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È tornata la neve sulle Alpi tra la schizofrenia degli allarmi

Siamo ad agosto, manca qualche giorno a settembre e la neve è tornata ad imbiancare le Alpi, dove in Dolomiti ha imbiancato i pendii ed in alcune valli è scesa fino a 1.200 metri. Oltre i 2.000 metri l’accumulo è arrivato in alcune zone a 30 cm, come sui rifugi della Val Badia o Val Gardena. 

Una situazione insolita per la stagione estiva, ma l’allerta valanghe per le Dolomiti emanato, per non saper né leggere né scrivere, dall’ARPA del Veneto è parso un po’ eccessivo per le poche decine di centimetri di manto bianco steso su rocce nude e secche. Ma forse meglio abbondare che “deficere” in situazioni a rischio.

Quello della meteorologia è veramente un’arte o scienza buffa. C’era una volta Bernacca, gran signore delle previsioni della prima generazione televisiva, poi arrivò Giuliacci, anche lui serio scientificamente e spiritoso d’animo, che ci ha accompagnato per la prima lunga stagione della tv privata. Ora siam serviti dal web e i comunicati meteo, talvolta allarmistici, ci piovono, quelli si, dall’alto delle Prefetture, della Protezione Civile, delle ARPA, dei Comuni e di ogni ente e istituzione che si sente (tutte) legittimata a occuparsi della sicurezza e il benessere pubblico. Ormai siamo alle telefonate personali al cittadino per annunciare un’allerta arancione. Che tutti sanno è prima del disastroso allerta rosso.

Quel che ci si chiede è se questo bailamme allarmistico, certamente originato da buone intenzioni, sia utile e quanto; della serie: “meglio un allarme in più che un morto”, che è vero, ma vale anche quel che le nostre saggie nonne ci insegnavano, vale a dire di non urlare inutilmente “al lupo, al lupo” perché poi quando il lupo c’è i cacciatori non ti credono e ti lasciano solo.

Può poi accadere che l’uso ambiguo delle previsioni allargate e diffuse e degli allarmi da parte di qualche sconsiderato operatore turistico provochi catastrofi invitando sul web i turisti marittimi a non sprecare la giornata tempestosa sulla triste battigia, dedicandola alla visita di forre torrentizie ricche di natura.

Questa super democratizzazione delle previsioni meteo, un poco caotica, autogestita rischia di apparire priva di serie basi scientifiche. La maggior parte delle “elaborazioni meteo” ufficiali viene fatta su dati forniti da pochissime fonti globali provenienti dai gestori dei satelliti meteo, da loro validati e messi a disposizione degli enti locali che li elaborano con algoritmi che tengono anche conto dei dati del territorio. Tutto bene dunque? Più o meno, la moltiplicazione infinita dell’informazione in rete e la voglia di “originalità” foss’anche inventata ci mettono lo zampino facendo danno. Di fatto ognuno fa quel che vuole e copia da internet quel gli pare interpretandolo. Questo il web.

Forse un poco di ordine, gerarchico almeno per gli annunci e allarmi ufficiali andrebbe pensato. Per il resto, com’è di moda oggi, dobbiamo sperare nella cultura scientifica diffusa di tutti noi (campa cavallo).

In ogni caso è bene informarsi prima di una escursione sulle condizioni meteo.

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