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Sfumata la riqualificazione di Passo Rolle, la parola di Delladio

Sfumato il progetto di riqualificazione del Passo Rolle voluto e promosso dal patron de La Sportiva Lorenzo Delladio. Abbiamo lasciato decantare la questione per qualche giorno prima di fargli qualche domanda a riguardo.

 In cosa consisteva il progetto?

Foto @ La Sportiva

Il progetto era la riqualificazione ambientale e naturalistica del Passo Rolle. Un’idea nata da un gruppo di amici amanti della montagna che praticando escursioni nella zona, in inverno come in estate, si trovava in questo ambiente fatto di pali e  funi semi abbandonate. Strutture che l’anno scorso sono rimaste inutilizzate e che probabilmente lo rimarranno in futuro.

Volevamo realizzare una riqualificazione innovativa.

Il progetto è basato sull’unicità dell’idea. Non esiste in Europa una cosa del genere e in più sarebbe stato realizzato in un posto unico: sotto il Cimon della Pala, un punto di riferimento delle nostre Dolomiti e soprattutto sotto una parete nord dove la neve rimane per tutta la stagione.

Si, è vero che avremmo tolto una parte alle piste da sci, ma avremmo offerto molte cose in più per una frequentazione della montagna basata sul benessere. Ad esempio il nostro ristorante da duecento posti non avrebbe impattato minimamente perché sarebbe stato ricavato da volumi esistenti. Strutture che sarebbero state inserite molto meglio nell’ambiente e che avrebbero offerto cibi alternativi a quelli dei rifugi che, ovviamente, sono fondamentali sul territorio.

Ci sarebbero state anche strutture in supporto agli alberghi e non in contrapposizione. E ancora non ci sarebbe stata la stagionalità. Ci sarebbe stata la possibilità di avere una fruizione durante tutto l’anno. Dodici mesi l’anno di attività, corsi, manifestazioni, opportunità di ritiro per gli atleti e molto altro.

Perché ha scelto proprio Passo Rolle?

Perché era un Passo degradato di cui si parla da trent’anni, ma per cui nessuno ha mai fatto nulla. Abbiamo ragionato e ci siamo detti: perché non proviamo a smuovere le acque?

Crede di esserci riuscito?

Certamente ci siamo riusciti, ma non siamo riusciti a realizzare il progetto perché ci siamo trovati di fronte ad un gruppo di politici ed imprenditori che continuano a puntare su obiettivi ormai superati.

Quanti pareri negativi avete ricevuto?

Le persone contrarie sono veramente poche, ma di grande importanza sul territorio. Prima tra tutte Valeria Ghezzi, presidente dell’ANEF (Associazione Nazionale Esercenti Funiviari, nda), che io scuso perché come presidente non poteva essere a favore della rimozione degli impianti ma, da lì a cercare di ostacolare qualunque iniziativa ci sono molti step intermedi.

Con lei ci sono poi stati altri personaggi che non nomino e che non so cosa vorranno realizzare sul territorio. Molto probabilmente rimarranno sulle posizioni di trent’anni fa. Hanno paura di innovare e non riesco assolutamente a capire la loro posizione.

Quanto sarebbe costata tutta l’operazione?

L’acquisto della società fallimentare 700mila euro a cui poi si sarebbe dovuto aggiungere un investimento di 2-3 milioni di euro per la realizzazione effettiva del progetto, per la riconversione delle strutture, per la rimozione degli impianti e per la realizzazione di nuove strutture inserite in modo adeguato nel territorio. Un’operazione che non sarebbe andata ad impattare sull’ambiente.

Dopo la rinuncia ha pensato di esportare l’idea in altri territori?

No. Passo Rolle aveva un suo perché. La sua riconversione avrebbe lanciato un segnale. Abbiamo avuto delle grosse offerte di territori, anche nelle zone limitrofe, ma io non faccio questo di lavoro. Io sono un produttore di scarpe.
A Passo Rolle c’era anche una questione di cuore. Quello è il mio territorio. In altri posti, un progetto simile realizzato da me non avrebbe senso. Fatto da altri imprenditori si, perché quella è la direzione del futuro. 

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