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Sondrio, scoppia la guerra del bitto

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SONDRIO — Da una parte le valli di Sondrio. Dall’altra il ministero per le politiche agricole. In mezzo il bitto, il tradizionale formaggio il cui marchio, d’ora in poi, non sarà più esclusivo delle montagne ma potrà essere utilizzato anche dalle produzioni di pianura.

La guerra del bitto è arrivata ad una svolta. A seguito dell’incontro avvenuto nel mese di marzo a Roma tra Consorzio di Tutela e Associazione Produttori Valli del Bitto e che avrebbe dovuto accordare i due organismi, consentendo la convivenza dei differenti metodi di produzione fuori dal Consorzio. Il ministero per le Politiche agricole ha stilato un nuovo disciplinare. 
 
Il documento, che regola la produzione del bitto, ha riservato cattive notizie per le valli storiche. «Riguardo alla zona di produzione – ha spiegato all’Ansa il presidente dell’Associazione, Paolo Ciapparelli – il ministero ha recepito le nostre richieste riguardo gli alpeggi delle province di Lecco e Bergamo, a cavallo della Val Gerola. Ma ha aperto spazi anche all’intera provincia di Sondrio, lasciando pericolosamente spazio alla produzione del bitto in pianura».
 
L’Associazione contesta anche i criteri di alimentazione attraverso e soprattutto l’uso di fermenti nella produzione del formaggio. "Proprio quest’ultimo punto nega del tutto la tradizione storica delle valli di origine che noi da sempre rispettiamo e valorizziamo", hanno detto.  
 
I produttori del bitto tradizionale stanno pensando ad un ricorso a Bruxelles.
 

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