Alpinismo

Bihâna, una nuova via sulla vetta himalayana del Langdung

Lo scorso ottobre gli alpinisti spagnoli Jesús Ibarz, Edu Recio e Pablo Ruix hanno aperto una nuova via ribattezzata Bihâna (6c+) sul Langdung (6357 m), una cima della valle del Rolwaling in Nepal, al confine col Tibet rimasta inviolata fino allo scorso inverno quando una squadra di guide nepalesi è riuscita a completarne la prima salita.

Un obiettivo che non corrisponde a quello inizialmente identificato dal team, partito con l’idea di salire la parete sud del Drangnag-Ri (6801 m) che si è rivelata troppo complessa da affrontare nel tempo a disposizione. Seguendo i consigli di Mikel Zabalza, il trio si è quindi diretto verso il Langdung.

Come racconta Ibarz nel suo report, sono stati necessari tre giorni per raggiungere il villaggio di Na, da cui il team ha iniziato a portare il materiale sul ghiacciaio Ripimo per installare il campo base a 5100 m.

I tre si sono dunque focalizzati sul nuovo obiettivo della spedizione, una lucente parete di granito rosso alta circa 500 metri, seguita da una cresta di oltre 1000 metri.

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La Via Bihâna – Foto FB Jesus Ibarz

Ci sono voluti 6 giorni per completare la via. Il primo giorno è stato dedicato all’avvicinamento dal villaggio al campo base. Già durante il secondo il trio si è spostato al campo base avanzato. Il terzo giorno, una volta portato il materiale in parete, hanno iniziato a salire diversi tiri tra cui il più complesso della via, un camino friabile di grado 6c+ risolto egregiamente da Ruiz. Rientrati al campo base avanzato hanno trascorso una gelida notte a -16 gradi. Alle 3 del mattino sono partiti nuovamente alla volta della parete, così da essere già nella parte superiore alle prime luci dell’alba. Verso le 11, superati vari tiri V+ e 6b, hanno finalmente raggiunto la lunga cresta, caratterizzata da un’alternanza di ghiaccio e roccia.

Una cresta infinita con sezioni di IV e V e tratti con roccia di pessima qualità che, sommate allo scarso acclimatamento, hanno profondamente rallentato l’avanzata. Di certo i tre hanno avuto modo di godere di uno spettacolo eccezionale, quello della sottostante valle del Khumbu con vette come l’Everest, il Lhotse e il Cho Oyu.

Alle 16, ormai esausti, sono giunti in vetta con l’idea di ridiscendere dalla medesima cresta. Una valutazione sul tempo necessario li ha portati a cambiare programma e scendere in doppia verso il ghiacciaio, lungo un canale sul versante ovest. Un percorso che si è rivelato in ogni caso lungo a causa della roccia di bassa qualità.

Verso le 23, dopo ben 18 corde doppie, hanno raggiunto la terminale. A mezzanotte, dopo un’altra manciata di doppie, i tre sono riusciti a rientrare in tenda sul ghiacciaio, dopo ben 21 ore di fatica.

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