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K2, Urubko e gli altri: dove sono e cosa fanno

Il 22 febbraio, tutti i membri della spedizione polacca erano tornati al campo base. Ad annunciarlo il capospedzione Krzysztof Wielicki con uno stringato comunicato: “Tutti i partecipanti alla spedizione sono al Base. Riposano e si rigenerano prima delle future battaglie”.

Oggi le attività dei polacchi sulla montagna sono riprese: un primo team, composto da Maciej Bedrejczuk e Marcin Kaczkan è arrivato a campo 1, il loro compito è quello di raggiungere domani campo 2 per spostarlo più in alto, da 6500m a 6700m.

Domani saliranno in parete anche Marek Chmielarski e Artur Małek, il loro obiettivo sarà quello di arrivare fino a campo 3, a 7200m, per potersi acclimatare ed essere presenti a supporto ed eventuale ancora di salvataggio ad Urubko. I due fino ad ora non sono mai andati oltre campo 1 sullo Sperone degli Abruzzi e campo 2, 6300m, sulla Cesen.

Sempre domani partirà anche un team di portatori d’alta quota pakistani che salirà a campo 2 per portare le bombole d’ossigeno.

Nel frattempo, Urubko a quest’ora dovrebbe essere arrivato a campo 2. Supponiamo nella tenda a 6650 m, dove tradizionalmente viene posto campo 2 in estate, che era stata usata qualche giorno fa con Bielecki. Domattina salirà al campo a 7200 e forse, se ne avrà ancora, sposterà quella tenda un po’ più in alto. Riposerà per quanto possibile, da solo e senza l’“ingombrante” Adam, rischia di poter bere e riposare meglio. Al mattino successivo prenderà la strada per la cima e la sensazione è che non si fermerà finché non ci arriverà o comunque non deciderà di rinunciare. Pare una questione ovvia ma non lo è per nulla: è una questione di vita o di morte e dunque di banale e ovvio non c’è proprio nulla.

Due i punti critici in salita: il primo sotto la Spalla; il secondo al Collo di Bottiglia, attorno agli 8000 m e fin dopo il traverso per circa 200m a destra. Dalle foto viste sopra campo 3 ci sono anche accumuli di neve e questo può diventare pericoloso. Per un uomo solo senza corde di sicurezza basta qualche “cariolata” di neve per esser portato via. Forse Denis spera che in cima al Collo di Bottiglia qualche avanzo di corda ci sia ancora, anche se sa perfettamente che lì i crolli di ghiaccio dall’alto portano via tutto in breve tempo.

La questione discesa dopo la vetta è tutta da pensare e personalmente, seppur su e sotto quella montagna ci sono stato per cinque spedizioni, mai d’inverno per fortuna, mi vien l’angoscia alla sola idea di pensarci. Quindi mi fermo qui.

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