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Ciaspole, serve più attenzione alla sicurezza

Neve profonda, pianori imbiancati, strade forestali nel bosco, praticità nel trasporto rispetto agli sci, costi bassi. Poi i rumori assorbiti dal freddo e dalla neve, l’essere immersi nel silenzio della natura, lontano dal traffico delle piste da sci, senza dover affrontare i costi elevati per impianti e attrezzatura.

Per questi motivi in questi ultimi anni è sempre più alto l’interesse per l’escursionismo invernale, vuoi a piedi sui sentieri, vuoi con le racchette da neve  (si trovano facilmente a noleggio per pochi euro/giorno o si acquistano a costi piuttosto bassi). Così un numero in crescita di escursionisti si interessa alla scelta e all’acquisto di ciaspole sempre più leggere e colorate, supertecnologiche e resistenti, dotate di ramponcini frontali e in qualche caso laterali. Questa idea della tecnicità della racchetta da neve porta a un utilizzo assolutamente non corretto e pericoloso.

Quando parliamo di racchette da neve ci si deve riferire a un terreno quasi piatto, anche se dove c’è neve non è facile trovarlo, itinerari che spesso seguono piste forestali e mulattiere. Non si deve parlare di pendii di neve, prima di tutto perché in ogni pendio può staccarsi potenzialmente una valanga e il 95% di chi va con le ciaspole non è dotato di attrezzatura da autosoccorso e non sa utilizzarla.

In questi giorni percorrevo con le pelli alcuni tratti di avvicinamento e ho trovato diverse volte tracce di racchette da neve su percorsi di salita all’apparenza senza alcun pericolo, ma poco più in alto la strada era attraversata da tre grandi conoidi di valanga provenienti dai ripidi pendii. Le tracce di ciaspe proseguivano sopra la valanga, che per fortuna era già scesa, ma anche quel percorso, all’apparenza una facile passeggiata, in realtà risultava molto pericoloso.

La mia esperienza sulla neve mi ha insegnato di non dare mai nulla per scontato: appena ci si distrae un attimo i guai sono dietro l’angolo e nessun percorso si può considerare sicuro anche con bollettini valanghe con scala di pericolo moderata o debole. Una volta gli scialpinisti “esperti” dicevano che a loro l’ARTVA non serviva perché sarebbero andati in posti che conoscevano bene e sicuri; oggi, dopo una sequenza di incidenti, nessuno ha più il coraggio di muoversi senza l’attrezzatura necessaria. Per fortuna si è agganciata la cintura di sicurezza per chi si muove sulla neve!

Con le racchette da neve questo non è ancora avvenuto.

In più, chi parte con le racchette si avventura su itinerari che portano sulle cime delle montagne, dove il manto nevoso cambia completamente per effetto del vento o delle escursioni termiche giornaliere: da neve profonda e facile ci si trova su lastroni di neve dura quasi ghiacciata dove le racchette non danno alcuna garanzia di progressione sicura.

La neve profonda è il terreno per il quale la ciaspola è nata e dove svolge la sua funzione per la quale è stata inventata: garantire il galleggiamento dove camminando si sprofonderebbe e risulterebbe troppo faticoso procedere. Sulla neve dura o ghiacciata l’attrezzo da usare è un altro: si chiama rampone. E neppure un ramponcino da mettere sotto la scarpa fissato con catenelle e elastici può andar bene: quest’ultimo va bene sui ciotoli ghiacciati della passeggiata in centro paese o per il trail sui sentieri (anche qui con le pinze), dove c’è pendio e neve dura solo i ramponi devono essere utilizzati.

Purtroppo, molti autori di guide si sono fatti prendere la mano e propongono itinerari assolutamente non adatti alle ciaspole, forse percorribili solo in condizioni perfette (raramente presenti), e sembra che si stia delineando una nuova attività di racchette da neve estremo con salite e discese molto ripide.

Se durante una escursione con le racchette trovate un pendio di neve dura l’unica cosa da fare è tornare indietro: non è terreno da ciaspe!

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