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I ghiacci dell’Ortles restituiscono reperti storici della Grande Guerra

Sta diventando un appuntamento fisso quello del ghiacciaio dell’Ortles con la storia. Come già accaduto in passato, a seguito delle alte temperature e dello scioglimento di parte della superficie, nelle ultime settimane il ghiaccio ha restituito alcuni nuovi reperti risalenti al periodo della Grande Guerra. Il 16 agosto la direttrice dell’Ufficio beni architettonici ed artistici della Provincia di Bolzano, Waltraud Kofler Engl, si è recata sul posto con un archeologo, per riportare alla luce i nuovi cimeli. Con loro, alcuni membri dell’associazione che preserva queste reliquie, la Ortler Sammlervereins Erster Weltkrieg.

La zona dell’Ortles, come molte località dolomitiche, faceva parte del fronte italiano durante la Prima Guerra Mondiale. Qui però, le baracche venivano costruite dai soldati direttamente nel ghiaccio, con diverse gallerie a collegarle. A differenza di altre località, dove il tempo ha portato via i resti del conflitto, il ghiacciaio ha conservato e spesso inglobato molte di queste strutture. Le alte temperature contribuiscono quindi a far riemergere i reperti.

Come racconta nell’edizione di domenica del quotidiano Alto Adige la direttrice Waltraud Kofler Engl: “I cambiamenti climatici stanno accelerando lo scioglimento del ghiacciaio che, ritirandosi, porta alla luce frammenti di vita quotidiana: baracche, pezzi di vestiti, mucchi di immondizie, bucce di limone usato per combattere lo scorbuto, barattoli di conserve vuoti e ancora pieni. Il problema è che una volta che “escono” dal ghiaccio le baracche crollano nel giro di poco tempo“.

Ciò che viene restituito dalla montagna rischia sempre infatti di sparire: le strutture, vecchie e logore, hanno vita breve e i cimeli sono a costante rischio di furto da parte di ladri, che puntano a rivenderli ai collezionisti. I ricordi di centinaia di soldati, vissuti e in molti casi anche morti intorno ai 3.000 metri di quota, scompaiono fin troppo spesso dalla circolazione per diventare merce di scambio nelle mani di qualche mercante di reperti.

Per prassi l’associazione segnala all’Ufficio beni architettonici le zone in cui il ghiaccio si sta ritirando lasciando dietro di sé delle strutture. L’Ufficio beni archeologici provvede quindi al recupero o, nel caso in cui non fosse ancora possibile, alla catalogazione dei beni emersi con la collaborazione di una ditta specializzata. I casi  di appropriazione indebita però dilagano e molti di questi cimeli spariscono da un giorno all’altro, sottratti allo studio degli esperti e alla memoria collettiva per finire in qualche collezione privata.

I ritrovamenti degli ultimi giorni comprendono una stufa, alcune brande, delle coperte e degli indumenti tra cui un mantello di feltro dallo stile alpino. Interessante anche un documento, scritto a mano in una lingua slava, conservato appallottolato nel ghiaccio. Forse delle pagine di un diario o una lettera. Di recente tre nuove baracche hanno cominciato ad emergere dal ghiaccio, probabilmente ricche di cimeli e storia. Come per la lettera appena rinvenuta però, solo il tempo potrà darci più informazioni, a patto che la memoria di quei soldati venga rispettata.

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4 Commenti

  1. Se emergono dal ghiaccio vuol dire che a quell’epoca il ghiaccio aveva quel livello lì e dopo è aumentato. Ma allora, in che senso i ghiacciai starebbero regredendo ? Forse prima del 1915 erano ancora meno ?

    1. “le baracche venivano costruite dai soldati direttamente nel ghiaccio”

      forse non hai letto bene l’articolo…

  2. Probabilmente fatichiamo non poco a renderci conto di cosa fecero durante la guerra. Scavare grotte nel ghiaccio e nella roccia e viverci dentro.

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