serata di Ferragosto sono scattate le ricerche di una coppia di escursionisti, per mancato rientro al rifugio Zanotti. I due erano attesi in rifugio, dove già avevano pernottato la notte precedente, lasciando montata all’esterno dell’edificio la propria tenda appunto per farvi ritorno. L’allarme è scattato attorno alle 18. I soccorritori hanno intrapreso le ricerche nella zona del vallone del Piz verso il lago Mongioie e verso passo Rabuons. Le ricerche hanno impegnato 20 uomini del soccorso alpino a 2600 metri di quota, sotto la pioggia, su e giù per due valloni. Proprio un violento temporale che si era scatenato nel pomeriggio aveva portato a far montare la preoccupazione di rifugista e soccorritori.

In realtà i due avevano semplicemente cambiato programma, sconfinando in territorio francese e scendendo a Saint-Étienne-de-Tinée. Comune a 1100 metri di altitudine situato nel dipartimento delle Alpi Marittime della regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra. Avevano avvisato i genitori del cambio di rotta. Purtroppo non hanno pensato ad avvisare il rifugista.

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Un commento

  1. Tanti incidenti ridotti a numero (purtroppo non e’solo numero) andrebbero messi al numeratore, invece al denominatore andrebbe ( ma il vero numero sfugge ) il numero di partecipanti a varie gite, escursioni , scalate , sport… giunte a buon fine.
    Poi calcolare rapporto percentuale.

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