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Messner sulla montagna: “Non serve un numero chiuso”

Senza infrastrutture è la montagna a stabilire chi può accedere o meno. Non serve un numero chiuso“. Lo ha detto Reinhold Messner a Bolzano, durante una delle serate di presentazione della sua ultima fatica letteraria, “L’assassinio dell’impossibile“.

Ovviamente il Re degli Ottomila fa riferimento ai fatti recenti, soprattutto la questione del Monte Bianco, dove gli accessi sono stati a più riprese limitati, fino ad arrivare all’imposizione di un tetto massimo giornaliero, oltre alla condizione necessaria di avere, nel caso si voglia salire dalla via normale francese, una prenotazione in rifugio.

La questione va però al di là degli accessi e dei rifugi. Con queste affermazioni Messner richiama anche un articolo da lui pubblicato ormai cinquant’anni fa, in cui difendeva la posizione di chi si opponeva all’utilizzo di chiodi fissi nell’arrampicata. Gli anni passano e i tempi cambiano, ma per la leggenda dell’alpinismo limitare l’uso di infrastrutture consente veramente di cimentarsi ancora con l’impossibile, tanto cercato e agognato da tutti quelli che come lui sono nati per superare i limiti: “Rinunciando alle infrastrutture, come appunto le via ferrate, l’impossibile non è destinato a scomparire, ma agli alpinisti resta un’infinità di imprese impossibili da affrontare“.

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Un commento

  1. Mi fa piacere che abbia rivisto la sua opinione, riportata poco tempo fa anche dal sito montagna.tv, dove invece sosteneva la via del Gouter andava regolamentata in quanto turistica. Devo dire francamente che, allora, mi aveva stupito quella uscita poichè in contrasto con quanto da lui sempre professato

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