Alpinismo

Meno di 126 giorni per raggiungere le Seven Summits. Ex surfista tenta il record

Steve Plain, australiano di 36 anni sta tentando di battere il record temporale di raggiungimento delle Seven Summits, cioè le montagne più alte per ciascuno dei sette continenti della Terra, con il progetto “7 cime, 4 mesi, un sogno”.

Il 16 gennaio ha infatti raggiunto la vetta del Monte Vinson, 4.892 m in Antartide, il 28 gennaio è toccato all’Aconcagua, 6.962 metri in Sudamerica, il Kilimanjaro l’ha invece raggiunto il 14 febbraio, seguito dalla Piramide Carstenz, 4.884 m in Oceania il 21 febbraio. Il 13 marzo è stata la volta dell’europeo Elbrus, 5.642 m, ed infine il nord americano Monte Denali, la cui vetta è stata toccata da Steve tra il 3 ed il 4 di aprile.

Manca adesso all’appello solo l’Everest, gigante asiatico per la cui ascesa Steve ha a disposizione fino al 22 maggio. La data del 22 maggio infatti corrisponderebbe al 126° giorno dall’inizio dell’impresa, e rappresenta il tempo dell’attuale record, detenuto dal polacco Janusz Kochański, che l’anno scorso ha raggiunto tutte le cime delle Seven Summits dal 14 gennaio al 20 maggio.

Steve Plain durante il ricovero. Foto @ Steve Plain

L’obiettivo di Steve è quindi quello di concludere la spedizione prima del 22 maggio. Un obiettivo che fino a qualche anno fa poteva sembrare fantascienza per il giovane australiano, che il 13 dicembre 2014 entrò in ospedale con una frattura al collo rimediata in seguito ad un incidente di surf. Era sì vivo, ma i medici gli dissero che non avrebbe più potuto camminare. Aveva infatti fratture multiple di diverse vertebre, una lesione al midollo spinale, dischi rotti e una torsione del legamento.

Pain racconta nel suo blog che il sogno delle Seven Summits è nato nei mesi del ricovero, mentre diversi collari e ferri immobilizzavano il tronco e la testa del giovane australiano. La riabilitazione gli ha però permesso di camminare di nuovo e da quel momento ha iniziato a prepararsi per l’impresa.

Steve sulla cima dell’Elbrus. Foto @ Steve Plain

«Non avevo alcuna esperienza in montagna, e meno che meno nell’attività alpinistica, ho quindi seguito una preparazione sulle Alpi Neozelandesi, nelle Ande e poi in Himalaya. La mia prima vetta è stata il Mount Aspiring, 3.033 metri in Nuova Zelanda, raggiunto undici mesi dopo l’incidente. Dopodiché sono arrivati ​​l’Alpamayo, l’Ama Dablam ed il Lhotse».

Delle vette finora raggiunte il Denali è quello che lo ha preoccupato di più. Infatti, come ha spiegato la sua famiglia in un’intervista al quotidiano The West Australian: «Il tentativo del Denali è avvenuto fuori stagione, all’inizio della primavera, ed ha quindi portato il team di Steve ad essere l’unico sulla montagna».

Una pianificazione stringente, fatta di tappe forzate, che però Steve valuta positivamente: «Ci rafforzerà mentalmente perché, in montagne come l’Everest, la spinta mentale è necessaria tanto quanto l’abilità fisica».

Adesso che anche il Denali è stato raggiunto, il team è in viaggio per il Nepal, per affrontare il tetto del mondo, ultima tappa del “Project 7 Summits in 4 Months”.

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