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Everest, Marco Camandona: “La sicurezza dei clienti al primo posto”. Ecco perchè ho rinunciato alla vetta

La cordata italiana composta dagli alpinisti e guide alpine valdostane Marco Camandona e François Cazzanelli e dai rispettivi clienti, l’astronauta Maurizio Cheli e dall’imprenditore Sergio Cirio, è partita il 10 aprile scorso con l’obiettivo di raggiungere la cima dell’Everest dalla parete Sud, versante nepalese, con l’ausilio dell’ossigeno.

Dopo circa un mese di allenamenti e acclimatamenti tra il Campo Base e i vari campi intermedi, tra la notte di mercoledì e giovedì è iniziata l’ascesa verso la vetta dal campo 4, a 8.036 metri, dal Colle Sud per poi proseguire verso la vetta. Ma proprio a Colle Sud la cordata ha dovuto prendere una decisione importante ed alquanto dolorosa a causa di un problema legato alle bombole d’ossigeno.

“Purtroppo uno Sherpa che doveva portare delle bombole di ossigeno è stato male ed ha raggiunto il Campo 4 solo alle 23 (ora nepalese) del 16 maggio. L’orario stabilito per partire verso la vetta era alle 19 (ora nepalese) dello stesso giorno e trovandoci a non avere abbastanza ossigeno per tutte e due le squadre abbiamo dovuto fare delle scelte: una squadra doveva necessariamente rinunciare. La sicurezza dei clienti è al primo posto”. Inizia così il racconto di Camandona raggiunto al telefono dal Campo Base dell’Everest: “Sergio Cirio ha deciso di rinunciare alla salita nonostante le sue buone condizioni fisiche ed io di rimanere con lui al Campo 4 dove ho passato la notte senza l’ausilio della bombola di ossigeno”.

La decisione, presa di comune accordo e in assoluta serenità tra le due guide, Maurizio Cheli e Sergio Cirio, è stata dettata prima di ogni altra cosa, da motivazioni legate alla sicurezza e secondo, ma non di minor importanza, dal rapporto di qualità professionale guida-cliente che contraddistingue Camandona ed umano: “Con Maurizio Cheli, al mio posto, è salito François Cazzanelli che non era mai salito sull’Everest. Ho pensato che questa fosse l’occasione giusta per lui”.

Camandona, che aveva già conquistato la vetta nel 2010 dal versante tibetano e senza l’ausilio dell’ossigeno, in questa occasione ha preferito favorire l’ascesa di Cazzanelli per il quale l’Everest si conferma essere il primo 8000 del giovane alpinista di Cervinia. Alle ore 5.45 locali, (2.00 ora italiana) del 17 maggio 2018, Cazzanelli ha raggiunto la vetta, a quota  8.848 metri portando con se in cima al tetto del mondo l’astronauta Maurizio Cheli, con l’ausilio dell’ossigeno e con l’aiuto di Ramesh Gurung e Nima Rima Sherpa.

La notizia del raggiungimento della vetta è stata confermata attraverso comunicazione satellitare, dall’alpinista Marco Camandona, che ha curato la preparazione fisica di Maurizio Cheli nel corso degli ultimi 3 anni. “Sia io sia François siamo arrivati a 8000mt al Colle Sud senza ossigeno, – afferma con orgoglio Marco Camandona – mentre i clienti invece hanno iniziato ad usare l’ossigeno dal Campo3, da quota 7100mt in su. Questo è sicuramente indice di un’ottima preparazione atletica da parte di tutta la cordata”. E conclude: “Il morale è buono. Adesso ci riposiamo per qualche giorno e poi assieme a François Cazzanelli tenteremo la scalata al Lhotse (n.d.r. 8516 mt) durante la prossima finestra di bel tempo”. L’ascesa è prevista presumibilmente dal 23 maggio prossimo. Per Marco Camandona sarebbe il suo ottavo ottomila senza ossigeno.

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