Colere, corteo infinito per Roby Piantoni
COLERE, Bergamo — Un corteo commosso e infinito. E’ così che ieri, all’ombra della Presolana, è stato ricordato Roby Piantoni, il giovane alpinista bergamasco di 32 anni morto dieci giorni fa sulla Sud dell’Annapurna. Famiglia, amici, sportivi e l’intera valle si sono stretti attorno all’urna contentente le ceneri dell’alpinista, portata dal compagno di cordata Marco Astori, riempiendo di emozione le strade, il sagrato e la chiesa di Colere.
vita. Momenti felici, in cui Roby faceva quello che era la sua più grande passione: scalare. Fino a un’attimo prima di quella tragica caduta.
Astori, provato dal dolore, ha portato l’urna con le ceneri dell’amico dalla sua abitazione fino in chiesa, accompagnato dalla madre di Roby, Fulvia. Anche lei distrutta e commossa per aver perso quel figlio che era diventato come suo padre, scomparso quadi trent’anni fa sulle Ande, ma che oggi sembrava rivivere nei sogni alpinistici di Roby. Con loro, c’erano le sorelle Denise e Sara, e Silvia Cuminetti, la scialpinista fidanzata di Roby.
C’erano Rocco Berlinghieri e Flavio Piantoni, che nel 1981 erano sul Pukajirka con il padre di Roby, Livio Piantoni, che lassù morì sotto una valanga con Italo Maj e Nani Tagliaferri. C’era il gotha dell’alpinismo bergamasco, con Simone Moro, Agostino Da Polenza, Mario Merelli. C’erano le autorità provinciali e comunali bergamasche, il presidente del Cai Bergamo Paolo Valoti e tutte le Guide alpine della Lombardia, di cui Piantoni era istruttore.
"E’ stato impressionante vedere tutta quella gente – dice Da Polenza -. Tutti quei ragazzi accorsi lassù per Roby. E’ stato un duro colpo alla famiglia, al paese e all’alpinismo di Colere, all’ombra della Presolana, che dopo la tragedia di Livio, Italo e Nani ora si stava riprendendo grazie a questo ragazzo, ai suoi sogni e al suo talento".
A Colere, ieri, oltre al mondo alpinistico, anche amici e appassionati di scialpinismo, uno sport che Piantoni praticava con altrettanta passione. La cerimonia, davvero toccante, non poteva che chiudersi con "Signore delle cime" intonata dalle corali della Val di Scalve e degli alpini.