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I ghiacci del Colle Gnifetti raccontano la storia dell’Inghilterra del XII secolo

Gli inquinanti intrappolati nelle profondità dei ghiacci del Colle Gnifetti, nel massiccio del Monte Rosa, sarebbero in grado di raccontarci la storia dell’Inghilterra nel XII secolo. Questa la conclusione di un recente studio effettuato in maniera congiunta dalle Università di Nottingham, Harvard, Maine e Long Island.

Il primato inglese della produzione di piombo

Tra il 1170 e il 1220, l’Europa medievale raggiunse infatti il suo picco di produzione del piombo. Materiale  all’epoca utilizzato soprattutto per il conio delle monete e la copertura dei tetti. La Gran Bretagna, con particolare riferimento alle miniere estrattive inglesi concentrate nel Peak District e in Cumbria, rappresentava in tale scenario la maggiore produttrice. E di conseguenza la maggiore sorgente inquinante. Il metallo, trasportato dalle correnti, superò mari e terre, raggiungendo anche le Alpi.

Attraverso l’analisi dei ghiacci del Colle Gnifetti, il team di scienziati, storici e archeologi capitanato da Christopher Loveluck dell’Università di Nottingham, è riuscito a ricostruire l’andamento della produzione del piombo nell’Inghilterra del 1200. E il conseguente variare delle concentrazioni di inquinanti circolanti nei cieli d’Europa.

Lo studio, dal titolo “Alpine ice and the annual political economy of the Angevin Empire, from the death of Thomas Becket to Magna Carta, c. AD 1170–1216”, è stato pubblicato negli scorsi giorni sulla rivista scientifica Antiquity.

Studiare i ghiacci per scoprire la storia

Il progetto ha previsto l’utilizzo di una tecnologia altamente innovativa, detta spettrometria di massa al plasma accoppiata induttivamente (ICP-MS) con ablazione laser. Una tecnica di estrema precisione, che consente di eseguire 50.000 letture in un singolo metro di ghiaccio. In tal modo è stato possibile analizzare una carota di ghiaccio, prelevata nel 2013 sul Colle Gnifetti a una quota di 4450 m, andando a quantificare il piombo accumulatosi anno per anno nel corso della storia. Un po’ come avviene per lo studio degli anelli di accrescimento degli alberi.

In primo luogo, le analisi hanno dato conferma del risultato di uno studio precedente, risalente al 1999, effettuato sui sedimenti di alcuni laghi svedesi, che aveva consentito agli scienziati di retrodatare l’avvio dell’inquinamento da piombo in Europa dall’epoca della Rivoluzione industriale di fine ‘700 al XII secolo. Anche sul Colle Gnifetti si nota infatti una concentrazione massiva di piombo in corrispondenza dei due periodi storici. Attraverso la messa a punto di modelli atti a descrivere il movimento del piombo per via aerea, a partire dalle sorgenti di produzione, gli scienziati avevano concluso già nel 1999 che i maggiori produttori dell’epoca fossero rappresentati, in ordine di impatto, da Inghilterra, Germania, Galles e Polonia.

Focus sull’Inghilterra

Il team di Loveluck ha deciso quindi di focalizzarsi sul Paese maggiormente inquinante: l’Inghilterra. L’analisi delle concentrazioni di inquinanti presenti nei vari strati glaciali ha consentito di ricostruire in maniera continua l’andamento della produzione di piombo tra il 1167 e il 1216. Nel range temporale che vide salire al trono re Enrico II, Riccardo Cuor di Leone e Giovanni.

Ben evidenti sono le fasi di pausa legate a eventi chiave nello scenario politico del tempo. Incrementi e decrementi nelle concentrazioni del piombo rispecchiano i dati raccolti nei registri reali della produzione annuale di piombo e argento, noti come pipe rolls, conservati presso gli archivi nazionali di Kew. Documenti in cui venivano annotate le entrate, uscite e debiti annuali della Corona, dunque anche i movimenti monetari legati alle estrazioni minerarie. Ciò che è risultato chiaro è quanto guerre e squilibri al trono, con conseguenti ribellioni popolari, abbiano impattato su tale produzione.

È significativa inoltre la correlazione tra morte di un sovrano, con avvio dunque di un interregno, e caduta dei livelli di piombo, fino alla salita al trono del sovrano successivo.

L’assassinio di Thomas Beckett

Dall’analisi della carota glaciale risultano ben evidenti le conseguenze che mostrò sugli equilibri economici del Paese il brutale omicidio dell’arcivescovo di Canterbury Thomas Beckett, nel 1170.

Il prelato era stato inizialmente cancelliere di Enrico II, il quale aveva sperato di poter sfruttare la nomina ad arcivescovo per prendere il controllo della chiesa. Beckett non si mostrò particolarmente d’accordo, tanto da portare Enrico II a pronunciare la celebre frase “Nessuno mi libererà da questo turbolento prete?”. Poco dopo, il 29 dicembre 1170, un gruppo di cavalieri fece irruzione nella cattedrale, decapitando il povero arcivescovo.

Nell’anno della disputa tra i due, quindi tra il 1169 e il 1170, la produzione di piombo subì un calo, che si ritrova nella carota di ghiaccio analizzata. A seguito dell’assassinio, il Papa impose la scomunica di Enrico II, che cercò di trovare una mediazione promettendo alla Chiesa la costruzione di numerosi complessi monastici in rapido tempo. Un grande lavoro di edilizia che necessitò d ingenti quantità di piombo. Altro momento storico immortalato nei ghiacci perenni.

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2 Commenti

  1. Complimenti c’è spunti per una molteplicità di riflessioni.Bravi si mescolano interessanti spunti,storici, ambientali di considerazioni che seppur non strettamente correlate in realtà diventano un filo logico nell’analisi. Proseguite così

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