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Legambiente. Ai territori alpini 19 Bandiere Verdi e 12 Nere

Sale rispetto ai dati del 2019, il numero di Bandiere Verdi assegnate ai territori alpini dalla Carovana delle Alpi di Legambiente, per premiare attività imprenditoriali, associazioni, comunità, consorzi, Comuni e Regioni che si siano distinte in positivo in tema di sostenibilità. In crescita purtroppo anche il numero delle Bandiere Nere. Le Bandiere Verdi assegnate quest’anno ammontano a 19. Le Nere a 12. Così distribuite: Liguria 1 verde; Piemonte 5 verdi e 3 nere; Valle d’Aosta 1 verde e 1 nera; Lombardia 4 verdi e 2 nere; Trentino 2 verdi e 2 nere; Veneto 2 verdi; Friuli 4 verdi e 4 nere. Lo scorso anno le bandiere verdi erano state in totale 17, contro 8 nere.

“Come da tradizione l’edizione 2020 è stata costruita attraverso indagini e raccolta dati nei e con i territori – si legge nel nuovo rapporto della Carovana delle Alpi – , cercando di individuare e mettere in luce quelle buone pratiche che ci narrano di un pezzo di montagna in cambiamento. E al contempo stigmatizzando quelle situazioni che al contrario continuano a farci soffrire per i danni arrecati all’ambiente e allo sviluppo. Le buone pratiche delle Bandiere Verdi stanno crescendo tanto da diventare qualcosa in più di un semplice frammento di montagna. In questo particolare momento storico questo spaccato di territorio particolarmente dinamico assume un significato ancora più pregnante proprio per la capacità e la grinta mostrati nell’affrontare situazioni non facili, oltre che per la volontà di esprimere visioni aperte e ottimistiche verso il futuro. Le Bandiere Nere si assomigliano tutte in quanto a esempi di inefficienze, trascuratezze e sciatterie nelle scelte politiche e di gestione ma anche per l’incapacità di produrre visioni al passo con i tempi. Tutto ciò è imputabile sicuramente a interessi controversi o perlomeno poco chiari o – molto più banalmente – dovuto a mancanza di immaginazione”.

Tra esempi virtuosi e scelte anacronistiche

Tra le Bandiere Verdi spiccano iniziative che, nel corso del duro periodo del lockdown, hanno aiutato a sostenere le comunità montani con idee interessanti e originali. Dalle piattaforme per trovare manodopera agricola per combattere il caporalato al gregge di capre giardiniere. Dalle classi elementari di robotica all’arte contemporanea per il recupero di spazi dismessi. Fino all’accoglienza diffusa contro lo spopolamento di valli e borghi fantasma.

Ben 12 vessilli neri sono stati invece assegnati a Comuni che si sono distinti per scelte anacronistiche molto lontane dai moderni modelli di sviluppo sostenibile. Speculazioni sui fondi della Politica agricola comunitaria (PAC) per il sostegno alla pastorizia in montagna, discariche di rifiuti speciali realizzate vicino a parchi naturali o modifiche peggiorative di leggi sulla caccia a scapito di specie in declino o minacciate a livello globale.

“In questi ultimi cinquanta anni ci siamo allontanati troppo dalla materialità degli ecosistemi, così come dal bisogno di bellezza e di ritmi che ci sono propri – commenta il rapporto – . Difficile non accorgercene dopo l’esperienza del Coronavirus. Una maggiore attenzione agli equilibri naturali insieme ad un atteggiamento di cura degli ecosistemi avrebbero l’effetto di ridurre il rischio di fenomeni imprevedibili che possono mettere a repentaglio la nostra società. E questo vale in qualunque caso: dal dissesto idrologico, alle malattie contagiose. Il variegato paesaggio delle nostre montagne, dalle foreste ai pascoli, ai terreni coltivati, essendo il risultato di millenarie interazioni con l’ambiente, ben si presta ad un’attività di ricerca di equilibrio uomo/ambiente: dal punto di vista ecologico come da quello sanitario. Lo sforzo di intelligenza sta per l’appunto nel saperlo cogliere e praticare al più presto”.

Gli esempi virtuosi e non, delineati nel rapporto annuale di Legambiente, rappresentano in sintesi esperienze da cui ripartire o affrancarsi per raggiungere il giusto equilibrio tra uomo e ambiente. Andiamo a scoprirle più nel dettaglio.

Bandiere Verdi 2020

Gli esempi virtuosi del 2020 sono rappresentati da:

  • Progetto Humus Job dell’associazione MiCò e Banda Valle Grana (CN) che ha dato vita alla prima piattaforma per trovare manodopera agricola in modo rapido e trasparente. Una idea per combattere caporalato e lavoro grigio.
  • Azienda La Capra Felice (TN), fondata dalla imprenditrice etiope Agitu Idea Gudeta, fuggita dal proprio Paese perché minacciata per il suo impegno contro il land grabbing, che alleva capre recuperando terreni demaniali abbandonati.
  • Il progetto di rinascita del Comune di Tramonti di Sotto (PN) che sfrutta l’arte e la rigenerazione urbana per riportare in vita un antico borgo fantasma.
  • Dolomiti Contemporanee (BL) che grazie all’arte ha riattivato spazi dismessi o inutilizzati, trasformandoli in luoghi di azione culturale.
  • L’esperienza di didattica innovativa della scuola elementare di Valle Monterosso Grana (CN), che ha fatto del legame col territorio e dell’utilizzo della robotica in classe un volano per invertire lo spopolamento di un’intera valle.
  • Il Comune di Pomaretto (TO), premiato per l’eroico recupero dei vigneti di Ramiè e dei terrazzamenti per la coltivazione delle viti, tramite fondi derivanti da una quota delle bollette dell’acqua potabile.
  • Associazione Movimento Lento di Roppolo (TO), che propone il viaggio lento come stile di vita e lo sviluppo di una rete di percorsi a piedi e in bici, in Italia e all’estero. E consta anche di una Scuola e di una Casa del Movimento Lento, rifugio per viandanti lungo la via Francigena e il Cammino di Oropa.
  • Ecomuseo del Cusio e del Mottarone in rappresentanza della Comunità del Cusio (VB), impegnata, attraverso il Contratto di lago, nel ripristino delle migliori condizioni possibili del lago d’Orta e nella valorizzazione storica e culturale dei “luoghi del lago”.
  • Le Giunte regionali valdostane in carica dal 2014 a oggi per la realizzazione del percorso escursionistico sostenibile “Cammino Balteo”. Sentiero ricco di emergenze storico-architettoniche che attraversa 48 comuni nell’ambito del progetto strategico “Bassa Via della Valle d’Aosta”.
  • La Filiera del Pane bergamasca (BG) per la capacità di costruire inclusione e collaborazione con un progetto di filiera corta lungimirante e resiliente che valorizza le produzioni cerealicole biologiche delle Valli Bergamasche.
  • Il bio-distretto Valle Camonica (BS), per il progetto “Coltivare Paesaggi Resilienti” che ha dato vita a una rete di piccoli produttori con forte connotazione comunitaria e permesso il recupero di terreni abbandonati,  valorizzando la fertilità naturale del suolo e il consumo di prossimità. Consentendo anche a forni e mulini di tornare a vivere insieme al sapore dei vecchi grani seminativi di media montagna.
  • Il Parco delle Orobie Valtellinesi (SO) per l’impegno nel ripristino dell’ambiente naturale e l’incremento degli habitat in un sito di importanza comunitaria, conseguente allo smantellamento di un impianto sciistico abbandonato.
  • Il Comune di Lecco (LC) per le sue iniziative volte a un turismo sostenibile, lo smantellamento di un comprensorio sciistico e la valorizzazione della mobilità verso la montagna, resa accessibile i mezzi pubblici.
  • Il Condominio di Comunità di Colletta di Castelbianco (SV), sorto all’interno di un antico borgo medievale tornato a vivere grazie all’ospitalità diffusa e alla condivisione sostenibile degli spazi. Modello di sintesi tra tutela ambientale e potenzialità tecnologiche.
  • L’Azienda per il Turismo Valsugana Lagorai (TN), per la promozione di un turismo rispettoso dell’ambiente – dal progetto “Vacanze in Baita” alla valorizzazione degli alpeggi con l’iniziativa “Adotta una mucca” – e l’ottenimento della certificazione GSTC.
  • L’Azienda agricola ‘La Calendula’ di Lisa Cantele (VI) e del padre Antonio, per la ricerca antesignana e la divulgazione (fin dagli anni ’80) sull’utilizzo delle erbe medicinali spontanee e la piantumazione di piante da frutto antiche autoctone, in un territorio che non ha compreso immediatamente l’importanza dell’agricoltura biologica.
  • Il Consorzio delle Valli e Dolomiti Friulane, che coniuga valore economico e sociale con rispetto dell’ambiente, coinvolgendo realtà produttive, istituzioni e residenti in un modello che conta 25 aziende agricole, zootecniche e forestali, attento a formazione, inclusione e cura del paesaggio.
  • Il Comune di Pinzano al Tagliamento (PN) per gli interventi di manutenzione e ripristino del paesaggio che  hanno permesso di valorizzare siti d’interesse storico. Attraverso ad esempio la bonifica da vegetazione aliena, l’impiego di capre “giardiniere” per mantenere la condizione di prato, l’installazione di panchine (recuperate da bancali di scarto) in posizione strategica sui colli di Pinzano.
  • La rete di imprese Abete bianco del Friuli – “FriûlDane”, che aggrega otto imprese della filiera bosco-legno per valorizzare prodotti in abete bianco in una logica di cooperazione, economia circolare e alta sostenibilità ambientale: un progetto pilota di filiera “efficiente”, con ridotte emissioni di CO2.

Bandiere Nere 2020

Andiamo ad analizzare gli esempi da NON seguire, meritevoli delle Bandiere Nere del 2020.

  • Giunte regionali della Valle d’Aosta e amministrazioni comunali di Issogne e Champdepraz in carica negli anni 2014-2019, responsabili di avere autorizzato la realizzazione di una discarica per “rifiuti speciali non pericolosi” a due passi dal Parco Naturale del Mont Avic. Naturale scrigno di ambienti protetti e biodiversità montana, con ambienti selvaggi, zone umide, laghi d’incomparabile bellezza.
  • Regione Lombardia, per lo scarso impegno nell’impedire che gli ingenti sussidi della PAC vengano assegnati agli allevatori della pianura e dei fondovalle a scapito dell’allevamento di montagna e della qualità dei pascoli alpini. Una rapina ai danni degli agricoltori di territori svantaggiati e a favore di grandi aziende di allevamento intensivo.
  • Comune di Premana (LC) per avere realizzato in pochi anni, un tratto per volta e senza chiara pianificazione, numerose strade agro-silvo-pastorali e percorsi d’alta quota su ripidi versanti: interventi destinati a far crescere il rischio idrogeologico.
  • Sindaco di Borgo Lares e Giunta della provincia di Trento (TN) per l’ampliamento dell’area sciistica di Bolbeno, con costruzione di una nuova seggiovia e raddoppiamento dell’impianto di innevamento artificiale a 600 m di quota s.l.m. Un investimento da quattro milioni di euro.
  • Comune di Cembra Lisignago (TN), per gli interventi che hanno portato alla parziale distruzione di una fascia di praterie umide del lago Santo di Cembra e che, se completati, trasformeranno il lago in una piscina, stravolgendo vegetazione e paesaggio.
  • Regione Piemonte – Assessorato Agricoltura per avere sostenuto e approvato modifiche peggiorative alla legge regionale sulla caccia, favorendo un’esigua minoranza di cacciatori, a scapito di cittadini, ambiente e diverse specie in declino o “minacciate a livello globale”.
  • Regione Piemonte – Assessorato ai Trasporti, per la non intenzione di riattivare il servizio ferroviario sulla linea Pinerolo-Torre Pellice, nonostante il ripristino sia sostenibile e la regione abbia già impiegato le somme necessarie al riavvio.
  • Comune di Verbania (VB) per avere avallato il progetto di trasformazione della piana alluvionale di Fondotoce, limitrofa alla Riserva Naturale Speciale di Fondotoce, con la costruzione di impianti ludico-sportivi e aree parcheggio. Un pesante intervento strutturale finalizzato al turismo di massa in un crocevia di aree protette.
  • Amministrazione comunale di Pontebba (UD) per il sostegno a un progetto privato di sfruttamento idroelettrico del fiume Fella, celebrato, specie un tempo, per il colore delle sue acque. La centrale allontanerebbe definitivamente l’obiettivo di qualità ecologica previsto dalla direttiva acque.
  • Parrocchia di Zuglio e Ministero dei Beni Culturali, per la mancata tutela del Colle e della Pieve di San Pietro, interessate da opere e d’interventi privi di specifica autorizzazione in un sito vincolato dalla Soprintendenza alle Belle Arti, e segnalati da Legambiente.
  • Servizio Idraulica della Regione FVG, per i recenti interventi “urgenti” di “protezione civile” sui corsi d’acqua montani, in particolare sul bacino del Tagliamento, eseguiti senza passare il vaglio di uno screening ambientale, con estirpazione, ad esempio, di ogni tipo di vegetazione.
  • Direzione Centrale Risorse Forestali della Regione FVG, per i progetti di strade forestali spesso ingiustificate e pesantemente impattanti su luoghi di grande interesse naturalistico, che rischiano di compromettere la stabilità dei versanti, di comportare notevoli spese per la manutenzione, interferire con sentieri esistenti e banalizzare il paesaggio.
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Un commento

  1. Vorrei spendere una parola sull’Ecomuseo del Cusio e Mottarone e sul lago d’Orta che questa associazione vorrebbe valorizzare
    Il lago d’Orta è un lago minuscolo dove purtroppo le leggi della navigazione non vengono rispettate ne fatte rispettare e dove da anni (quest’anno meno a causa del covid per fortuna) si radunano in estate frotte di motoscafi da ski nautico provenienti da Svizzera e Germania perchè lì hanno regole molto ristrette mentre qui fanno quello che vogliono
    Non parliamo poi della masnada di motoscafi, alcuni addirittura cabinati da altura (evidentemente vale sempre la voglia di “averlo più grosso” degli altri) che scorrazzano in questo povero lago facendo un rumore bestiale ( non bastasse quello della strada statale percorsa da migliaia di macchine e moto tutti i giorni d’estate) e una puzza di gas di scarico spesso insopportabile
    NON VENITE ALLA DOMENICA O IN LUGLIO _ AGOSTO sul lago d’Orta se amate la tranquillità perchè qui è quanto di peggio si possa trovare a livello turistico; i nostri rappresentanti che si interessano di sviluppo turistico non hanno capito una mazza di cosa voglia dire un turismo sostenibile e pensano che la caciara e il casino siano la soluzione per valorizzare il territorio: si facessero un viaggio sui laghi tedeschi o meglio ancora sloveni (lago di Bled ad es.) e imparassero qualcosa
    Quindi consiglierei l’Ecomuseo del Cusio e Mottarone di darsi da fare in questo senso se veramente hanno a cuore le sorti di questa pozza d’acqua che sarebbe un gioiello se non fosse lordato da anni da politiche turistiche incompetenti e ignoranti, altrimenti e solo fuffa e sono solo rifiuti da raccogliere il giorno dopo

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