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Adam Ondra: spingendo di più potrei fare un 9c+, ma sono molto lontano dal farlo

Non necessita di presentazioni, è uno dei climber più forti di tutti i tempi e ha saputo alzare l’asticella su difficoltà un tempo impensabili. Stiamo ovviamente parlando di Adam Ondra, l’ormai ex enfant prodige dell’arrampicata sportiva e oggi climber affermato a livello mondiale.

Volevamo ascoltarlo mentre si raccontava, mentre ricordava i primi anni, le prime prese. Volevamo ascoltare i suoi pensieri così l’abbiamo cercato e, non con poca difficoltà, siamo riusciti a rintracciarlo. L’abbiamo scovato tra le pareti del Canada dove giusto ieri ha liberato Disbelief (9b), progetto su cui si è impegnato nelle ultime settimane.

Un giovane Adam Ondra nel 2003, impegnato su un blocco in Francia. Foto Jitka Mazlova

Sappiamo che sei in Canada, viaggi davvero tanto oltre ad arrampicare, si può dire che questa sia un’altra tua passione?

Per me viaggiare fa parte dell’arrampicata e il modo in cui vivo i viaggi è paragonabile all’amore che provo per l’arrampicata. Quindi non posso che dire si: amo viaggiare.

Grazie all’arrampicata ho visitato molti posti che non avrei mai pensato di poter scoprire altrimenti. Posti puri, di una bellezza immensa. Ma anche luoghi che, a un primo sguardo, non hanno nulla di spettacolare. Situazioni in cui, la magia che caratterizza un certo luogo, si esprime appieno solo dopo averci passato del tempo.

Ricordi la prima arrampicata della tua vita?

No, sinceramente non la ricordo. E’ passato tanto tempo ed ero veramente tanto giovane che non posso ricordarlo. I miei genitori, ottimi climber, hanno iniziato a portarmi su roccia fin da piccolissimo, potrei dire fin dal mio primo giorno di vita.

A un certo punto poi, è stato naturale per me iniziare ad arrampicare. Tutte le persone che conoscevo arrampicavano, quindi sono passato dal penzolare sulla roccia a un approccio più serio che mi ha portato, dai sei anni in poi, ad arrampicare quattro volte a settimana.

È così che ti sei appassionato a questo mondo?

1995, una delle prime scalate di Adam. In Slovenia. Foto Archivio Adam Ondra

Diciamo che all’inizio non si trattava di passione. Semplicemente vivevo in questo mondo. Come ho già detto tutti quelli che conoscevo arrampicavano, quindi ho iniziato a pensare che forse avrei dovuto iniziare anche io, che forse avrei dovuto provare.

Soltanto più tardi, quando ho partecipato alle prime gare, ho trovato nel successo qualcosa che mi ha spronato a fare sempre meglio. Ho trovato nella sfida l’ambizione di riuscire.

Quando poi, un anno dopo, ho imparato a leggere, tutto è davvero cambiato. Appena ho preso in mano il mio primo libro d’arrampicata ho capito quanto amassi quell’attività. Allo stesso tempo poi ho preso coscienza di possedere un talento. Un talento che ho cercato di sviluppare con il sogno di poter vivere esattamente come sto vivendo adesso.

Quali pensi sia la salita più importante per l’arrampicata sportiva e perché?

Di certo la prima ascesa di Action Direct (9a, Frankenjura, Germania. Liberata da Wolfgang Güllich nel 1991). Si tratta di una via rivoluzionaria, non solo in termini di difficoltà, ma anche dal punto di vista di come fu comunicata a tutta la comunità.

Oltre a questa c’è poi la prima, rivoluzionaria, salita in libera di The Nose (8b+/5.14°, Prima libera: 1993, Lynn Hill), soprattutto perché compiuta da una donna.

Hai spinto il livello dell’arrampicata mondiale a livelli altissimi, dove credi si possa ancora arrivare?

Più in alto sali nella scala dei gradi più diventa difficile. Credo ormai di essere davvero vicino ai miei limiti personali. Sono però certo che spingendo ancora di più posso arrivare a un 9c+ ma, per il momento, sono molto lontano dal farlo.

Posso però immaginare che qualcuno sia in grado di salire un 10a, o vie più dure, un giorno.

Sei ritenuto il miglior climber al mondo e sei l’icona di molti ragazzi appassionati, cosa suggeriresti a chi si vuole avvicinare al mondo dell’arrampicata?

Foto Maciek Ostrowski

Dipende da cosa ti aspetti di ottenere dall’arrampicata. Si tratta di un’attività con mille sfaccettature in cui ognuno di noi può trovare quel che più gli piace e apprezza.

Per quanto riguarda i consigli, potrei darne molti ma è veramente questo quel che conta? Non credo. Quel che conta davvero è arrampicare. Facendo progressi ti diverti, ti senti soddisfatto e capisci che se Sali di livello ti diverti ancora di più.

Per quanto riguarda invece l’approccio all’arrampicata puoi scegliere se arrampicare soltanto in palestra oppure andare in falesia, sulla roccia. Io non ho nulla in contrario con chi scala solo sulla plastica, ma in questo caso ti stai perdendo tanti aspetti stupendi dell’arrampicata. Esci. Sii curioso, prova nuove cose e sii felice. Soprattutto sii felice, è la cosa più importante per tutti.

Pronto per le olimpiadi?

Decisamente no, ma ho ancora due anni per prepararmi. (ride)

Basta parlare di arrampicata, a che punto sei con gli studi?

Ho finito. Due anni fa ho preso la laurea triennale e oggi sono un climber professionista. Un giorno potrei pensare di tornare sui miei passi e finire la laurea specialistica, ma ora ho molte cose in ballo per cui non sarei in grado di concentrarmi sullo studio. Si tratta di un problema che ho dovuto affrontare anche durante quei pochi anni di università: non mi sentivo mai completamente in forma a causa dello stile di vita stressante che non mi permetteva di dormire abbastanza. Spesso, se dovevo studiare o allenarmi, non dormivo proprio.

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