Alpinismo

Manolo: gli anni immortali della gioventù

Eravamo Immortali è il titolo della prima vera opera letteraria del Mago, alias Manolo. Il testo è un racconto franco, sincero, che apre subito con una frase simbolica di quella che sarà la narrazione Viazàr descanta in Veneto. Viaggiare sveglia, fa aprire gli occhi.

Si capisce subito dove vuole andare a parare l’arrampicatore che da poco ha spento le sessanta candeline. Quella che si legge tra le righe di questo testo è una storia seria scritta e raccontata con l’ironia della saggezza, con l’esperienza della vita, ma pur sempre una storia personale “che non vuole insegnare nulla a nessuno” precisa Manolo.

 

Com’è nato questo libro?

Io non avevo voglia di scriverlo, ci han messo tanto a convincermi. Alla fine ho firmato un contratto e allora mi sono sentito obbligato (ride), ma non è facile se non sei uno scrittore. Devi trovare un punto di partenza. Devi trovare un’idea, un modo per farlo e devi anche avere la voglia di farlo. È una cosa difficile, ed è passato del tempo prima che trovassi l’inizio.

La cosa certa è che non potevo scrivere un romanzo, non sono uno scrittore. Allora è nato un libro autobiografico che parla di me, non per vanità, ma perché è la strada più facile per poter raccontare.

Eravamo immortali, un titolo malinconico…

Si e no perché è quello che succede in gioventù, ci si sente immortali. Ormai per me è il tempo andato, quello lontano di quando avevo vent’anni. Succedeva di tutto e sembrava che nulla scalfisse questa immortalità.

Mi sembrava il titolo giusto per quel che accadeva e per come affrontavamo la vita. Dentro ci sono i racconti di quel che è accaduto a chi mi ha accompagnato nella vita e nell’arrampicata.

Leggendo il libro si capisce qual era lo spirito che ci spingeva, il nostro modo di vivere che era anche un po’ lontano dal nostro tempo.

Cosa vuole essere il libro?

È un tentativo di non dimenticare le cose che facevamo, quegli esperimenti forse troppo ambiziosi, e il modo in cui vivevamo le esperienze. Dentro c’è il mio approccio alla montagna e ai suoi cambiamenti. È il mio, ognuno di noi poi ha un suo approccio diverso. Diciamo che però scrivendo a 60 anni è ovvio trovare anche un minimo di riflessione in quello che dico e poi c’è quel tentativo di riportare il lettore a quel periodo, a quel che accadeva, al vissuto.

Ho anche raccontato le diversità di educazione tra i miei anni e quelli attuali. Non giudico, ma metto lì delle cose, dei fatti, che poi spetterà al lettore interpretare. Ognuno legge quel che vuole, lo interpreta come preferisce. Spero solo di non essere frainteso (ride).

È una storia finita?

Ho fatto così tanta fatica a sedermi davanti al computer e a mettermi a scrivere che, devo essere sincero, figuriamoci se mi vien voglia di farlo un’altra volta. Se uno sa scrivere si mette lì e va avanti, io però non sono uno scrittore. Sono l’autore di questo libro perché effettivamente nessuno mi ha aiutato a scriverlo e ho voluto fare di testa mia dall’inizio alla fine e come sempre me ne assumo le responsabilità.

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7 Commenti

  1. Qualche imitatore dell’alpinismo estremo non e’ rimasto immortale.Non ha fatto in tempo a scrivere le memorie, forse ha lasciato qualche diario di giornata con l’intenzione di dedicarsi ad ampliamenti ..piu’ tardi..passati gli…anta.

  2. Sempre lui, Albert…..commenti arcani ed incomprensibili. Mi chiedo: qual’e’ il ruolo….perché commentare se non si fornisce e nulla di utile alla discussione?!?

  3. Manolo fa parte della storia dell’arrampicata mondiale. Indiscutibilmente. I commenti nebulosi di Albert lasciano il tempo che trovano …

  4. Grande Manolo .
    Un mito per chi iniziava ad arrampicare negli anni 80 , e magari
    era solo di qualche anno piu’ giovane .
    Immortali ? si, direi che ci si sentiva un po’ cosi, era normale …
    A 50 – 60 anni non piu’ !

  5. Poetessa Polacca premio Nobel.
    Wislawa Szymborska.Si trova tradotta sul web: “Della morte , senza esagerare”.Poi, bisogna meditarla e capirla e , a mio parere, si adatta bene anche al mondo dell’Alpinismo in tutte le sue forme.

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