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Spedizione al femminile e tutta nepalese sull’Everest a difesa dei diritti delle donne

Un numero sempre maggiore di spedizioni punta ogni anno alla cima dell’Everest. Questa stagione un team da record tenterà di raggiungere la vetta per promuovere un messaggio di uguaglianza.

La stagione primaverile è sicuramente il momento topico per chi si prefigge di tentare l’ascesa alla vetta himalayana. Argomento caldo degli ultimi mesi è stato il numero, sempre crescente, di team e scalatori che hanno richiesto e ottenuto il permesso necessario per provare a conquistare un po’ di quella gloria che spetta a chi raggiunge il tetto del mondo. Ad oggi, oltre 35 spedizioni hanno ricevuto il via libera, cosa che ha comportato l’affluenza ai piedi del colosso asiatico di centinaia di persone tra scalatori e lavoratori d’alta quota, quasi tutti ormai arrivati ai campi base su uno dei due versanti, quello cinese e quello nepalese.

Il carattere amatoriale con cui in molti ormai prendono parte a queste spedizioni, costituisce un altro topic molto dibattuto all’interno della comunità, con voci discordanti che fanno pendere l’ago della bilancia ora da una parte e ora dall’altra: chi pone l’attenzione sul turismo e la possibilità di maggiore ricchezza che questo settore può donare al Nepal, chi invece punta il dito contro lo sfruttamento della montagna e la perdita di valori che l’alpinista sta subendo. Pur nel dissenso, il modello di business che si è venuto a creare attorno all’Everest continua comunque a fiorire.

Everest, diritti delle donne, uguaglianza
Sharmila Lama al campo base con una delle partecipanti, © BBC

Tra le varie spedizioni in programma per la stagione, c’è quella tutta nepalese di un team di 20 alpinisti, dei quali solo 5 di sesso maschile, che punterà al Tetto del Mondo. La presenza di 15 donne in una squadra completamente nepalese e con l’Everest come obiettivo è da record, che surclassa il precedente primato raggiunto da un gruppo di 10 alpiniste che nel 2008 conquistarono tutte la vetta.

Intervistata dalla BBC al campo base, Sharmila Lama ha fatto luce sulle motivazioni che hanno portato all’ideazione di una simile impresa: la prima è quella di attirare l’attenzione sulla tratta delle donne, problema ancora molto comune nella zona nepalese, dove le povere ragazze locali vengono rapite e costrette alla schiavitù e alla prostituzione; la seconda, più spirituale, è quella di ricordare al mondo le origini nepalesi del Buddha.

 

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