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Eliski: “Non siamo i cattivi che arrivano in elicottero come Apocalypse Now”

Qualche settimana fa abbiamo fatto un’intervista a Daniele Pieiller, visionario rifugista valdostano, sul tema dell’eliski. Le dichiarazioni di Daniele hanno subito sollevato la discussione tra pro e contro questa pratica molto diffusa nella più piccola Regione d’Italia. Leggendo, tra i vari commenti scaturiti dall’intervista, molte le voci degli addetti ai lavori favorevoli o contrari all’eliski. Da qui l’idea di andare ad approfondire la tematica dando voce, da un lato, a chi accompagna gli sciatori in elicottero e, dall’altra parte, a chi invece non condivide la scelta di sciare utilizzando l’elicottero.

Iniziamo quindi oggi intervistando Edoardo Colombo, trentatreenne aspirante Guida Alpina che da tre anni lavora per Guide Monte Rosa facendo eliski.

 

Come ti sei avvicinato all’eliski?

Io ho iniziato praticando tantissimo sci alpinismo poi, devo ammetterlo, l’elicottero è sempre l’elicottero. Ha un suo fascino e avere l’opportunità di salire con lui quasi ti strega. Comunque va detto che ho sempre visto le due attività come molto diverse tra loro.

In che senso?

Sono due pratiche molto diverse, nel senso che per me lo sci alpinismo finisce nel momento in cui arrivi in cima. Lo vedo come un mezzo per salire in montagna, per raggiungere posti complicati. Al contrario lo sci è qualcosa di fantastico, che ti da una possibilità di movimento enorme ma, facendo sci alpinismo, devi limitare il peso dell’attrezzo in funzione della gita a cui ti stai approcciando. Con l’eliski invece puoi sciare fuori pista su pendii meravigliosi e con attrezzatura totalmente differente. Quando sali con l’elicottero vai a cercare la discesa mentre, lo dico sempre, nello sci alpinismo la discesa è una piacevole conseguenza ma non il fine.

Con l’eliski hai davvero delle possibilità in più?

Assolutamente si.

Quali?

Principalmente legati al fattore sicurezza perché si, è vero che se non sali il pendio non conosci perfettamente le sue condizioni però, facendo eliski, non hai lo sci in modalità di salita. Sei sempre pronto a scendere e hai sempre con te uno zaino abs, oltre ad avere un elicottero a portata di mano e dei colleghi che volano nelle tue vicinanze. Condizioni che ti permettono di scendere pendii con una sicurezza maggiore.

Ci occupiamo inoltre di realizzare delle stratigrafie della neve per valutare il rischio valanghe. Si tratta degli stessi test che vengono fatti per emettere il bollettino valanghe.

Se invece ti parliamo di rischi ambientali, di inquinamento acustico e non solo, cosa rispondi?

Innanzitutto dipende da cosa vuole fare una Regione, dalla sua filosofia. Anche a me piacerebbe avere una valle senza nessuno, senza niente, in cui andare a farmi le gite in totale solitudine. Sarebbe bellissimo, purtroppo però, nell’epoca in cui viviamo dobbiamo far fronte alle esigenze di ognuno.

Sulla questione dell’inquinamento acustico  credo che i due minuti in cui l’elicottero vola sono sicuramente meno dannosi per l’ambiente rispetto alle quattro ore di una gita con magari 50 persone che salgono e fanno rumore. Per quanto riguarda invece il discorso ecologico non posso dire che la macchina non inquina. È però sicuramente più dannoso un impianto di risalita che rimane sul territorio per cinquant’anni rispetto a un elicottero che arriva e in cinque minuti se ne va. Si tratta di una scelta, come detto all’inizio. Tutto dipende dal tipo di turismo che ha scelto di fare la Valle. Nel momento in cui vuoi vivere grazie al turismo, l’eliski è indubbiamente una grandissima risorsa.

L’eliski porta un vero guadagno alla Valle d’Aosta?

Un guadagno enorme. Porto l’esempio della Valgrisenche con cui, da due anni, abbiamo l’appalto versando una cifra indicativa che supera i 100mila euro solo per le rotazioni. Oltre a questo poi c’è tutto l’indotto portato dall’eliski.

Cosa intendi con indotto?

Il cliente medio dell’eliski è una persona facoltosa che chiede tanto e lascia anche tanto sul territorio. Quando parlo di indotto intendo ristoranti, alberghi, servizio taxi, negozi di prodotti tipici e quindi anche produttori locali. Durante le gite noi organizziamo sempre un picnic con prodotti del posto, poi il cliente spesso va al negozietto e se li riporta a casa.

Oltre ad essere facoltoso, il cliente medio dell’eliski è una persone appassionata di montagna? Che la conosce?

Assolutamente si. Si tratta di un’attività cara che quindi prevede dei sacrifici. Non si tratta di una pratica alla portata di tutti, sia a livello economico che di esperienza: non prendiamo su le prime persone che capitano, dobbiamo sapere con chi abbiamo a che fare. I clienti sono persone arrivate all’eliski per gradi, preparate e che sanno bene cosa e dove lo stanno facendo. Non si tratta di sciatori improvvisati. Spesso si tratta di persone con una base culturale medio alta, con un’età tra i 40 e i 50 anni e la testa sulle spalle.

Un’ultima domanda: credi che in Valle d’Aosta ci sia un giusto equilibro tra sci alpinismo ed eliski?

Io credo che si parli sempre troppo dello sci alpinismo contrapposto all’eliski, dell’elicottero sopra la testa. Ho girato tantissimo la Valle d’Aosta come scialpinista ed esistono un’infinità di posti che non sono usati né dall’eliski, né dagli scialpinisti. Come eliski abbiamo delle regole ferree che ci vietano di andare in determinate aree, destinate unicamente agli scialpinisti. Non andremmo mai con l’elicottero sulla classica per le pelli, siamo lì per lavorare non per fare la guerra agli altri. È una cosa che ci tengo particolarmente a dire: non siamo i cattivi che arrivano in elicottero come Apocalypse Now, più semplicemente cerchiamo una determinata qualità di neve, determinati pendii, che sulle classiche scialpinistiche non si trovano. Secondo me si potrebbero aprire molte altre zone all’eliski. Lo spazio è ancora tanto.

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