Arrampicata

Due chiacchiere con l’alpinista premio nobel Mike Kosterlitz 

Non conoscevo la valle Orco. Non conoscevo Ceresole, quando poi ci sono arrivato mi è sembrato di essere in paradiso” ha dichiarato il premio Nobel per la fisica 2016 Mike Kosterlitz che lo scorso 14 febbraio ha ricevuto la cittadinanza onoraria dal Comune di Ceresole Reale. Cittadina porta piemontese al parco del Gran Paradiso e, soprattutto, terreno fertile per climbers appassionati alla roccia, ma anche alla storia di questo sport.

Dopo la consegna della cittadinanza onoraria il fisico si è trasferito a Torino dov’è stato ospite del Museo Montagna (che ha registrato il tutto esaurito) in un’interessante serata condotta dal giornalista e storico d’alpinismo Roberto Mantovani. Un momento di incontro che ha svelato qualche aneddoto sul fisico scalatore e che l’ha visto insignito della tessera onoraria da parte del presidente della locale sezione CAI. Al termine della serata abbiamo avuto modo di fargli qualche domanda a proposito dell’arrampicata e della fessura che oggi porta il suo nome. Quella diventata un simbolo per le generazioni a seguire. Quella che rischiava di scomparire quando negli anni ‘90 doveva essere fatta brillare per far posto alla nuova galleria stradale per Ceresole. Un evento evitato grazie alle molte proteste, raccolte di firme e lettere arrivate dal mondo alpinistico

Quando ho visto la fessura ho urlato “stop the car!” Ai miei compagni. (Gian Carlo grassi e Gian Piero Motti nda) Poi l’ho salita. Non è stato poi così difficile. Ho fatto salite molto più complesse”.

La fessura Kosterlitz. Foto @ CAI di Torino

Quando è arrivato in Italia ha trovato facilmente dei compagni di scalata?

No, è stato difficilissimo. All’inizio non sono riuscito a trovare nessuno. Riuscivo solo a trovare qualche occasionale compagno per delle gite scialpinistiche, ma io volevo scalare. Fino alla primavera è andata avanti così poi sono riuscito ad andare con il collega Pietro Malvassora.

Ci racconta la sua prima volta a Ceresole Reale?

Quando sono salito non mi aspettavo tutto quello. C’era una quantità enorme di pareti vergini, di linee da scalare. Non potevo immaginare quella vastità ancora da sperimentare arrivando da una realtà in cui trovare spazio per nuove iniziative era veramente complesso.

Lei ha potuto salire la fessura grazie ad una tecnica che in Italia ancora non esisteva…

Precisiamo intanto che in Inghilterra non ero certo il miglior scalatore in circolazione. Ero bravo, ma non il migliore. Quando però sono arrivato qui è vero che conoscevo una tecnica migliore per scalare le fessure. Sapevo come incastrare dita e mani. In più le mie attrezzature erano migliori. Avevo scarpe leggere rispetto alle vostre. Avevano una suola che permetteva molta più aderenza.

 

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2 Commenti

  1. Buongiorno, mi permetto di correggere un inesattezza, la foto di Mike Kosterlitz non è di “archivio Museo della Montagna” , ma mia (credits: Klaus Dell’Orto), realizzata in occasione della scorsa edizione di Arco Rock Master. Vi prego quindi di sostituire con i giusti credits. Grazie.

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