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Inverno sugli 8000, parola a Denis Urubko

Cosa significa “mezzogiorno”? È il momento in cui il sole è nella posizione più alta nel cielo. Cosa significa “mezzanotte”? Esattamente l’opposto, quando il sole si trova nella posizione più bassa, dall’altro lato della Terra.

La stessa cosa vale per l’estate e l’inverno: il giorno più corto e la notte più lunga sono il culmine dell’inverno, il solstizio. L’inverno è il momento in cui l’emisfero nord ottiene il minor irraggiamento dal Sole, dopo di ciò i raggi solari diventano ogni giorno più forti. Per questo motivo il 22 dicembre corrisponde alla metà dell’inverno.

Un banale esempio: se si accendesse il freezer di casa, questo impiegherebbe un po’ di tempo per raggiungere la temperatura minima. Al contrario, spegnendolo, il freddo non cesserebbe subito. Per questo motivo, l’inizio dell’inverno è il 1° dicembre, 21 giorni prima del solstizio, e la fine il 28 febbraio, 68 giorni dopo il solstizio.

L’inverno meteorologico

Consultando, per comodità, Wikipedia si può leggere: “Il solstizio d’inverno, conosciuto anche con “metà-inverno”, avviene quando il sole raggiunge il punto di declinazione massima. Nell’emisfero nord è il solstizio di dicembre (di solito il 21 o il 22 dicembre) e nell’emisfero sud è il solstizio di giugno (di solito il 20 o il 21 giugno). Tradizionalmente, in molte regioni temperate, il solstizio d’inverno è visto come la metà dell’inverno, ma oggi in alcuni paesi e calendari è considerato come l’inizio dell’inverno. In meteorologia, si ritiene che l’inverno inizi circa tre settimane prima del solstizio”.

A conferma di ciò, basta guardare i diagrammi climatici dei meteorologi, per esempio, della città di Milano per notare come l’inverno è calcolato dal 1° dicembre fino al 28 febbraio, come è possibile vedere nel video che ho preparato.

L’inverno in Himalaya e Karakorum

I governi del Nepal e del Pakistan rilasciano i permessi di arrampicata invernale sugli 8000 con data di inizio 1 ° dicembre. Sapranno meglio i locali quando inizia l’inverno, no?

Avendo vissuto nel cuore dell’Asia, in Kazakistan, per vent’anni posso dire che le condizioni meteo del 1° dicembre sono peggiori rispetto a quelle del 28 febbraio: c’è più freddo, umido, vento, ecc. Insomma, è inverno. Il Kazakistan è molto più vicino all’Himalaya e al Karakorum rispetto all’Europa, all’America o all’Africa, Paesi da cui provengono molti alpinisti che cercano di imporre il proprio modello climatico.

La mia esperienza relativamente all’inverno e alla primavera in Karakorum e Himalaya conferma quanto sopra, come è possibile vedere nel video con le foto comparative da me realizzate due anni fa all’invernale del K2.

Perché scalo in inverno

Cosa spero di ottenere scalando in inverno? Freddo e vento, neve, giornate con minori ore di luce. Questo è quello che spero di trovare durante una spedizione invernale, come ho già avuto modo di spiegare su Russianclimb.

Queste difficoltà si possono ottenere solo considerando l’inverno meteorologico.

Il 1° dicembre la parte attiva della giornata è molto più breve rispetto al 28 febbraio. Venti forti ci sono anche in ottobre, come ho potuto sperimentare sullo Shisha Pangma, e momenti di tranquillità li ho vissuti anche sul Makalu a febbraio, un dono del cielo. È difficile pertanto definire il periodo invernale in base al venti, malgrado questo ho notato che a dicembre, gennaio e febbraio soffiano in modo più forte rispetto alle altre stagioni. Lo stesso vale per le temperature: può fare freddo anche durante il periodo “estivo”, tuttavia, in via generale, fa molto più freddo a dicembre, gennaio e febbraio rispetto alle altre stagioni. Anche in estate su un 8000 capitano condizioni di freddo incredibilmente difficili (sono stato anche a -40°), ma queste non sono sufficienti per considerare la salite come “invernale”.

Per quanto riguarda la neve, è un parametro che non deve essere considerato. Generalmente, le precipitazioni sono più abbondanti in estate, mentre sugli 8000 a dicembre e gennaio le nevicate sono rare e la neve viene spazzata dai venti forti via dalle pareti. Tale assenza, facilita le scalate in inverno. Diverso è alle quote inferiori, a 5000m, dove la neve aumenta fino alla primavera, al di sopra invece, come detto, praticamente non c’è. Ricordo che la “via d’arrampicata” inizia sopra il campo base.

Le regole e l’etica

Le regole dell’alpinismo dovrebbero essere uguali a quelle che si adottano al vivere comune. Gli alpinisti non dovrebbero cercare di fare gli “astronomi” disinteressati alle condizioni climatiche (metereologiche) della Terra. In tal senso, la suddivisione astronomica dell’anno è solo un’astrazione che non corrisponde alle condizioni reali terrestri.

Confrontandosi con la propria percezione, l’ascensione dovrebbe avvenire nelle condizioni più difficili e peggiori della montagna. Tuttavia, è più etico raffrontare i successi delle persone sulle stesse difficoltà, alle medesime condizioni.

Rispetto le salite e i risultati positivi degli altrui, ma è un peccato vedere scalatori famosi tessere la propria tela di successi su ascensioni che non rientrano nell’inverno.

Anche l’aspetto morale ed etico è interessante. Perché ci sono diversi dubbi sull’interpretazione del periodo invernale? Se si guarda l’elenco di tutte le salite di successo sugli 8000 dal 1° dicembre, si può notare che il concetto “astronomico” di inverno elimina le salite fatte dai giapponesi, francesi e slovacchi, ma aggiunge le prime italiane e polacche.

Come ho scritto, bisogna rispettare i risultati degli altri: gli slovacchi erano in cima al Cho Oyu il 5 dicembre, la comunità alpinistica non dovrebbe ignorare questo grande successo, come altri. Non bisognerebbe tirare la coperta dell’inverno al fine di dimostrare che dicembre è autunno e marzo non è primavera. Bisognerebbe fare il contrario! Per questo l’inverno deve coincidere con il calendario meteorologico, non con quello astronomico.

Lo stile

Per quanto riguarda lo stile, è importante sapere se la spedizione è iniziata prima dell’inverno o se è terminata dopo; se si è utilizzato ossigeno o corde fisse; se si sono utilizzati elicotteri per arrivare al CB o si è fatto il trekking a piedi.

Secondo la mia opinione, se la spedizione è iniziata ad agosto e lo scalatore ha raggiunto la cima il 1 ° dicembre è una scalata invernale. Gli alpinisti hanno il diritto, ad esempio, di acclimatarsi nella camera iperbarica o fino a 7000 m nell’emisfero meridionale, per poi arrivare in Himalaya con il proprio elicottero e salire il Cho Oyu il 28 febbraio, tale salita sarà anche anch’essa “invernale”.

Per quanto riguarda l’inverno è interessante sapere se gli alpinisti hanno utilizzato scarponi o guanti riscaldati da batterie o sostanze chimiche.

Perché coloro che ammirano lo stile puro condannando l’ossigeno supplementare accettano che mani e piedi siano riscaldati artificialmente? È possibile fare un’ascensione stando al caldo anche a -70 ° C (le tecnologie lo consentono) e considerarla comunque una salita in “inverno”. Non mi dispiace! Ma che stile è?

L’alpinismo, così come gli altri sport, si è sviluppato. La grande scalata di Tensing e Hillary sull’Everest durante la stagione primaverile e la conquista invernale da parte dei polacchi Chichy e Wielicki furono per quel momento storico una svolta. Entrambe definirono un’era fornendo i veri obiettivi per il futuro. Tutto era diverso a quel tempo e ammiro la grandezza delle persone che hanno fatto la storia dell’alpinismo in quelle condizioni. Ma il presente impone altri obblighi per noi.

Io vivrò e scalerò in condizioni climatiche basate sul calendario meteorologico, con l’inverno dal 01 dicembre al 28 febbraio. Lo farò senza ossigeno supplementare e dispositivi riscaldanti. Questi sono i termini che considero onesti, chiari e corretti.

Sono molto orgoglioso di avere già avuto successo su Makalu e sul Gasherbrum II. Spero di ripetere lo stesso sul Broad Peak (e forse sul K2) il prossimo inverno 2019/20 con i miei amici Don Bowie e Lotta Nakyva.

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