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Tav: i cantieri slittano al 2010

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TORINO — Due anni di slittamento. Inizieranno nel 2010 i lavori di costruzione della tratta ad alta velocità, la cosiddetta Tav, in Val di Susa. Lo ha detto ieri a Torino il Commissario europeo ai trasporti Loyola De Palacio.

«Per completare gli studi e gli approfondimenti sulla Tav abbiamo davanti quattro anni. L’avvio dei cantieri potrebbe essere il 2010» ha precisato la coordinatrice Ue per il famigerato corridoio 5 che dovrebbe unire Lisbona a Kiev, attraversando trasversalmente tutta l’Europa, Italia compresa.
 
Un allungamento dei tempi era previsto. Ieri è arrivato l’annuncio ufficiale che comunque non spegne le polemiche. Se da una parte il corridoio ferroviario rappresenta un’occasione di sviluppo per l’economia europea, dall’altra potrebbe avere un impatto ambientale non indifferente sui territori attraversati.
 
E’ quello che temono i Comitati no-tav, diversi sindaci e gli irriducibili della Val di Susa. Le rassicurazioni dei 5 saggi dell’Ue non bastano. Quelle del governo italiano tanto meno. Mentre per il nuovo esecutivo, appena uscito dalle urne, la patata ora si fà davvero bollente.
 
Se prima l’avversione dei no-tav derivava anche dall’insofferenza nei confronti del centrodestra di Silvio Berlusconi, ora centri sociali e frange di estrema sinistra che hanno infiltrato i movimenti no-tav si trovano a combattere i loro stessi paladini, i loro stessi alleati.
 
Il nuovo premier Romano Prodi non ha mai nascosto la sua propensione alla grande infrastruttura. Rutelli, Fassino, D’Alema hanno detto a chiare lettere che della tav non si può fare a meno. Ma all’interno della variegata coalizione di governo ci sono voci del tutto dissonanti. Con gli ambientalisti e la sinistra radicale pronti a scatenare una battaglia, dagli sfondi ideologici, su quella che considerano un’opera inutile e deleteria.
 
Certo è che i nodi verranno al pettine a breve. A giugno l’Ue deciderà l’ammontare dei finanziamenti all’opera. E entro la fine del 2006 o inizio 2007 il Governo italiano dovrà decidere: tav sì, tav no.  Bruxelles ha già ammonito: niente ritardi per non perdere i fondi.
 
Lo scontro fra global e local, per dirla alla maniera degli economisti, dunque è solo rimandato. E c’è da scommettere che le scaramucce, anche nei prossimi mesi, saranno ripetute.
Lo ha fatto capire a chiare lettere il popolo no-tav che, bandiere al vento, ieri ha scandito lo slogan di sempre: quella ferrovia non s’ha da fare. «Vanno bene le valutazioni d’impatto ambientale – ha detto Lele Rizzo del centro sociale Askatasuna – ma vogliamo che venga inserita nelle discussioni anche l’opzione che l’Alta velocità non si faccia». Come dire: no pasaran.
 
Intanto si continua a trattare. Ieri il presidente dalla Comunità montana bassa Val di Susa Antonio Ferrentino ha lasciato la prefettura soddisfatto: "Riparte il dialogo". Mentre la Regione ha accolto la proposta dei sindaci di stralciare la questione Tav dalla «legge obiettivo».Quella che, per intenderci, prevede procedure straordinarie per scavalcare eventuali divergenze con gli enti locali. Anche i sindaci dunque, potranno dire la loro in sede di Conferenza dei Servizi.

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