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Marmolada: un potenziale enorme che non viene valorizzato

Guido Trevisan, gestore del rifugio Pian Dei Fiacconi

“C’è il rischio di perdere la tutela Unesco, queste montagne sono patrimonio dell’umanità, bisogna mettere il freno al business selvaggio” ha affermato poco tempo fa Federico Caner, assessore al Turismo della Regione Veneto, riguardo al potenziamento e alla realizzazione di nuovi impianti di risalita in Val di Fassa. “Siamo entrati nel top delle meraviglia del mondo a una sola condizione: non costruire nuovi impianti. Il Veneto ha rispettato i patti, Trento sta barando. Quel marchio Unesco è una garanzia per il futuro, per questo quei 70 metri di ghiacciaio debbono restare a Rocca Pietore” aggiunge Andrea De Bernardin, sindaco di Rocca Pietore. Quella che però non si è ancora sentita è la voce di chi sul ghiacciaio della Marmolada ci lavora tutto l’anno. Persone come Guido Trevisan, gestore del rifugio Pian Dei Fiacconi, che da quasi vent’anni trascorre buona parte dell’anno sui ghiacci dolomitici accogliendo e offrendo ristoro a turisti, appassionati e curiosi esploratore della Regina delle Dolomiti.

 

Guido, si può dire che sei stato motore della rinascita di Pian Dei Fiacconi?

Io ho preso in gestione il rifugio nel gennaio 2001 con l’amico e allora socio Sergio Rosi. Quando l’ho preso era ai minimi storici. Dopo il boom degli anni ’70, ’80 e ’90 la zona ha subito un declino, dovuto sia alla situazione economica e politica che alla discontinuità di gestione, che ha in breve portato il rifugio dello splendore alla sopravvivenza. Ricordo che quando sono entrato si viaggiava con circa un centinaio di pernotti a stagione, ora sono più che raddoppiati.

Gli operatori han cercato di fare qualcosa per risollevare le sorti della Marmolada?

Tutti, non solo io ma anche i miei vicini, è come se aspettassero qualcosa. Tutti in attesa del ponte invernale o di qualcos’altro.

Quando sono arrivato c’era sempre una scusa per giustificare la poca gente, si aspettava che cambiasse qualcosa.

Come si è riusciti a cambiare questa tendenza?

In realtà non è servito molto. È stato sufficiente tenere aperto. Far sapere alla gente che siamo aperti anche d’inverno, che questo è un bel posto, che qui si può fare freeride alla grande e che questo qui è uno dei rari luoghi dolomitici dove si può fare freeride. Un posto come la Marmolada non lo trovi da nessun’altra parte in Dolomiti.

Le possibilità offerte sono tantissima ma, per avere turismo, bisogna avere punti d’appoggio. Servono strutture ricettive, rifugi dove chiedere informazioni sulle condizioni, dove dormire, dove fermarti e ridere e a vedere i video e le foto della giornata. Offrire ai frequentatori un punto d’appoggio aperto tutto l’anno è stata la svolta per la stagione invernale. Prima qui rimaneva tutto chiuso e si ricominciava verso Pasqua. Io salgo e apro a metà febbraio, come nella tradizione di questo rifugio che è sempre stato aperto in quel periodo. Apriva per la stagione scialpinistica di un tempo, quando gli sci si tiravano fuori a febbraio e non l’8 dicembre.

Il rifugio Pian Dei Fiacconi

Oltre a queste idee, anche la provincia ha proposto un programma di sviluppo per il turismo in Marmolada…

Questo è il mio pane quotidiano, nel senso che sono un ingegnere ambientale quindi posso parlarne con sicurezza. Si è parlato tanto della proposta della provincia, che sotto certi aspetti può anche essere interessante. Finora però non ho visto molte cose realizzate. Erano stati avanzati progetti di pista ciclabile attorno al lago Fedaia, la realizzazione di una casa della scienza, un punto di osservazione delle marmotte.

La Marmolada avrebbe tanto da promuovere, è la Regina delle Dolomiti. È stata un campo di battaglia durante la grande guerra, ci sono tante di quelle passerelle del 1915-18 mai recuperate. Ci sono zone ricche di fossili e caratteristiche geologiche e glaciologiche uniche in grado di attrarre turisti e visitatori. Io punterei su questo nella promozione della Marmolada. Abbiamo un potenziale enorme che non viene sfruttato.

Per quanto riguarda invece lo smantellamento, il rifacimento e la realizzazione di nuovi impianti di risalita?

Penso che il mantenimento di un impianto di risalita di portata normale, come quello attuale, o più potenziato certamente può aiutare. Per quel che so io anche la Provincia è a favore nel mantenere la situazione attuale. L’altro aspetto invece, quello che riguarda il collegamento da Pian Dei Fiacconi a Punta Rocca e Porta Vescovo, se parlo con il cuore e sinceramente non mi oppongo. Non è il mio sogno cambiare quel posto, ma dal punto di vista dell’impatto ambientale un impianto che da Pian Dei Fiacconi raggiunge Punta Rocca non cambia molto le cose.

Come mai?

Su Punta Rocca è stata realizzata una stazione di arrivo che si vede da Venezia, ed è fatta apposta perché la si noti.

Il vero problema non sta però solo negli impianti, ma nel fatto che è stata cambiata la natura di un posto. Abbiamo realizzato il lago di Fedaia per la produzione di energia elettrica e ci sono due strade che passano attorno al lago. Con tutto questo non è certamente un impianto a cambiare più di tanto le cose.

Ovviamente il collegamento a Punta Rocca non è una mia ambizione, sia chiaro. E ci tengo anche a sottolineare che non sto parlando a favore dell’impianto ma a favore della coerenza. A me sentir dire che per fare l’impianto fino a Punta Rocca è necessario sbancare milioni di metri cubi di montagna fa sorridere perché questa montagna è già stata snaturata quando hanno realizzato l’impianto attuale e non vedo perché un altro tracciato dovrebbe cambiare tutto. Non dovremmo raccontarci tante balle sull’inaccettabilità di un impianto. Dovremmo invece iniziare a proporre un tipo di turismo diverso, alternativo, a quello che porta migliaia di persone con una funivia.

Quali sono le idee degli operatori a riguardo?

Sicuramente è da trent’anni che aspettano un cambiamento. La cosa di cui si parla di più è la sistemazione delle strade. Non è possibile che in anni di neve normale il passo Fedaia venga completamente chiuso e non pulito per il 90 percento dell’inverno. Nel 2014 per esempio la strada che sale da Canazei è stata chiusa fino al 29 marzo e quella che attraversa il Fedaia fino al 5 maggio.

Riuscire a tenere aperte le strade durante l’inverno è fondamentale per far si che i turisti possano arrivare, ed è una delle prime cose che chiedono molti operatori. Dopo questo c’è poi la speranza che venga realizzato il collegamento tra Punta Rocca e Punta Vescovo per incrementare il numero di turisti.

Su cosa credi di dovrebbe invece puntare per il benessere della Marmolada?

Sicuramente su un progetto comune portato avanti da tutti gli operatori insieme sinergicamente. Io credo molto nel turismo sostenibile, non solo sotto l’aspetto dell’impiantistica ma anche dal punto di vista dei servizi. Creare una cultura sostenibile, con energie rinnovabili e offrire ai visitatori quello abbiamo: la cultura del posto, la storia della Grande Guerra di cui è importante non perdere la memoria, le bellezze naturalistiche. Abbiamo l’ultimo ghiacciaio alpino delle Dolomiti e una storia geologica molto particolare. Abbiamo un potenziale enorme che dobbiamo solo cercare di promuovere e valorizzare.

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