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3 imprese alpinistiche da scoprire leggendo

Restare a casa significa anche avere più tempo libero da dedicare a quel che più ci piace fare. Per gli appassionati di lettura e di montagna questa può essere l’occasione per dedicarsi ad alcune letture classiche con cui immergersi e scoprire qualche curiosità su alcune delle più grandi imprese di sempre. Quelle che hanno saputo dare un’anima a quel mucchio di sassi trasformandone i nomi in leggenda. Dal Cervino al K2, dalle Alpi all’Himalaya, vediamo le 3 più grandi imprese alpinistiche da scoprire leggendo.

Razzo rosso sul Nanga Parbat – di Reinhold Messner

È il libro che racconta, sotto forma di sceneggiatura, l’odissea vissuta da Reinhold e Günther Messner sul Nanga Parbat nel 1970. È il 27 giugno quando i due fratelli riescono nella prima salita dell’impressionante parete Rupal che, con i suoi 4500 metri di altezza, è la più alta al mondo. Dopo aver raggiunto la vetta la situazione si fa complicata e la discesa lungo l’altro versante, sconosciuto, che finisce nella valle Diamir, ha un epilogo tragico: la morte di Günther, travolto da una valanga. Una verità per lungo tempo celata, per decenni Reinhold è stato vittima di campagne denigratorie, accusato di aver sacrificato il fratello minore in nome della sua ambizione personale. Solo 35 anni dopo la versione di Messner è stata confermata grazie al ritrovamento dei resti di Günther ai piedi della parete Diamir. I veri accadimenti di quei tragici giorni sulla montagna si trovano nelle pagine di Razzo rosso sul Nanga Parbat.

K2 il nodo infinito. Sogno e destino – di Kurt Diemberger

Il migliore libro di montagna in assoluto. Una storia di passione senza fine, a volte triste, a volte felice, quasi folle. Il protagonista è il K2, montagna di una bellezza da mozzare il fiato. Cima attorno a cui si riflettono gli eventi della vita di Diemberger, ogni capito ha un suo perché. Ogni incontro, ogni dialogo, appartiene a una fase della vita. Nelle pagine c’è il K2 degli esordi; i pensieri e i progetti discussi con Hermann Buhl, prima di salire il Broad Peak e di morire sul Chogolisa nel 1957; lo stile “Alpi occidentali” che sarebbe diventato l’attuale stile alpino; le parole di Shipton, uno dei primi esploratori giunto al cospetto della bella montagna, che incantarono Diemberger. Il rapporto umano con gli amici, con Julie Tullis, la compagna con cui ha fondato “the highest filmteam of the world”. La tragica estate del 1986, una delle più brutte per l’Himalaya. Nel racconto si intrecciano speranze, successi, disperazione. La salita, da parte di coloro che non vogliono rinunciare all’ultima chance, i problemi di tante cordate indipendenti in quota, il sogno della vetta che diventa realtà. La bufera, il dramma a 8000 metri, senza più viveri né gas, prigionieri per cinque giorni nelle piccole tende, Julie si addormenta per sempre, poi man mano, anche i compagni muoiono.

La salita del Cervino – di Edward Whymper

L’impresa con cui si è chiuso un importante capitolo nella conquista delle Alpi, il Cervino è stato infatti l’ultima grande cima ad essere raggiunta dall’uomo. Nel libro il protagonista di questa incredibile avventura racconta la storia emblematica di un successo macchiato, sul finale, da un tragico epilogo. La lunga vicenda dell’assedio alla vetta inespugnabile del Cervino dalla difficile cresta affacciata sul Breuil, il controverso rapporto con la guida valdostana Jean Antoine Carrel, la vittoria inattesa dalla facile cresta svizzera con la guida Michel Croz di Chamonix. L’immediata, orgogliosa replica di Carrel sostenuto dal nostro Club Alpino appena fondato da Quintino Sella. Il colpo di scena dell’incidente con quattro morti che capovolge in tragedia la vittoria di Whymper, la corda spezzata, il processo, il dibattito subito divampato sulla liceità del nuovo sport sono altrettanti fondamenti dell’epopea dell’alpinismo.

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