Itinerari

Esplorare nuovi sentieri. I consigli del Club Alpino Italiano

Anche questa settimana siamo pronti a prepararci ad un weekend di esplorazione tra i sentieri d’Italia, sulla scorta dei suggerimenti del Club Alpino Italiano. Di seguito una manciata di itinerari secondari consigliati nell’ambito dell’iniziativa “Scopriamo nuovi sentieri”, le cui schede tecniche ricordiamo essere scaricabili dalla pagina Facebook ufficiale del Club Alpino Italiano.

Lombardia – Sulle orme degli antichi Camuni

Dislivello: 510 m. Sviluppo: 8 km. Difficoltà: T. Tempo di percorrenza: 3 ore.

Descrizione: per scoprire il mondo delle incisioni rupestri camune, basta seguire le antiche mulattiere e i secolari sentieri che si diramano nel territorio del Comune di Capo di Ponte, alla ricerca di quelle rocce che, a migliaia d’anni di distanza, raccontano la vita di un popolo misterioso. Si può percorrere un breve itinerario tra le incisioni, tra miti e leggende, alla scoperta di alcuni dei più importanti santuari dell’arte rupestre camuna. Parcheggiata l’auto, nel raggio di poche centinaia di metri si rinvengono alcuni must dell’arte e della cultura della valle: oltre agli spettacolari Massi, forse la più bell’espressione dell’arte rupestre camuna, ci sono anche il Centro camuno di Studi preistorici, la Pieve romanica di San Siro e il Museo didattico d’arte e vita preistorica. I primi passi del nostro breve viaggio all’interno della civiltà camuna muovono verso nord. Superato il cimitero, si tiene la sinistra in salita, addentrandosi nel parco archeologico comunale di Seradina e Bedolina; (ingresso a pagamento euro 4; se non si intende visitare le rocce non è necessario acquistare il biglietto) qui ogni digressione dal tracciato riserva gradite sorprese, consentendo la visita a decine di rocce incise. Superata una casa colonica, per esempio, un cancello dà accesso alla collina, sui cui fianchi si trova la roccia più grande completamente ricoperta da incisioni che raffigurano scene di caccia, d’agricoltura, di danza e di culto. Gironzolando attorno alla sommità dell’elevazione si scoprono alcune marmitte dei giganti, regalo delle antiche glaciazioni, mentre poco prima della casa, sulla sinistra, si può osservare una tenace colonia di minuscoli fichi d’india (Opuntia humifusa), una rara pianta grassa d’origine nordamericana. Esaurita la prima sosta di studio, si continua facendo attenzione a non smarrire il giusto sentiero, che non è ben segnalato e tende a perdersi nel bosco ceduo di castagno, betulla e robinia. Nei successivi quindici minuti bisogna quindi stare molto attenti: si lascia la mulattiera che si esaurisce poco oltre la casa colonica, si devia a sinistra, si prosegue per alcune decine di metri, s’infila quindi verso sinistra un sentierino che sale nel bosco e lo si segue fino a incrociare un largo viottolo che rimonta in direzione opposta. Seguendo quest’ultimo, poco prima di raggiungere la strada asfaltata che porta a Pescarzo, si arriva a Bedolina. In alternativa si può giungere qui anche seguendo il percorso n. 2 del Parco, Ronco Felappi, procedendo lungo un’evidente traccia che sale poco oltre la casa colonica. Anche a Bedolina conviene fare sosta per riposarsi, per gustarsi uno spettacolare panorama verso il fondovalle e in direzione del Pizzo Badile Camuno, ma soprattutto per visitare le numerose incisioni nei dintorni. Meritano soprattutto le due mappe, poste al margine di un campo coltivato: tra le più antiche rappresentazioni planimetriche della storia dell’uomo, ritraggono territori coltivati, sentieri, capanne, forse addirittura una sorta di rudimentale catasto agricolo. Purtroppo l’unico modo di raggiungere Pescarzo da qui è quello di seguire la strada asfaltata che collega l’abitato di Cemmo con questo piccolo centro abitato. Percorrendo alcuni tornanti e un lungo rettilineo, si può raggiungere il piccolo borgo medioevale senza grosse difficoltà. Avendo altro tempo a disposizione si può compiere una variante e, all’altezza dell’ultimo tornante, deviare verso destra per andare a immergersi nei secolari castagneti di Cunvai. Lungo questa via, un’ulteriore digressione può condurre in località Giadeghe, quindi a Plà d’Ort e infine a Carpene, località ricche d’incisioni rupestri, disperse tra i boschi di castagno al confine tra i comuni di Capo di Ponte e Sellero. Ma volendo ritornare a Pescarzo, basta infilare verso sinistra (sud ovest) una stradicciola che con percorso pianeggiante, tra prati, baite e campi coltivati, conduce in breve al paese. Visitare questo piccolo borgo d’origine contadina può riservare numerose sorprese: strette stradine conducono all’interno del centro abitato tra aie e cortili, piccole piazze e antiche abitazioni, alla scoperta di un patrimonio architettonico semplice ma prezioso. Nella parte bassa dell’abitato, vicino al campo sportivo, si stacca, in ripida discesa, l’antica strada di Pedena (Sentiero Italia CAI), una mulattiera acciottolata che fino a qualche decennio fa era l’unica via d’accesso a Pescarzo. Un chilometro esatto di strada pavimentata con sassi conduce nella parte alta di Cemmo, in località Forno, dove si possono ancora vedere alcuni ruderi della complessa struttura che sorgeva attorno all’antico forno fusorio rimasto attivo fino al 1883. Passeggiando tra le tortuose vie del paese si torna infine al punto di partenza, dopo aver camminato per circa 3 ore.

Molise – Anello di Monte Patalecchia

Dislivello: 500 m. Sviluppo: 12 km. Difficoltà: T. Tempo di percorrenza: 4 ore.

Descrizione: escursione interessante, a tratti panoramica, che inizia e termina al Santuario neogotico dell’Addolorata di Castelpetroso, nel Matese. Giunti al Santuario dell’Addolorata (803 m), per una scalinata sul lato est si accede alla Via Matris che sale a sud ovest sino alla chiesetta eretta sul luogo delle apparizioni (930 m; 20 minuti). Qui, una ripida stradina permette in breve di giungere a un bivio al margine della pineta, a sud ovest. Imboccata la sterrata che continua sulla destra (ovest), si aggira un colle e, dopo un paio di tornanti, si sbuca sulla linea di cresta, a una sella (1120 m; 1.15 ore). Lasciata la stradina, s’imbocca a destra (sud est) un sentiero sul fondo di una lunga valletta, segnalata dai pali di una linea elettrica. Giunti a un bivio su una sella erbosa (1240 m), si prosegue dritto a sud est per una carrareccia. Dopo un abbeveratoio, per tracce ci si dirige verso sud sud est mantenendo la quota, fino a un’altra larga sella prativa, in vista di una pinetina (1240 m; 2.30 dalla partenza). Oltre la pineta, la sterrata si biforca (1230 m): la si segue verso sinistra (nord): dopo qualche svolta a saliscendi, si rimpiana e si arriva a un altro bivio presso un rifugetto (1235 m), dove si svolta a sinistra (nord ovest). Una lunga e panoramica discesa riporta al bivio sopra la chiesetta dell’apparizione. Di qui in breve si giunge alla cappella e quindi al santuario lungo la via dell’andata (4 ore in totale).

Valle d’Aosta – Vallone di Entrelor e di Sort

Dislivello: 830 m. Sviluppo: 10.3 km. Difficoltà: EE. Tempo di percorrenza: 6 ore.

Descrizione: interessante escursione nel territorio del Parco nazionale del Gran Paradiso. Durante il cammino si possono incontrare galli forcelli, pernici, marmotte, stambecchi, camosci ed aquile reali. All’entrata del paese un fontanile permette di riempire le borracce. Posteggiata l’auto sul piazzale prima della chiesa, ci si dirige verso il municipio; addentrandosi nel paese, sei seguono le indicazioni dell’Alta Via n. 2 (o sentiero n. 10). 30 mm dopo il ponte, si prende il sentiero a sinistra, vicino alla casa del Parco, e si seguono le indicazioni per il Colle di Entrelor. Dopo circa 1.30 ore si arriva a un pianoro con splendida vista sulla Granta Parey e, in lontananza, sul Grand Combin. Altri 15 minuti e sulla destra si arriva al Rifugio delle Marmotte (2142 m), adatto a una piccola pausa ristoratrice. Si prosegue verso l’alpeggio di Plan De Feye, dove a sinistra delle case si trova il segnavia n. 7 che, su un sentiero inizialmente pianeggiante poi un po’ più ripido, conduce sullo sperone roccioso che divide i Valloni di Entrelor e di Sort, a 2550 m di altitudine. Lungo la discesa, dopo essere passati vicino al casotto dei Guardaparco, si prosegue su un falsopiano fino all’alpeggio di Chaussettaz. Da qui si prende il sentiero 8C; dopo aver attraversato le piste da sci, si trova una strada trattorabile: 100 metri dopo sulla destra si rinviene il sentiero che conduce alla pista di fondo, e dopo circa 15-20 minuti, al parcheggio.

Calabria – Anello del Monte Gariglione

Dislivello: 110 m. Sviluppo: 4.5 km. Difficoltà: E. Tempo di percorrenza: 1.40 ore.

Descrizione: interessante escursione ad anello nel bosco. Oltre alla possibilità di giungere sulla sommità del Monte Gariglione, la cima più alta della Sila Piccola, nel corso della camminata, soprattutto nelle ore mattutine e in quelle del tardo pomeriggio, può capitare di avvistare lo scoiattolo, il picchio, la volpe, il capriolo, il cinghiale, la
poiana,il falco pellegrino; nella zona è presente anche il lupo. Si parte dalla Caserma forestale del Gariglione, seguendo il sentiero Cai n. 312, che inizia in piano e poi, con una serie di saliscendi e tornanti, attraversa una splendida foresta d’alto fusto, passando accanto ad alcuni alberi di abete bianco secolari. Si risale fino al punto di massima elevazione, punto di diramazione del sentiero n. 312;volendo, quest’ultimo, dopo un percorso in modesta salita, consente di raggiungere la vetta del Monte Gariglione (1765 m). Dal punto di diramazione si svolta a destra, e dopo aver disceso il ripido sentiero ,si prosegue a mezzacosta sull’area nord del percorso. In questo tratto si hanno splendide finestre panoramiche sulla Valle di Tacina, sul Monte Scorciavuoi (seconda cima della Sila Piccola) e sul Tempone Morello (dove nasce il fiume Tacina). Proseguendo, si attraversano una serie di compluvi, si passa accanto ad alcuni abeti bianchi di notevoli dimensioni e si giunge in un bosco puro di abete bianco dichiarato Area Life (area protetta di grande importanza scientifica e comunitaria istituita per la produzione e diffusione dell’abete bianco, il cui locale ecotipo è resistente alle piogge acide). Continuando, si passa accanto ad altri abeti imponenti e si giunge al punto più ad ovest dell’anello. Di qui, dopo aver contornato il Monte Gariglione in direzione sud est, si giunge in un’area a bosco più rado, si passa accanto ai resti di una vecchia carcara, utilizzata un tempo per la produzione di calce viva, e si ritorna al punto di partenza.

Veneto – Val Salatis

Dislivello: 1150 m. Sviluppo: 12 km. Difficoltà: E. Tempo di percorrenza: 5 ore a/r.

Descrizione: La Val Salatis è una valle selvaggia, poco frequentata dai turisti ma bellissima dal punto di vista paesaggistico e sotto il profilo naturalistico. Gli abitanti dell’Alpago la chiamano Val Salat. È collocata tra la catena Messer – Sestier e il Monte Guslon. Il percorso inizia da Malga Cate. Si risale la ripida mulattiera (sentiero Cai n. 924) fino a raggiungere un boschetto di faggi dove la strada spiana leggermente per poi risalire di nuovo fino alla sommità del colle da cui si apre l’intera vallata. Su strada ormai pianeggiante si prosegue fino a Pian dele Stele (1421 m). Al termine della mulattiera si snodano due sentieri. Occorre seguire l’indicazione per il Rifugio Semenza proseguendo ripidi nel bosco, fino a uno slargo dove un cartello indica una “Variante Consigliata”. Si segue la variante che punta a un costone di rocce e raggiunge un ghiaione che porta alla selvaggia Val Sperlonga. Superato un breve tratto pianeggiante, si procede sulla destra (sinistra orografica). Il tracciato riprende a salire puntando verso la Forcella Lastè, in prossimità del Rifugio Semenza. Il ritorno avviene per lo stesso itinerario di salita con la possibilità di una variante.

Abruzzo – Anello di Monte Rotondo

Dislivello: 850 m. Sviluppo: 11 km. Difficoltà: E. Tempo di percorrenza: 5 ore.

Descrizione: imboccato il sentiero J8, si affrontano i primi tornanti. Dopo 30 minuti, si arriva su un pianoro dal quale, con una breve deviazione a destra, si può ammirare lo scenario del canyon e le prime case del borgo di Barrea, costruite in epoca medioevale. In basso, ci sono gli strapiombi sulla foce del Sangro. Ripreso il sentiero si supera Fonte di Peschio di Creta . Seguendo il sentiero J7, che conduce fino a Monte Rotondo, si arriva in una faggeta e, con una breve deviazione, a quota 1430 si entra nel regno di Matusalemme, uno dei faggi più vecchi del Parco. Si riprende il sentiero e, usciti dal bosco, si perviene allo Stazzo di Monte Rotondo. Qui, nel periodo estivo, sostavano i pastori, e le rovine dei muri, ora ricoperte dall’ortica, sono i resti delle loro abitazioni. Alla vetta orma manca poco. La sommità di Monte Rotondo (1825 m) regala scorci di rara bellezza sul lago e sulle montagne del Parco. Dopo la sosta panoramica si riprende il cammino e si scende in direzione di Monte Chiarano, per prendere il sentiero J6 e la discesa per la Capriola, inconfondibile con le sue pareti rocciose. Scendendo, sul lato destro del sentiero, sotto la parete di roccia s’incontra la famosa grotta della Capriola. All’interno della cavità, durante il secondo conflitto mondiale trovarono riparo alcune famiglie di Barrea e vi restarono fino al termine dei bombardamenti. Si riprende il cammino per la Valle Janara, lasciando poco dopo il J6 per seguire di nuovo il segnavia J8 che conduce al punto di partenza.

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