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La vita di Matteo Della Bordella in un libro. Un racconto di insegnamenti verticali

Umile, preciso, sensibile. È questo il Matteo Della Bordella che traspare fin dalle prime pagine de “La via meno battuta” (Rizzoli, 2019). Un libro biografico che potrebbe stonare se affiancato alla giovane età del presidente dei Ragni delle Grignetta, invece questo non accade. Matteo, classe 1984, mostra una maturità e una sensibilità insolite, anche se bisogna saperle cogliere. Forse per uno spirito di intima riservatezza, Matteo passa velocemente su alcuni accadimenti della vita, su quelli più tragici, come la scomparsa del papà; oppure sul difficile periodo in cui l’arrampicata ha assunto un ruolo totalizzante nella sua vita, isolandolo dal resto del mondo.

La copertina del libro

Ognuno degli accadimenti presenti nel libro ha rappresentato per Della Bordella un momento formativo, di crescita personale, professionale e anche come arrampicatore. Dalle prime, traumatiche, esperienza su roccia con il papà e i suoi amici. Uomini del CAI che gli hanno insegnato a vivere la montagna con uno stile ben preciso. Valori che fanno parte tutt’ora della vita del ragazzo varesino. Insegnamenti che si sono mescolati con quello che l’ingegnere gestionale ha appreso nelle palestre indoor e dai compagni che, negli anni, si sono legati alla sua corda.

Matteo è un ragazzo normale, ben cosciente di non essere immortale (lo ripete più volte nel testo), voglioso di condividere le proprie esperienze vissute in quel terreno d’avventura che ama in tutte le sue sfaccettature. È un alpinista, ma conserva una grande dose di umiltà, pregio raro in questo mondo. Si ricorda, e lo scrive, di quanto inutile e affascinante sia quello che fa. Si fa tante domande, si chiede se quella della montagna sia davvero la strada giusta. Per lui forse tutto è stato tracciato prima, un po’ come se fosse un predestinato a questo mondo fatto di assurde verticalità e sfuggenti appigli.

La sua è stata (e sarà ancora) la via meno battuta, in tutti i sensi. Vie tecniche, pareti inviolate, difficoltà estreme sono quello che più lo appassiona. Impossibile pensare a Della Bordella su un Ottomila (per fortuna). Curioso, in montagna come nella vita di tutti i giorni, determinato e deciso. Queste le caratteristiche del carattere di Matteo, quelle che forse l’hanno spinto dove ancora non era passato nessuno.

Subito freddo il testo si scalda con il divenire delle pagine, Della Bordella prende confidenza con la penna come anni fa face con la roccia. Si apre riversando nel testo pensieri, parole e sentimenti. La felicità di una salita ha un ruolo importante nella narrazione ma a farla da padrone sono gli insegnamenti della rinuncia. A volte felice, spesso malinconico, il libro non pretende di insegnare nulla. Matteo vuole solo raccontarsi, lasciandoci con un sorriso d’emozione sul finale del volume.

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