Itinerari

Esplorando nuovi sentieri con il Club Alpino Italiano

Arriva il weekend e torna il momento di scegliere nuove mete da scoprire in compagnia del Club Alpino Italiano. Di seguito i suggerimenti settimanali dell’iniziativa “Scopriamo nuovi sentieri” tra cui scegliere itinerari secondari da esplorare lungo la Penisola.

Sicilia – Pizzo Carbonara, Parco delle Madonie

Dislivello: 380 m. Sviluppo: 8 km. Difficoltà: E. Tempo di percorrenza: 4-5 ore.

Descrizione: il Pizzo Carbonara (1979 m) è la montagna più alta delle Madonie, oltre ad essere la seconda vetta più elevata della Sicilia dopo l’Etna. È posto alla base di un altopiano carsico. Si presenta come una serie di creste nude e arrotondate separate da doline e valli in cui si sviluppa la faggeta. Nelle giornate senza foschia, lo spettacolo dalla vetta è straordinario: verso nord si distinguono spesso le isole Eolie, a est si vede la catena dei Nebrodi e a volte anche l’Etna. In questo habitat è presente una farfalla endemica: la Parnassius apollo ssp. Siciliae. Il percorso ad anello è molto interessante anche dal punto di vista geologico. A piedi, si attraversa su terreno naturale la polje della Battaglietta, dove insiste un inghiottitoio di acque meteoriche che rifornisce le sorgenti madonite, e con una breve deviazione si raggiunge l’imboccatura dell’inghiottitoio omonimo. Si riprende la mulattiera e si prosegue in salita fino alla Selletta Zottafonda; quindi su sentiero sempre in salita per Valle Chiusa, si sale sino alla selletta sotto il Pizzo Carbonara da dove, per facili roccette, si giunge in vetta. Un itinerario molto frequentato, ma ancora da conoscere per la sua bellezza. In discesa, si segue il sentiero di Pizzo Scalonazzo con percorso ad anello, tornando a Piano della Battaglia, e alle auto.

Umbria – Parco Nazionale dei Monti Sibillini

Dislivello: 528 m in salita e 568 m in discesa. Sviluppo: 21 km. Difficoltà: E+. Tempo di percorrenza: 6 ore.

Descrizione: l’itinerario si sviluppa ad anello attraverso il Pian Piccolo e il Pian Grande. Può essere percorso in entrambi i sensi di marcia. Dal parcheggio del rifugio Perugia, si percorre il margine sinistro della strada provinciale 477 fino ad arrivare, dopo circa 300 m, al valico (1500 m) del Belvedere Piana di Castelluccio. Qui, giornalmente, vi è la presenza di ambulanti che vendono generi alimentari e bevande. Si consiglia di rifornirsi di una buona scorta di acqua, soprattutto nei mesi più caldi, dato che lungo il percorso non sono molti i punti per il rifornimento (Fonte Vetica su Pian Piccolo, 500 m più a monte del sentiero; Castelluccio; fontanile al Pian Grande). Sulla destra del valico si diparte, in discesa, una strada carrabile asfaltata che conduce al parcheggio dei dismessi impianti sciistici di Monte Cappelletta. Entrati in un boschetto di faggi, dopo circa 200 m, alla destra di una semicurva, vi è uno stradone sterrato che porta ai prati Le Scentinelle. Lo si percorre per un breve tratto su prati e, poi, nuovamente nel bosco. Scendendo il percorso regala scorci sul Pian Grande e su tutta la corona dei monti ad esso circostanti (di fronte si innalzano il massiccio del Monte Vettore e le Creste del Redentore). Usciti dal bosco sulla sinistra rispetto al senso di marcia, si staglia la sagoma conica del Monte Guaidone. Si prosegue in discesa sul sentiero che, da sterrato, diventa una traccia su prato (comunque ben individuabile), superando i resti del Silos Amati, sulla sinistra, crollato a seguito del sisma del 2016 e Il Laghetto sulla destra. Si è ora sui prati del Pian Piccolo. Si procede sulla traccia di sentiero che si articola alla sinistra del piano fino alla diramazione contrassegnata nella carta dei sentieri con la quota 1320 m, e poi sullo sterrato fino all’incrocio dei sentieri nel punto contrassegnato con la quota 1303 m, sottostante i resti del fabbricato La Torraccia, che sovrasta la parte terminale del Pian Piccolo e l’inizio della Valle del Bonanno. Si segue a destra la traccia di sentiero su prato per circa 50-60 m, e poi si prende il tratto a sinistra, sempre su prato, facilmente individuabile. Questa parte di sentiero, che si articola nell’impluvio naturale tra il Colle Moretta a sinistra e I Peloni a destra, sale gradualmente fino a quota 1349 per poi scendere fine all’innesto con la sp 477 che porta alla Forca di Presta, in loc. I Piani (1301 m). Attraversata la strada asfaltata, si prosegue nel lato opposto sullo stradone che, attraversando le Prate Pala e Le Pratarelle, sale all’abitato di Castelluccio (1452 m). Siamo a metà percorso. Ripartendo dalla piazza del Castelluccio, in prossimità della sede del SASU (Soccorso Alpino Speleologico Umbro) si diparte, in discesa, lo stradone contrassegnato con il n. 60 sulla carta dei sentieri. Alla fine della discesa si è sul Pian Grande. Questa parte del percorso, che si articola sulla destra con riferimento al senso di marcia, è alla base dei rilievi montuosi delle Coste Terre Alte e Coste i Collicelli. Arrivati al Fontanile (128 m), dove è possibile fare rifornimento d’acqua, si prosegue pressoché in piano fino all’altezza dei resti del Casale Guglielmi (1308 m), anch’esso crollato dopo il sima del 2016. Il sentiero n. 60 inizia a salire con una pendenza pressoché costante superando un dislivello di circa 280 m. Mentre tutta la parte del percorso fino a qui descritta è priva di segnaletica, questa sezione dell’itinerario presenta segnaletica bianco-rossa orizzontale su pietre e qualche picchetto in legno. Giunti sotto al conico rilievo di Monte Ventosola si trova un cippo in pietra con il segnavia “G” (Grande Anello dei Sibillini) e “E13” (Giro del Pian Grande, che segnala la fine del sentiero n. 60 e l’incrocio con il SI 19. Siamo pressoché alla fine del giro. In direzione est, con riferimento al cippo segnavia, ci si immette sul sentiero sterrato carrabile (SI 19) che taglia trasversalmente il fronte nord est del Monte Ventosola e, dopo circa 30 min. di cammino, si arriva al valico del Belvedere sul Pian Grande. Si percorrono a ritroso i circa 200 m del tratto adiacente alla sp 477 fino a ritornare al parcheggio del rifugio Perugia.

Friuli Venezia Giulia – Alpi Carniche, anello da Collina di Forni Avoltri

Dislivello: 1000 m. Sviluppo: 11 km. Difficoltà: T/E. Tempo di percorrenza: 5 ore.

Descrizione: bella escursione panoramica ad anello alla pendici del Monte Coglians, nelle Alpi Carniche, quasi a ridosso del confine italo-austriaco. Dal parcheggio del Ristorante Edelweiss (1224 m), s’imbocca la carrareccia che si stacca a destra della strada comunale che conduce al Rifugio Tolazzi. Dopo 1 km circa (1331 m), in prossimità di un’ampia semicurva, sulla sinistra (verso est) il sentiero si sviluppa tra rovi e cespugli per circa 200 m, e quindi prosegue in un bosco di abeti dove il percorso assume una rilevata pendenza (1450 m). Successivamente il sentiero spiana e prosegue in leggera salita, supera un tratto paludoso e poi si introduce in un canalone che lo attraversa in mezzacosta. Si comincia a salire fino a uscire dal bosco e a immettersi sulla carrareccia (1569 m); la si percorre fino alla Casera Plumbs (1779 m; 1.30 ore dal posteggio). Di qui il sentiero prosegue evidente lungo i pascoli e, con graduale pendenza, raggiunge la Forcella Plumbs (1976 m; 2.15 ore dalla partenza), intersezione con il sentiero n. 174. Dalla forcella Plumbs al Rifugio Marinelli (2111 m, il più alto del Friuli-Venezia Giulia; 3.15 ore dalla partenza), il sentiero Cai non presenta difficoltà: all’inizio è quasi pianeggiante, poi presenta due saliscendi con bella e suggestiva panoramica, avendo sempre in fronte il Monte Volaia, il Monte Cogliàns e la Chianevate. Sul versante verso Sappada, in primo piano si scorge la catena delle Alpi Pesarine, ma la vista spazia fino alle Dolomiti Ampezzane. Sul versante di Timau e austriaco, in primo piano si notano il Pal Piccolo, il Pal Grande e le numerose cime fino alle montagne della Slovenia. Dal Rifugio Marinelli, la discesa si effettua percorrendo il sentiero Cai 143 verso il Rifugio Tolazzi (1350 m), situato a 3 km dall’abitato di Collina (2 ore).

Toscana – Alpi Apuane Meridionali, anello tra il Corchia e la Pania della Croce

Dislivello: 630 m. Sviluppo: 14.3 km. Difficoltà: E. Tempo di percorrenza: 5 ore.

Descrizione: un anello escursionistico tra le Alpi Apuane, che regala una bella camminata anche senza salire sulle cime. È particolarmente interessante per gli ambienti particolari e solitari su cui si svolge e per le maestose cime circostanti. La torbiera di Fociomboli è un geosito che ha l’origine in un antico ghiacciaio delle Apuane. L’itinerario si svolge in parte nel bosco e in parte lungo sentieri aperti e panoramici. Da Passo Croce, si segue a piedi la strada sterrata bassa, ex marmifera, fino a Fociomboli (1294 m) dove, nei pressi di una maestà, si trova a sinistra il sentiero Cai n. 11 che scende a Puntato (987 m), un piccolo paese disabitato con scorci panoramici sulle montagne circostanti, la Pania della Croce, il Pizzo delle Saette, il Corchia e il Sumbra dalla parte opposta della valle. Si attraversa la torbiera di Fociomboli, residuo dell’ultima glaciazione sul fronte del retro Corchia. Si raggiunge il piccolo borgo disabitato di Puntato, un antico alpeggio caratterizzato dalla chiesetta dedicata alla SS. Trinità risalente al 1679. Alcuni casolari sono adibiti all’accoglienza di escursionisti, con posti letto e cucina: la Baita “Il Robbio”, la Baita “Ciampi” e il Rifugio “La Quiete”. Una sosta è necessaria. Di qui si prende il sentiero Cai 128 in salita che, passando davanti alla grotta Tana dell’Uomo Selvatico, arriva alla bella Foce di Mosceta, nei cui pressi è situato il Rifugio Cai Del Freo, della sez. Cai di Viareggio, dove è possibile fare un’altra meritata sosta. Si segue ora il sentiero Cai 129 nel bosco, con qualche saliscendi per l’aggiramento del basamento del Corchia, e si arriva infine a Fociomboli dove, nei pressi della maestà incontrata all’andata, si riprende la strada sterrata che conduce all’auto.

Valle d’Aosta – Vallone di Champdepraz

Dislivello: 890 m. Sviluppo: 13,3 km. Difficoltà: E. Tempo di percorrenza: 5 ore.

Descrizione: giro ad anello nel vallone di Champdepraz, in un magnifico ambiente naturale nel territorio del Parco naturale del Monte Avic, adatto alla stagione estiva. Da Veulla (1307m) si segue il sentiero n. 5 fino al Lago di Leser (2019 m), passando per l’Alpe Leser, prima per prati e poi per bosco. Tenendosi sempre sul sentiero di destra, si attraversa una pietraia e poi un’ampia zona paludosa. Ad un bivio si tiene la destra e si perviene prima al Lago Vallette e, subito dopo, al rifugio Barbustel (2200 m). Si prosegue sul sentiero 5c che passa alla destra del Lago Bianco (2150 m). Il percorso inizia a scendere a tornanti tra grandi rocce e poi tra i pascoli pianeggianti degli alpeggi di Cousse (2050 m). A un altro bivio nel pianoro, si prende il sentiero a sinistra, segnalato sempre con il numeo 5c. Si alternano zone rocciose caratteristiche e boschi, fino al Lago della Serva (1801 m). Dopo la località Magazzino, si scende a destra e si rientra a Veulla e si riprende l’auto.

Lombardia – Escursione al Rifugio Gerli Porro

Dislivello: 350 m. Sviluppo: 4 km a/r. Difficoltà: T. Tempo di percorrenza: 2.30 ore a/r.

Descrizione: escursione facile, che si snoda lungo una comoda mulattiera adatta anche alle famiglie con bambini: senza eccessiva fatica, si perviene all’ingresso di una splendida valle glaciale dominata dal massiccio del Disgrazia e dalla vedretta del Ventina, oggi – ahimé – soggetta anch’essa agli effetti della crisi climatica. La pista parte sulla sinistra della piccola chiesetta dedicata a Sant’Anna, nel centro della frazione. Ci si abbassa sul torrente Mállero e lo si attraversa su un ampio ponte di legno. Al bivio si prende a destra e si prosegue in direzione sud ovest lungo l’ampio tracciato. L’itinerario si può percorrere anche con la mountain bike fino a un centinaio di metri dai rifugi (Gerli Porro e Ventina), dove il sentiero si fa più verticale e il fondo diventa dissestato. Lungo la salita si viene costantemente accompagnati sulla destra dal torrente che, man mano che si guadagna quota, si abbassa sempre più. Si cammina immersi in un profumatissimo bosco di abeti e larici, interrotto qua e là da piccole vallettine che nel periodo invernale fanno da scivolo a ingenti quantità di neve proveniente dai pendii sovrastanti. Verso le fine del percorso, quando si comincia ad intravedere il caratteristico tetto rosso del rifugio Gerli-Porro (tel. 0342451404, 3294159404), la mulattiera diventa un po’ più impervia e sassosa. Si supera in diagonale un gandone e infine si raggiunge il rifugio, posto all’estremità settentrionale dell’Alpe Ventina (1960
m). Il ritorno si effettua per la stessa via dell’andata.

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Un commento

  1. Passo Croce in Apuane e le pendici del Coglians in Carnia sarebbero itinerari secondari? Sono fra le mete più gettonate ed affollate di entrambe le regioni, altro che novità…

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