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Lo zoologo Sandro Lovari: è improbabile che lo yeti esista, ma non impossibile

L’agiografia talvolta lascia stupiti perché racconta la verità a “macchia di Leopardo”. Ci vien raccontato che Messner si compiace in questi giorni di aver avanzato vent’anni fa il sospetto che la Yeti fosse un orso.

Per la verità l’arcano fu anticipatamente chiarito da uno zoologo italiano di assoluto prestigio scientifico, il professore Sandro Lovari, dopo una missione supportata dalla Rai, precisamente dalla trasmissione “Alla ricerca dell’Arca”, che trattava argomenti di cultura, ricerca, attualità, e mistero, condotta dal giornalista Mino Damato. In quell’occasione erano stati incaricati un fotografo scientifico e un ricercatore di acquisire prove al riguardo nella valle dell’Arun in Nepal. Lo Yeti non venne fotografato, ma le tracce lasciate sulla corteccia degli alberi furono chiaramente identificate come quelle di orsi himalayani. Erano i primi anni ’90.

 

Professor Lovari, in questi giorni si è tornato a parlare di yeti dopo che è stata pubblicata una ricerca scientifica americana che ha stabilito, grazie all’analisi del DNA, che in realtà lo yeti è un orso.  Era un’ipotesi già stata sollevata da lei più di 20 anni fa a seguito della missione supportata dalla trasmissione RAI “Alla ricerca dell’Arca”…

Quando ho visto l’articolo sullo yeti pubblicato su una prestigiosa rivista, (Proceedings, della Royal Society ndr) non ho letto grandi novità. Che fossero gli avvistamenti di orso a determinare l’origine del mito dello yeti direi che negli ultimi vent’anni era una cosa abbastanza risaputa. Poi uscì un articolo, cinque anni fa, in cui si diceva che avevano analizzato il DNA di tutti i campioni di pelo ritrovati in Asia sospettati di appartenere allo yeti. Sulla sessantina dei campioni raccolti solo due risultarono sospetti, furono trovati nel Ladakh, vicino al Kashmir, e nel Buthan. Il Ladakh è una zona completamente priva di alberi, cioè è l’ultimo posto dove un grosso primate come lo yeti potrebbe vivere. Per cui è una cosa abbastanza curiosa. Questi due campioni vennero spacciati come appartenenti a un orso primitivo, indicativamente l’antenato dell’orso polare. L’orso polare si differenziato dall’orso bruno alla fine del quaternario, quindi in tempi abbastanza recenti.

Ma quindi quali sono le novità di questo ultimo studio porta rispetto alle ricerche già effettuate in passato?

In quest’ultima ricerca hanno detto di aver campionato il pelo d’orso bruno di tutto il centro ovest dell’Asia ed è venuto fuori che la linea evolutiva dell’orso del Tibet è più recente di quella dell’orso del sud-ovest che comprende appunto il Ladakh. Quindi questo orso del sud-ovest presenta caratteristiche più primitive rispetto a quello del Tibet. Però non ho capito che cosa c’entri tutta questa ricerca con lo yeti.

Possiamo dire che lo yeti è definitivamente morto?

Personalmente spero di no. Spero che ci sia ancora un angolo del globo dove ci sia ancora qualcosa da scoprire, come grossi primati o grossi mammiferi. Nelle foreste è più facile che questi vengano fuori. Negli anni ’90 ne sono stati scoperti due, di cui uno era un antilope maschio adulto che pesa più di 100 kg. Queste scoperte sono avvenute in foreste equatoriali di montagna. C’è però un altro aspetto da considerare: un orso consuma circa 15-16 kg al giorno di cibo e un’orsa con i piccoli arriva fino a 40 kg di cibo consumato ogni giorno. I grandi mammiferi hanno bisogno di poter mangiare molto e nelle zone in cui lo yeti viene normalmente avvistato è difficile trovare grosse quantità di cibo. Un carnivoro, come il lupo e il leopardo della nevi, può rimanere digiuno una settimana, ma un primate che sta digiuno una settimana rischia di morire. Sta diventando sempre più improbabile che lo yeti esista. Direi che abbiamo raggiunto il 98% di improbabilità. Tuttavia non sarebbe un atteggiamento scientifico dire: “è impossibile che esista”.

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