Storia dell'alpinismo

Dieci anni senza Riccardo Cassin

6 agosto 1958, Walter Bonatti e Carlo Mauri raggiungono la vetta dell’allora inviolato Gasherbrum IV. I due forti alpinisti fanno parte della spedizione guidata da Riccardo Cassin. Venti anni prima, il 6 agosto 1938, era invece lo stesso Riccardo a spuntare fuori dalla parete nord delle Grandes Jorasses, dopo aver aperto insieme a Ugo Tizzoni e Gino Esposito quella che sarà la Via Cassin alla punta Walker.

Cinquantuno anni dopo il GIV e settantuno anni dopo l’epica salita della Walker, per uno strano gioco del destino, Riccardo Cassin moriva alle 23.30 del 6 agosto 2009, dieci anni fa. Lo stesso giorno di due dei suoi più significativi successi alpinistici. Il Gasherbrum IV, il riscatto per l’esclusione dalla spedizione del K2. Una spedizione guidata come una vera squadra, dalla base fino alla vetta; e la Walker, una salita “a istinto”, senza mai aver visto la parete se non su una cartolina.

Un tracciato minaccioso nella sua verticalità, emozionante nella progressione. “La cordata di Cassin è a 500 metri dalla vetta. La veloce avanzata sulla terribile parete. Una seconda cordata formata da Gervasutti e Ottoz all’inseguimento della prima” è il sommario che appare su La Stampa del 5 agosto 1938. “La direttissima delle Grandi Jorasses è vinta” titolava invece l’8 agosto. “Uno dei più grandi, se non il più completo degli arrampicatori del mondo”. Era il 1938 e Riccardo Cassin, appena ventinovenne, già apparteneva alla leggenda. Quella via diventata grande classica dell’alpinismo che giusto un paio di giorni fa è stata investita da un crollo. Segno che i tempi cambiano: le temperature si alzano, i grandi alpinisti se ne vanno e, con loro, si portano dietro la storia dell’alpinismo.

Una vita vissuta appieno tra alpinismo, sci e il pugilato degli anni giovanili. Sestogradista in Dolomiti porta a termine la prima salita della Cima Piccola di Lavaredo per poi aprire, con Vittorio Ratti, la bella via lungo la nord della Cima Ovest, ambitissimo progetto alpinistico del periodo. In un continuo progredire si è pian piano avvicinato alle grandi vette delle Alpi Occidentali. Dalle Dolomiti si sposta prima sul Pizzo Badile dove affronta l’impressionante parete nord-est, impresa per cui verrà consacrato tra i più forti alpinisti del periodo, per poi mettersi in viaggio: direzione Monte Bianco.

Alpinista e capo spedizione, la sua esperienza lo porterà ben presto a diventare un vero e proprio leader, come ben dimostra fin dalla prima volta sul GIV. Tre anni dopo toccherà al Denali, nel 1961, altra importante salita che vedrà in vetta tutti i componenti della spedizione, Cassin incluso. Riccardo continuerà a praticare alpinismo e a frequentare la montagna fino all’età più matura. A 78 anni ripeterà quel tracciato sul Pizzo Badile che l’ha reso celebre.

La sua memoria oggi appartiene alla roccia e al ghiaccio. A quegli elementi in cui Riccardo ha confidato, a cui si è affidato nei momenti più difficili della scalata.

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2 Commenti

  1. Riccardo Cassin: grande alpinista e grande uomo.
    E’ giusto ricordarlo anche per il ruolo che ebbe durante la guerra di liberazione, in cui lui e il Gruppo Rocciatori della Grigna costituirono il nucleo fondamentale della resistenza lecchese. Nella battaglia finale del 26 aprile 1945 morirono in tanti, compreso Vittorio Ratti con cui Cassin salì la nord est del Badile. Cassin venne decorato con la croce al valore militare.
    Un maestro, nel senso più nobile del termine.

  2. Non credo conti per lasciare un commento su Cassin quanto chi scrive abbia fatto o detto nella sua vita in montagna. Conta quanto una figura immensa come il Riccardo C. abbia lasciato a chi dopo di lui ha percorso, sognato, concepito, realizzato i propri sogni in montagna. Sono loro (i Cassin, Bonatti, Messner per l’Italia) che hanno ispirato e dato un senso a chi va in montagna dopo di loro, indipendentemente dagli obiettivi alti o modesti che ciascuno di noi si pone…

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