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“Due cuori in cammino”, una storia di downshifting montano

Cercando in rete ogni tanto capita di trovarsi di fronte a storie uniche, a racconti di vita appassionati come quello di Marco e Laura. Marco e Laura sono, ormai per tutti, due cuori in cammino. “Siamo spostati da 13 anni e viviamo in provincia di Bergamo, vicino alle Prealpi Orobie dove gestiamo un B&B” ci raccontano subito con felice entusiasmo.

“Prima lavoravamo a Milano, avevamo entrambi lavori molto ben pagati ma con molto poco tempo libero” spiegano sottolineando che dopo il matrimonio non concepivano l’idea di vedersi solo in quel lasso di tempo non occupato dal lavoro. “Volevamo passare più tempo insieme e così siamo venuti in montagna stravolgendo completamente la nostra vita”. Marco e Laura hanno infatti lasciato il lavoro per diventare imprenditori. “Abbiamo fatto un processo di downshifting: abbiamo scelto di rinunciare allo stipendio, alla disponibilità economica di cui godevamo prima per avere più tempo libero. Non abbiamo macchinoni o cellulari ultimo modello, ma abbiamo più tempo libero da dedicare a quel che ci piace fare. Oggi facciamo tanta autoproduzione e la qualità della nostra vita è salita alle stelle. Ci alziamo tutte le mattine senza traffico, senza camion della spazzatura. Possiamo andare a passeggiare in riva al lago e, in ormai 12 anni, siamo riusciti a trovare un giusto equilibro tra guadagno e tempo libero”.

 

Sul vostro blog abbiamo scoperto che siete anche degli amanti del viaggio con gli scarponi ai piedi e lo zaino in spalla…

Si, diciamo che tutto è iniziato da un blog risalente ormai a molti anni fa. Un sito lasciato andare e chiuso, di cui però conserviamo ancora tutto il materiale. Uno dei nostri progetti futuri sarebbe infatti quello di riprendere il materiale storico e includerlo nel blog attuale. Abbiamo due o tre hard disk di materiale sui nostri viaggi. Abbiamo visitato molte zone, tra le più emozionanti certamente la Turchia, il Nepal e il Sud America.

Uno dei vostri primi grandi viaggi è stato il cammino da Bergamo a Santiago “contro il cancro”…

Si, siamo partiti da Monasterolo, un paese a 30 chilometri da Bergamo. Abbiamo camminato con la collaborazione di un’associazione di paese con lo scopo di riuscire a recuperare i fondi per comprare un ecografo per l’ospedale locale dato che le code per l’ecografia erano molto lunghe. Alla fine siamo riusciti a raccogliere circa 6500 Euro.

A fianco di questo progetto di raccolta fondi, nei nostri passi, c’era anche l’obiettivo di aiutare a fare una campagna di sensibilizzazione per la prevenzione del tumore al seno.

Dopo è poi venuta l’esperienza patagonica…

Siamo orami rientrati da alcuni mesi da questa esperienza. Eravamo già stati in Patagonia nel 2009 e l’avevamo girata come backpacker. Posti come quelli vanno però esplorati a piedi e con la tenda perché la Patagonia ha spazi immensi e tanti luoghi non sono raggiungibili con i mezzi pubblici. Volevamo conoscerla meglio, così abbiamo deciso di imbarcarci in un lungo cammino attraverso  il continente Sud Americano.

Abbiamo deciso di cimentarci sul tracciato del Great Patagonian Trail che non è un cammino vero e proprio, ma un suggerimento di direzione.

Cioè?

Si tratta di un progetto personale realizzato da un signore tedesco che vive in Cile e ha realizzato un collage di cammini. Si tratta di più percorsi uniti insieme, spesso solamente da tracce GPS. Non è un vero e proprio percorso tracciato e marcato. Non ci sono strutture di supporto e i sentieri non sono mantenuti.

Quando siamo arrivati abbiamo capito in cosa ci stavamo cimentando. Alcuni pezzi del tracciato esistevano, si trattava di alcune rute patrimoniali. Alcuni punti invece erano orami abbandonati da anni oppure erano stati deviati a causa della costruzione di dighe.

Cosa vi è però rimasto di questa esperienza?

È stata un’esperienza dura, ma stupenda. È difficile esprimere il vissuto e i luoghi attraversati a parole. L’unica cosa certa è che la Patagonia, insieme a pochissimi altri luoghi, è una delle ultime aree selvagge del pianeta. Siamo passati dalla neve, al sole cocente nel giro di pochissime ore. Attraversando la Terra del Fuoco abbiamo trovato venti a oltre cento chilometri orari. Ci siamo mossi in un clima estremo tra paesaggi spettacolari.

Avete incontrato qualcuno lungo il vostro percorso?

Abbiamo avuto modo di conoscere la gente del luogo rimanendo positivamente stupiti. Sono persone accoglienti come lo eravamo noi quaranta anni fa.

Ovviamente non stiamo parlando delle grosse città, ma degli abitanti dei piccoli centri. Nella parte rurale dei Paesi le porte sono sempre aperte ai viandanti, si mangia insieme e si chiacchiera.

Avete già in mente qualche meta per i prossimi viaggi?

Ne abbiamo un paio. Sicuramente torneremo in Cile, ma non sappiamo ancora se quest’inverno o il prossimo.

Poi siamo rimasti affascinati dal Jordan Trail, un percorso di 650 chilometri inaugurato l’anno scorso che dalla Giordania arriva al mare. Vorremmo percorrerlo per promuoverlo anche in Italia, ha tutta una parte storica e turistica molto interessante e certamente da far conoscere.

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