OutdoorTrail running

Filippo Bianchi, la nuova promessa della corsa in montagna

Il 29 aprile con la vittoria del Val Bregaglia Trail a Chiavenna Filippo Bianchi, runner di Ponte Caffaro, si è qualificato per i mondiali di lunghe distanza in Polonia.

La manifestazione si terrà il prossimo 24 giugno e per il 27enne lombardo sarà la prima volta con la maglia della nazionale di corsa in montagna.

Quando hai iniziato a correre?

I miei genitori sono degli sportivi e mi hanno trasmesso la passione per le attività fisiche. Per questo sono sempre stato in movimento. Ho sempre praticato sport in montagna. Da piccolo facevo sci da fondo e più avanti anche scialpinismo. Ho giocato a calcio fino a 20 anni poi, finite le superiori, mi sono arruolato volontario negli Alpini. Mi hanno mandato a Brunico dove ho iniziato a correre più seriamente. Ci portavano tutte le mattina prima dell’addestramento.

Da cosa nasce la scelta di arruolarti nell’Esercito, speravi di entrare nel Gruppo Sportivo?

Diciamo che tutto nasce dalla voglia di provare quell’esperienza. Solo dopo, grazie anche alle persone che ho incontrato, ho maturato l’idea del Gruppo Sportivo. Molti mi han detto di provare perché avevo delle possibilità di inserirmi e farmi conoscere nell’ambito sportivo.

Dovendo però tirare le somme devo ammettere che non mi interessava più di tanto la componente militare quanto quella sportiva.

Poi, le cose non sempre vanno come si spera, alla fine dopo un anno ho scelto di lasciare.

Torniamo alla corsa… Pare evidente che la montagna sia stata la tua prima passione…

Esatto. Volendo essere sincero devo ammettere che si, corro per portare a casa dei risultati, ma tolto questo la passione per la montagna va oltre ogni competizione. Spesso capita che metta da parte la preparazione per andare a godermi i paesaggi, per fare foto o per stare con il cane. Mi diverto a praticare scialpinismo e non solo. Diciamo che, tolta la corsa, cerco di vivere le terre alte e 360 gradi.

Hai mai gareggiato nello scialpinismo?

In passato si, poi lavorando non sono più riuscito a star dietro alla disciplina. È uno sport molto impegnativo e fare gare ad alto livello richiede molta preparazione e concentrazione. La corsa invece richiede meno tempo per la preparazione.

Non ho però smesso di usare le pelli. Con gli sci mi alleno e mi diverto.

Hai detto che lavori, quindi nella vita non fai il runner…

Sono un operaio specializzato, nell’attesa di trovare qualcosa di meglio. Con la corsa non riesco a vivere anche se mi occupa buona parte della giornata. Praticamente vivo in funzione della corsa, vivo in funzione degli allenamenti che devo stare attento a incastrare con il lavoro e gli altri impegni. Fortunatamente faccio i turni e così riesco ad avere il tempo per organizzarmi.

Sappiamo che questo è solo un punto d’inizio, ma ti aspettavi di arrivare in nazionale?

Sinceramente no, anche se negli sport sono sempre stato molto portato. Quando ho iniziato a giocare a calcio ad esempio ho avuto l’opportunità di giocare due stagioni nelle giovanili del Brescia. Poi ci vuole tempo, pazienza e pochi infortuni per andare avanti, oltre al talento.

Nella corsa forse è più facile perché non serve un talento particolare. Basta saper tener duro e aver pazienza. Aver voglio di sacrificarsi e allenarsi. Bisogna imparare ad avere costanza

Ogni volta in cui correvo avevo nella testa, in un angolino piccolo e nascosto, la speranza di poter un giorno andare in nazionale. Sono contento di esserci riuscito pensando a tutti i sacrifici, alle rinunce.

Hai un sogno?

Dal punto di vista sportivo spero di arrivare a ottenere una qualificazione mondiale. Credo sia tanto, anche se poi si può sempre ambire a qualcosa di più.

Nelle vita privata invece non ho sogni particolari. Per ora non mi posso lamentare. Magari mi piacerebbe avere un altro lavoro, ma per ora va bene così. Di questi tempi è già una vittoria averlo.

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