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Come funzionano i soccorsi con gli elicotteri in Pakistan?

La vicenda di Elisabeth e Tomek e le molte inesattezze lette e dette in questi giorni ci inducono a tentare di fornire un chiarimento su questo argomento.

In Pakistan non esiste il Soccorso Alpino. Esiste però l’1122, che è un sistema di allerta e intervento legato alla protezione civile e al sistema di allerta sanitario. Michele Cucchi e Maurizio Gallo per alcuni anni hanno formato dei volontari anche per il soccorso in montagna; si sono fatti progressi, ma siamo molto lontani dalla organizzazione e dalla capacità di intervento del nostro Soccorso Alpino. In più, mentre in Europa gli elicotteri operano, previo un addestramento molto sofisticato e specifico, direttamente in montagna e in sintonia con le squadre del Soccorso Alpino, in Pakistan gli elicotteri sono esclusivamente militari e non esiste, come ad esempio in Nepal, la possibilità per delle compagnie civili di operare in quanto la regione è ancora zona ad alta sensibilità e controllo militare per il conflitto con l’India.

L’unica organizzazione in Pakistan abilitata a organizzare voli civili è l’Agenzia Askari, un’organizzazione privata formata da ex militari di alto rango che ha la concessione esclusiva di rispondere ad esigenze civili di trasporto su tutto il territorio pakistano, siano esse di tipo sanitario, emergenze varie o ogni altra necessita di tipo civile dovesse presentarsi. Askari viene attivata anche per il trasporto in aree montane.

Askari, che non ha elicotteri propri, di volta in volta chiede all’Esercito di fornire i mezzi di trasporto per la specifica missione civile. Si fa pagare dal committente e paga all’Esercito il costo del servizio trattenendo per sé i costi organizzativi.

Non c’è nell’esercito pakistano un gruppo specifico di elicotteristi addestrati in soccorso in montagna, anche se i piloti sono molto abili nel volo nelle regioni d’alta quota e montane visto che giornalmente operano lungo l’ampio confine del Kashmir che passa sugli spartiacque del Karakorum.

Nel caso di interventi per soccorso ai membri di una spedizione alpinistica impegnati su una montagna, solitamente il personale al campo base, compagni di spedizione o personale pakistano allertano l’Agenzia pakistana che organizza e supporta gli alpinisti fornendo i dettagli dell’incidente e chiedendo l’intervento di un elicottero.

Tutti sanno, da sempre, che Askari procederà a richiedere ed autorizzare il volo solo dopo aver “visto i soldi sul tavolo” come abbiamo letto in questi giorni. Accade anche in Svizzera in caso di recupero con l’elicottero.

Askari accetta garanzie solo da compagnie assicurative che coprano i rischi della spedizione alpinistica, purché siano riconosciute in Pakistan (le più note a livello internazionale lo sono), oppure, con qualche ansietà (ci sono “conti” vecchi di anni ancora da saldare), dalle Rappresentanze Diplomatiche dei soggetti infortunati che devono però fornire una garanzia scritta.

Per questo fu suggerito a Ludovic Giambiasi, manager di Revol, fin dalla sera di giovedì quando arrivò il primo allarme di Elisabeth, di allertare immediatamente l’Ambasciata di Francia e di Polonia: perché potessero chiedere subito un elicottero almeno per una ricognizione mattino successivo. Ma il venerdì venne speso in negoziazioni su chi garantiva i soldi per i voli e l’elicottero poté alzarsi in volo solo il sabato per un primo tentativo di raggiungere il campo base del K2 per prelevare gli unici alpinisti in grado, perché bravi e acclimatati, di fare qualcosa per Elisabeth e Tomek. Il primo tentativo di volo fallì a causa della nebbia sul Baltoro e solo nel pomeriggio l’elicottero riuscì a prelevare quattro polacchi al campo base del K2 e a portarli a quello del Nanga Parbat. Erano ormai le 5 del pomeriggio e il sole sarebbe tramontato di lì a mezz’ora. Poi la corsa nella notte di Denis Urubko e di Adam Bielecki, lungo la via Kinshofer, fino al loro incontro poco sopra campo due con Elisabeth, che hanno salvato ma, purtroppo, non potendo fare nulla per Tomek.

Un’ulteriore questione va chiarita: essendo gli elicotteri militari, i protocolli di volo consentono ai piloti di arrivare fino a 6500 metri. Il pilota può prendersi la responsabilità personale di far volare l’elicottero più in alto secondo le sue valutazioni, che riguardano principalmente le condizioni atmosferiche e la tipologia di elicottero usato in quel momento. Cosa che in passato è già stata fatta.   

Un’ultima considerazione: tutti gli alpinisti e i trekker che frequentano questa regione sanno, l’ignoranza in questo caso non è ammessa poiché ne va della vita e della serenità dei propri famigliari, che in Pakistan i soccorsi funzionano così. Una polizza assicurativa che garantisca il recupero con l’elicottero è il minimo che bisogna attivare; depositarla nella propria ambasciata prima di salire in montagna è cosa utile e indispensabile ed aiuta ad accelerare eventuali soccorsi; lasciarne una copia al capo dell’agenzia che organizza la spedizione è cosa saggia.

Oltre a questi consigli, potrebbe essere suggerito molto altro per aumentare la sicurezza e la capacità di intervento in caso di soccorso in Himalaya e Karakorum, ma come dice un vecchio proverbio: “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”.

 

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