Alpinismo

Luca Schiera, giovane conferma dell’alpinismo

Luca Schiera è ripartito per la Cina. Una capatina a sud, a Balagezong, quasi al confine con il Myanmar, su montagne calcaree alte fino a 5000 metri, de opo un paio di settimane si trasferirà a nord, a Keketuohai, regione di granito al confine con Mongolia e Russia.

Due opposti luoghi cinesi per arrampicare scoprendo mondi pressoché sconosciuti a noi occidentali.

Lo fa assieme a due arrampicatori e alpinisti di tutto rispetto Corrado Korra Pesce e il tedesco Roland Hemetzberger, come lui componenti del “K Team”.

La relazione di scalata disegnata da Simone Pedeferri. Fonte @ ragnilecco.com

È il caso, a mio parere, di fare alcune considerazioni sulla maturità alpinistica e sportiva di Luca Schiera e del gruppo con il quale si accompagna.

La prima attiene alla “professionalizzazione” che Luca Schiera pare aver raggiunto: uno sponsor importante, un sistema di comunicazione che conta sull’azienda che lo sostiene; l’impressione è che ci sia un progetto bene strutturato, sobrietà e anche un pizzico di gioco.

E poi le scelte dove arrampicare: sempre ricercate, anche quando non sono lontane.

Avevo sentito Luca quando aveva delle difficoltà burocratiche con i permessi per entrare nella valle del Kondus, in Pakistan, poi ottenuti direttamente da lui e dalla sua agenzia, ed ho poi letto la sua relazione della spedizione fatta in compagnia di Federica Mingolla e Simone Pedeferri.

Intanto, come sempre, i complimenti vanno a Simone, le sue opere d’arte, che possono anche essere delle relazioni di salita, sono magnifiche. Un giorno le metterà insieme e potrà esporle certamente in qualche famosa galleria d’arte.

E poi la semplicità, la modestia con la quale i tre hanno esplorato pareti e valli, cercando di praticare un alpinismo o meglio un’arrampicata sul granito che sembrava perfetto dalle foto, ma che alla prova dei fatti si è rivelato purtroppo impraticabile per la sabbia che lo ricopre. Ma l’estetica delle montagne e delle pareti rimane e anche la meraviglia di fronte alla bellezza dei nostri arrampicatori.

Pakistan 2017. Foto @ ragnilecco.com

Per la verità non sono rimasti con le mani in mano, hanno fatto più di un tentativo serio ed infine hanno trovato “una parete interessante di granito rosso nella Kiris Valley” e lì è nata la bella via che Schiera ci descrive fino alla sommità. “Dopo altri cinque tiri, prima di sera sbuchiamo sulla cresta finale, il panorama è notevole. A poco meno di quota 5000m, la cima è un prato verde, per questo motivo chiamiamo la montagna Peak Nik”.

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4 Commenti

  1. speriamo sia sponsorizzato da rinomate ditta Italiane..con abbigliamneto , scarponi o scarpette ecc. effettivamente made ( not styled) in Italy

      1. E chi fa abbigliamento di montagna made in Italy, di grazia? L’importante è che vada in montagna in un certo modo, e a leggere bene i suoi scarni report il ragazzo ha salito big wall di 1000 metri fino al 7b lasciando in parete neppure un chiodo per le doppie in tutto il mondo. Ci ho parlato a Trento due anni fa e devi usare le tenaglie per farti dire i particolari e se questo non è un fuoriclasse allora non ce ne sono mai stati. Non se la tira per nulla e lui sì che potrebbe, ha aperto vie in dieci paesi extraeuropei e sempre dure e pulite. In bocca al lupo

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