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Anomala migrazione del Polo Nord magnetico verso la Siberia

Un recente studio di Nature ha affermato che “qualcosa di strano sta avvenendo in cima al mondo”.

Il Polo Nord magnetico pare che si stia muovendo più velocemente del previsto verso il Polo Geografico, migrazione cui i geologi ancora non hanno trovato una chiara spiegazione scientifica. Nel dettaglio si sta spostando dal Canada verso la Siberia,“guidato dal ferro liquido nel cuore del Pianeta”.

Che il polo magnetico si muova non è una novità. Sconvolge però la velocità di questo fenomeno. Dalla metà degli anni Novanta ad oggi si è passati da circa 15 chilometri all’anno a ben 55 chilometri all’anno.

Il campo magnetico terrestre è fondamentale per la vita sul nostro pianeta, fungendo da guscio invisibile contro i raggi cosmici e dalle radiazioni letali provenienti dal Sole, che altrimenti lo sterilizzerebbero. Viene prodotto migliaia di chilometri sotto la superficie terrestre da moti che avvengono nel nucleo, in particolare quello esterno, ricco in ferro allo stato liquido per le pressioni e temperature estremamente elevate. Dobbiamo immaginarlo dunque come un fluido metallico in continuo movimento che genera correnti elettriche che, a loro volta, generano il campo magnetico. Conoscerne bene le dinamiche è importante per ragioni pratiche, come per la navigazione marittima e aerea. Per tale scopo ogni tot anni viene rilasciata una versione aggiornata del modello magnetico globale (World magnetic model),  una sorta di codice di dati che fa da riferimento per la moderna navigazione, dal comune Google Maps ai sistemi a bordo delle navi. L’ultimo aggiornamento risale al 2015 e il prossimo era appunto previsto per il 2020 ma, in conseguenza di questa accelerazione, gli esperti di geomagnetismo hanno deciso di anticiparne la presentazione al prossimo 30 gennaio 2019.

L’anomalia del nord magnetico non è in realtà la sola ad aver portato gli scienziati a voler anticipare questa data. Nel 2016 anche il campo magnetico sotto l’Oceano Pacifico orientale, parte della zona settentrionale del Sud America e parte dell’Oceano Atlantico ha mostrato un anomalo picco di intensità, registrato da satelliti dell’Agenzia Spaziale Europea.

Arnaud Chulliat, geomagnetista all’Università del Colorado Boulder e al NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), ha chiarito che  il nuovo aggiornamento si è reso necessario come conseguenza del fatto che l’impulso del 2016 si è verificato poco dopo il rilascio dell’aggiornamento del 2015, che quindi in un certo senso è nato già vecchio.

In ogni caso non stiamo parlando di situazioni catastrofiche o segnali apocalittici. Si tratta di anomalie che, seppure difficili da spiegare e comprendere per chi non è del settore, rientrano nella normalità, decisamente complessa, del meccanismo alla base della formazione, conservazione e mutamento del campo magnetico.

Come dichiarato da Domenico Di Mauro, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), studiare il fenomeno in atto “può fornirci preziosi indizi per capire cosa stia succedendo all’interno del nostro Pianeta, nel nucleo e all’interfaccia tra nucleo e mantello. Questo spostamento del Polo Nord magnetico, più rapido negli ultimi anni, potrebbe essere il segno del possibile innesco di un’inversione dei poli magnetici. Un fenomeno che negli ultimi 170 milioni di anni è avvenuto più di 100 volte, l’ultima circa 780.000 anni fa. Questa inversione dei poli farebbe sparire lo scudo magnetico protettivo della Terra, esponendo il nostro Pianeta al flusso di particelle cariche del vento solare, pericolose per la salute umana”.

 

 

 

 

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