Itinerari

Se il biglietto è valido 10.000 km: al K2 con i mezzi pubblici

In autobus, in treno o a piedi: è così che Gian Luca Gasca ha pensato il suo prossimo viaggio. Solo con i mezzi pubblici per arrivare dalla culla del CAI, Torino, fino al campo base della montagna degli italiani: il K2. Un viaggio lento ed emzionante, in controtendenza rispetto al mantra moderno “veloce è meglio”, che lo porterà ad attraversare le pianure dell’est Europa, la steppa e poi le valli del Pakistan. Un modo di viaggiare antico, per conoscere e scoprire i luoghi e i popoli che abitano quei 10.000 km di terra che ci separano dalle montagne più alte del mondo. Con sé Gian Luca porterà solo uno zaino circa 10 kg con cambi e un sacco a pelo. Prima della sua partenza, il primo d’agosto, gli abbiamo chiesto di raccontarci meglio i dettagli della sua prossima avventura.

 

Gian Luca, come è nato questo viaggio?

L’idea nasce dopo aver attraversato Alpi e Appennini, quest’ultimi già raccontati su Montagna.tv in diretta. Dato che le montagne italiane erano finite sono andato alla ricerca di qualcosa per me nuovo ed interessante. Sognavo di poter vedere gli Ottomila da molto tempo e ho colto la palla al balzo quando mi si è manifestata la possibilità di realizzare un grande viaggio con la collaborazione del CAI. Sono andato alla ricerca di un viaggio da sogno che avesse anche una buona attrattiva mediatica. Un viaggio Torino- K2 via terra mi è sembrata un’idea insolita. Un viaggio che dal mio punto di vista è molto affascinante. La possibilità di attraversare Europa e Asia mi attrae da quando l’anno scorso ho pubblicato il mio libro sul Nanga Parbat. Sognavo l’est e le grandi montagne anche se so di non avere le capacità per scalarle. Sognavo e sogno di poterle vedere e raggiungerle in modo stravagante.

 

Chi è che ha finanziato questa idea?

Questa idea è stata finanziata interamente dal CAI centrale. È un’occasione di promozione per il CAI che si inserisce bene nell’anno internazionale del turismo responsabile promosso dall’Onu. È un grande viaggio fatto interamente con i mezzi pubblici, ed è un modo perfetto per poter dire: se io sono arrivato fino al campo base del K2 con i mezzi pubblici, forse anche le nostre montagne sono raggiungibili lasciando la macchina a casa.

 

Un bel viaggio lungo, attraversi due continenti, più di 10.000 chilometri: quanto margine lascerai all’imprevisto? Immagino che tu non abbia prenotato tutte le coincidenze al millimetro.

Programmare tutto era impossibile. Però ad esempio per quanto riguarda la Russia non era possibile avere il visto per accedere alla Russia senza avere già prenotato tutti gli alberghi e gli spostamenti. La settimana e mezza che starò in Russia, ho treni e alberghi prenotati. Quindi la speranza è che non ci siano ritardi. Per Kazakistan, Cina e Pakistan non ho prenotato nulla.

 

A proposito dei visti, già nelle spedizioni dell’anno scorso ci sono stati problemi  tra Cina e Pakistan. Tu cosa farai?

Io per ora non ho il visto per entrare in Cina. Una volta arrivato al Almaty nel sud del Kazakistan prenderò un autobus che va da Almaty ad Urumqi, nella provincia cinese dello Xinjiang. Una volta arrivato alla frontiera Cinese chiederò un visto via terra per entrare in Cina. Nel caso mi venisse negato, cosa molto probabile perché io ho già un visto pakistano, tornerò ad Almaty per prendere un aereo che mi porterà ad Islamabad in modo di poter continuare questo viaggio. Verrebbe meno lo scopo del progetto, si perderà una parte del viaggio, però mi permetterà di poter raccontare cosa significa e quali difficoltà si incontrano oggi nel realizzare un viaggio del genere.

 

La tappa più avventurosa e con più incognite sembra essere quella pakistana, come ti muoverai?

Se dovessi prendere l’aereo arriverei a Islambad, poi da lì prenderei gli autobus di linea che risalgono la Karakorum Highway e che mi porterebbero fino a Gilgit. Da lì ancora con un autobus di linea fino a Skardu e poi proseguo con un’agenzia pakistana, la Nanga Parbat Adventure. Con loro andrò fino al Campo Base del K2. Se invece dovessi passare in Cina, arrivato a Urumqi, nel nord ovest della Cina, prenderei un autobus che mi porterebbe a Kashgar. Da lì con quattro o cinque autobus arriverei in Pakistan.

 

Hai sempre viaggiato tanto, hai incontrato tante persone e attraversato tanti luoghi. Che cosa significa viaggiare per te in questo modo?

È un’esperienza antica. Un modo per entrare davvero in contatto con la cultura locale. I mezzi pubblici permettono di attraversare posti che non penseremmo possibili e di scoprire storie di vita perché quando si viaggia con autobus e treni per lunghe distanze alla fine si diventa tutti amici. Durante la tratta ci si scambia opinioni e ci si racconta senza maschere e remore. Si parla e si ascolta la vita di sconosciuti. A molti si confidano anche i sentimenti più intimi e segreti tanto, una volta scesi, non ci si rivedrà mai più. Quando si viaggi in questo modo si entra in un’altra dimensione in cui la quotidianità svanisce e ci si abbandona completamente al viaggio e alla propria destinazione.

 

Ho saputo che ti sposerai, cosa ne pensa la tua fidanzata di questo viaggio?

Questo viaggio era programmato già da prima, lei è parecchio preoccupata, ma sa che oltre ad esser un lavoro è anche una passione, e lei non vuole assolutamente che io lasci perdere con quel che mi piace fare e che fortunatamente mi permette di vivere. Averla trovata per me è stata un grande fortuna perché sopporta e capisce quel che faccio senza impormi paletti. D’altro canto è la prima a fare il tifo per me e a stimolarmi ad essere più social, cosa che non mi riesce molto bene. Per questo ho lasciato a lei la gestione dei miei profili, così viaggeremo insieme anche se a 10000 chilometri di distanza.

 

Foto in alto @Gian Luca Gasca

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