Cronaca

Firmata la “Carta dell’Adamello”, un documento in difesa dei ghiacciai

Venerdì 19 luglio la Rete delle Università sostenibili, il Club alpino italiano e il Comitato glaciologico italiano si sono dati appuntamento a quota 3.000 metri sul ghiacciaio dell’Adamello, per firmare un documento in difesa del clima: la “Carta dell’Adamello”. Un luogo scelto come simbolo del cambiamento climatico, che negli ultimi 15 anni ha mostrato una riduzione nello spessore del ghiaccio di ben 24 metri, equivalenti a 1.440 millimetri d’acqua persi annualmente.

L’evento “Cfc – Climbing for Climate”

La “Carta dell’Adamello” è stata sottoscritta nell’ambito di un evento dal titolo “Climbing for Climate” promosso dal Centro di ricerca e documentazione per l’Agenda dello Sviluppo sostenibile 2030 dell’Università di Brescia. Il 19 luglio un gruppo di rettori, prorettori e delegati di diverse università italiane ha raggiunto a piedi, con ramponi e piccozza, il rifugio “Ai Caduti dell’Adamello” (3.040 m), una struttura costruita sui resti di una casermetta utilizzata durante la Grande Guerra dai militari italiani. Qui ad attenderli erano presenti i presidenti del Comitato Glaciologico Italiano e del Cai Brescia. Ognuno dei presenti ha voluto esprimere, apponendo la propria firma sulla Carta, l’impegno delle università italiane nella lotta al cambiamento climatico. I docenti sono saliti armati di piccozza e ramponi.

“La salita al ghiacciaio dell’Adamello è il simbolo dell’urgenza di azioni mirate alla mitigazione e all’adattamento al cambiamento climatico – ha dichiarato il rettore della statale di Brescia Maurizio Tira – L’acronimo della salita sul Ghiacciaio dell’Adamello “Cfc Climbing for climate” vuole essere anzitutto un segno di speranza. È tratto infatti dall’accordo del protocollo di Montreal (1987) sulla riduzione dei CloroFluoroCarburi (CFC) con il quale la comunità mondiale fu in grado di impegnarsi concretamente e in maniera coordinata per contrastare il cosiddetto buco nell’ozono”.

La Carta dell’Adamello

Si tratta di una dichiarazione che impegna le istituzioni aderenti a collaborare con la società civile per combattere il riscaldamento globale. Propositi per il futuro sono una idonea formazione degli studenti, ricerche in grado di supportare uno sviluppo sostenibile e lo svolgimento di attività di sensibilizzazione rivolte alla comunità.

Perché proprio l’Adamello?

La scelta di firmare un documento destinato alla protezione di tutti i ghiacciai d’Italia in un rifugio ubicato sull’Adamello non è stata casuale. Quest’ultimo, con i suoi 15 chilometri quadrati di estensione a cavallo tra la Lombardia e il Trentino, rappresenta infatti il più vasto delle Alpi italiane. Dimensioni che, secondo i dati forniti dai rilievi glaciologici e i modelli messi a punto dagli scienziati, sono destinate a ridursi drasticamente nel futuro prossimo, a causa del riscaldamento globale. La scomparsa definitiva del ghiacciaio è infatti prevista entro la fine del secolo. Unica soluzione per scongiurare un simile destino risiede nella diminuzione delle emissioni di gas serra.

Accanto all’innalzamento termico che sta interessando tutto l’arco alpino, lo scioglimento risulterebbe accelerato da un fenomeno di recente osservazione. Ampie chiazze scure stanno facendo la loro comparsa sul candido manto nevoso. Si tratta di polveri trasportate dal vento che aumentano la predisposizione del ghiacciaio ad assorbire la radiazione solare e quindi a fondere. Romano Ceschini, gestore da 20 anni del rifugio “Caduti dell’Adamello”, ha dichiarato di essere rimasto sbigottito di fronte al termometro che, una decina di giorni fa, segnava 36°C all’ombra. Attorno al rifugio la superficie ghiacciata si ritira, affiorano le rocce granitiche e le macchie nere aumentano. Il ghiacciaio appare ormai un organismo malato.

Una condizione di sofferenza che non risulta essere propria soltanto dell’Adamello. Come dichiarato da Massimo Frezzotti, presidente del Comitato glaciologico italiano, l’estensione dei ghiacciai italiani, che a fine ‘800 risultava essere pari a 780 chilometri quadrati, si attesta attualmente attorno ai 370. Una diminuzione pari a oltre il 50%.

 

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Un commento

  1. Rimangono 370 km2 di 780; e lo spessore di quanto rimasto? La massa rimasta; la massa originale; la massa persa; sia della superfice scomparsa che della superfice rimasta? Sarebbero valori eloquenti.

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