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San Bernardo, dalla montagna alla padella

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PECHINO, Cina — Tra i cani, lui,  è il re della montagna. Con le sue zampotte larghe e le sue dita arcate, il San Bernardo cammina sicuro sulla neve e sui ghiacci più impervi. Ha un fiuto fortemente sviluppato e una capacità, quasi unica, nell’avvertire pericoli imminenti di tempeste o valanghe. Ebbene, i cinesi hanno visto bene di metterlo in padella.

Il dato emerge dal rapporto Cyclope 2006 sul mercato delle materie prime. Altro che fiorentina, in Cina è il filetto di San Bernardo la carne più pregiata. Costa circa 100 yen al chilogrammo e offre al palato una delizia tenera e saporita. Mentre sulle carte dei ristoranti più prestigiosi la carne del cagnolone non può mancare. 
 
Gli animalisti sono sul piede di guerra. E hanno già iniziato a muovere le loro proteste contro i cinofagi asiatici. Prima di diventare filetto, i teneri cagnoloni verrebbero uccisi con scariche elettriche trasmesse attraverso un’asta metallica infilata in gola. Un’ora di sofferenze indicibili per l’animale, che poi viene scuoiato, come vuole la tradizione.
Tra le tante associazioni impegnate contro questa pratica barbara, la Sos Saint Bernard dogs international. Il tentativo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di questa razza nelle operazioni di soccorso in montagna.
 
Centinaia di vite umane sono state salvate da questi cani che, dopo aver trovato un disperso o un ferito, lo leccano e gli stanno vicino per dargli calore finché non arrivano gli uomini del soccorso alpino avvisati da un altro San Bernardo. Si può rinunciare a una vita per una bistecca?
 
Elisa Lonini

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