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Ciak si scala, la storia dei film di alpinismo in un libro

“Un viaggio nella storia del cinema” lo definisce il giornalista e storico d’alpinismo Roberto Mantovani, autore del volume “Ciak, si scala! Storia del film di alpinismo e di arrampicata”.

Il volume ripercorre la lunga storia del cinema di alpinismo, soffermandosi sui suoi capitoli più significativi e allargando lo sguardo anche oltre le Alpi. Da Cervino 1901, primo film di alpinismo, al cinema digitale del nuovo millennio. Centinaia di film a soggetto, riprese di documentazione e pellicole di animazione realizzate nell’arco di centoventi anni. Tanti quanti ne conta la filmografia, che ha avuto tra le protagoniste le montagne e l’arte di scalarle fin dalle origini. L’opera è basata su una ricerca condotta su archivi pubblici e privati, primi fra tutti i patrimoni storici d’eccezione della Cineteca centrale del Cai e della Cineteca storica e Videoteca del Museo della Montagna, oltre che sulle rassegne dei titoli presentati nel corso degli anni nei film festival specializzati. Può essere vista non solo come la storia del cinema di alpinismo, ma anche come la storia dell’alpinismo attraverso il cinema. Elementi come la sfida, l’avventura, le cime e i ghiacciai, la ricerca individuale, gli orgogli nazionali, le cordate, la conquista dell’inutile, la fatica condivisa, il gesto atletico e le attrezzature sono stati infatti tutti immortalati, di volta in volta, dalle pellicole o dai moderni strumenti digitali. “È stata una ricerca interminabile, durata più di due anni il commento di Mantovani. “Ha comportato una severa selezione nella moltitudine dei titoli riemersi dagli archivi. La scelta delle pellicole è stata abbastanza facile per i primi cinquant’anni di storia. Poi, con la registrazione elettronica delle immagine, l’avvento delle produzioni televisive, l’ampliamento delle rete dei festival specializzati, il digitale, l’apparizione delle microcamere e l’impiego dei droni, c’è stata un’esplosione di produzioni, e ritrovare il bandolo giusto della matassa non è stato facile. La selezione delle opere ha dovuto essere necessariamente severa”.

“Con i racconti cinematografici che riprende nel loro succedersi nel tempo, Roberto Mantovani, oltre ad aver colmato un vuoto editoriale a favore degli amanti della cinematografia e della montagna, ha saputo confermare la dignità storica dell’alpinismo, oggi riconosciuto Patrimonio culturale immateriale dall’Unesco, e, con esso, quella degli alpinisti di ogni epoca” scrive nelle prime pagine del volume il presidente generale del Club Alpino Italiano Vincenzo Torti.

Edito dal CAI, con la collaborazione del Centro operativo editoriale e del Centro di cinematografia e cineteca del Cai, dell’International Alliance for Mountain Film e del Museo Nazionale della Montagna di Torino, rappresenta la prima pubblicazione sulla storia di un genere cinematografico mai riconosciuto ufficialmente tale né dalla critica, né dalla produzione.

Ad arricchire il volume alcuni contributi del presidente e della direttrice del Museo Nazionale della Montagna, Valentino Castellani e Daniela Berta, oltre a quelli del presidente dell’International Alliance for Mountain Film Javier Barayazarra e del loro direttore Marco Ribetti. Infine un testo riporta anche la narrazione dell’alpinista, cineoperatore e documentarista d’alta quota Kurt Diemberger.

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