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Neve artificiale: acqua a rischio

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PARIGI, Francia — Neve artificiale senza criterio e riserve idriche a rischio. Ecco il problema più grave del turismo invernale sulle Alpi. Soprattutto in Francia, dove nei giorni i cittadini hanno messo sotto accusa i gestori degli impianti da sci di Grenoble, che sparavano neve con i cannoni a potenza massima quando nei paesi vigono ancora restrizioni sul consumo d’acqua dovute alla siccità estiva.

L’uso della neve artificiale si espande a macchia d’olio. Ogni inverno, la percentuale di piste coperte con i cannoni aumenta e a farne le spese sono le riserve idriche dei paesi di montagna, che non erano preparati a prelievi così massicci. Fino a qualche anno fa, infatti, i cannoni da neve erano quasi un mezzo d’emergenza. Oggi, invece, il 20 per cento delle piste è innevato solo artificialmente.

Il dato riguarda la Francia, ed è contenuto nel rapporto "Innevamento artificiale: situazione attuale, impatto ambientale, note socioeconomiche", prodotto di recente dal governo francese. Ma le altri nazioni alpine mostrano percentuali simili, e in continuo aumento.

Il problema più grosso riguarda la carenza di controlli. Le riserve di acqua potabile, i laghi alpini e le altre riserve a cui si attinge per ottenere la neve artificiale, al momento, risultano pressochè privi di protezione. La spinta verso una gestione sostenibile delle risorse c’è, ma l’atteggiamento delle località turistiche non aiuta.

Secondo gli autori dello studio francese, la maggior parte delle località punta ancora tutto sullo sci, invece di pensare ad una diversificazione dell’offerta. E quindi, per mantenere piste perfette, è probabile che aumentino gli impianti di innevamento artificiale.

Non mancano, comunque, delle mosche bianche. A Premanon, per esempio, lo scorso anno sono state stoccati 7000 metri cubi di neve (nella foto), che ora sono stati usati per innevare il circuito di sci nordico della nota località dello Jurà, lungo quasi due chilometri.

Sara Sottocornola

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