Cronaca

Orso marsicano ucciso a fucilate nel PNALM. Il colpevole dovrà risarcire Parco

Colpevole di reato, l’uomo che nel 2014 uccise a fucilate un orso marsicano a Pettorano sul Gizio (AQ), nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, dovrà risarcire il PNALM e le associazioni che si erano costituite parte civile. Questa la decisione ultima della Corte d’Appello dell’Aquila in data 22 luglio 2020. Una sentenza che ribalta l’assoluzione dell’imputato stabilita in I grado nel 2018.

La soddisfazione degli animalisti

Grande la soddisfazione espressa dalle associazioni Salviamo l’Orso Onlus e WWf Abruzzo, responsabili dell’avvio, insieme alla Lega Anti Vivisezione (LAV), della battaglia legale per chiedere che fosse riconosciuta la responsabilità dell’uomo.

“Oggi l’Abruzzo dà una lezione di civiltà al paese intero. Dopo più di 35 anni e dopo decine di orsi uccisi senza averne scoperto i responsabili, quella di oggi è una sentenza storica – commenta l’associazione Salviamo l’orso – . Le sanzioni sono troppo lievi? Sicuramente, ma è il primo passo per rendere questo paese un poco più civile e rammentare a tutti che la legge va rispettata”.

“Il ruolo delle associazioni risulta ancora una volta decisivo per aver richiesto l’impugnazione della sentenza emessa in primo grado – prosegue l’Associazione – . Un grazie di cuore alla Magistratura per non aver ceduto a pressioni e condizionamenti che volevano ridurre l’accaduto ad un semplice ‘incidente senza dolo’. Dal 2014 molte cose sono cambiate a Pettorano e in tanti paesi dell’Abruzzo interno grazie alle azioni messe in campo da Enti e associazioni di volontariato. Convivere con l’orso, se vi è la volonta, si può, i mezzi ci sono e ne guadagna tutta la nostra regione”.

Una condanna civile senza precedenti

“Esprimiamo la nostra soddisfazione per questa sentenza – dichiara Filomena Ricci, delegato regionale del WWF Abruzzo – . Che al di là degli aspetti formali, condanna in maniera inequivocabile chi ha imbracciato un fucile e sparato a un orso. È la prima volta che in un processo indiziario per lo sparo a un orso bruno marsicano si accerta una responsabilità, seppure solo civile, e si infligge una condanna. Ci auguriamo che questa vicenda giudiziaria ribadisca l’importanza della tutela della fauna selvatica e dell’orso marsicano in particolare e non veda più impuniti gli episodi a danno degli animali selvatici”.

“Questa è una sentenza destinata a creare un precedente giurisprudenziale importante in tema di uccisione di animali selvatici – aggiunge l’avvocato Michele Pezone, rappresentante delle associazioni ambientaliste in sede di processo – . Si è arrivati a questo risultato grazie a esami e prove scientifiche, quali analisi medico-veterinarie, autopsia, consulenze balistiche. L’esito del giudizio ripaga dell’impegno profuso in questa vicenda. E sottolinea la grande attenzione che merita un animale come l’orso marsicano, simbolo della nostra Regione”.

L’assoluzione del 2018

Nel 2018 il processo di I grado contro l’imputato Antonio Centofanti, rinviato a giudizio per avere ucciso a colpi di fucile un orso marsicano, ritrovato morto su una pista ciclabile a Pettorano sul Gizio nel settembre 2014, si era concluso con una formula chiara: “Il fatto non costituisce reato“.

Il Giudice del Tribunale di Sulmona aveva accolto la tesi della difesa e la richiesta di assoluzione giunta dal pubblico ministero. Motivazione alla base della decisione, l’ipotesi che il colpo mortale esploso contro l’orso fosse partito accidentalmente mentre l’imputato cadeva a terra, dopo essersi ferito a una gamba.

Uccidere un orso: reato o no?

Le sentenze vanno rispettate e sicuramente non è nostra intenzione derogare da questa regola – dichiarava in un comunicato stampa a seguito della sentenza di I grado il PNALM – . Il Parco, che si è costituito parte civile nel processo, valuterà le motivazioni della sentenza e deciderà se ricorrono i presupposti per proporre appello. Tuttaviariteniamo utile e necessario fare alcune considerazioni. Il messaggio che può venir fuori dalla Sentenza è molto pericoloso per la conservazione dell’orso marsicano. C’è un evidente rischio di compiere la generalizzazione secondo la quale uccidere un orso non è un reato”.

“Ancora – proseguiva il Parco – , c’è il pericolo che possa emergere e diffondersi l’idea che la risposta più naturale ad un orso che si avvicina ad un’abitazione sia quella di sparargli. Questo sarebbe devastante, perché noi ci troveremo sempre più a fare i conti con animali che si avvicinano alle aree antropizzate. E dobbiamo imparare a conviverci, non a risolvere il problema con l’eliminazione del presunto intruso. La conservazione dell’orso marsicano, come abbiamo più volte sostenuto, presuppone che gli orsi possano ricolonizzare nuovi territori anche fuori da parchi e aree protette. E non possiamo sicuramente legittimare l’atteggiamento di chi ritiene che ‘gli orsi debbano stare a casa loro’, cioè nel ristretto territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise“.

A due anni di distanza, la nuova sentenza del Tribunale dell’Aquila esclude la veridicità della ricostruzione del 2018 e riconosce, come auspicato dal Parco, che uccidere un orso marsicano, specie a rischio di estinzione, sia da considerarsi reato.

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Un commento

  1. Sei anni per una causa così semplice che poteva concludersi nel giro di un’ora. E non è neanche finita.

    “Gli italiani, che si credono tanto intelligenti…” (Indro Montanelli)

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