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“Sibillini e Laga – E’ il momento di tornare” di Stefano Ardito

Testo e foto di Stefano Ardito

Il momento di tornare è arrivato. Sul Monte Sibilla, la cima che ha dato il nome al massiccio, in questi giorni di caldo torrido s’incontrano decine di escursionisti. La strada che sale da Montemonaco fino all’inizio del sentiero è stata aperta da due mesi il rifugio sforna fettuccine e grigliate. Dalla vetta si vedono l’Adriatico, e decine di vette dei Sibillini.  

Non è tutto come prima, però. Dall’aereo e a tratti esposto sentiero che segue il crinale della montagna si vedono decine di frane che si sono staccate dal Vettore e da altre cime. La parete Nord del Pizzo del Diavolo sembra devastata. 

Scendendo verso la Cima di Vallelunga e la strada si scavalcano delle innocue fenditure. Non c’è nulla di innocuo, invece, nelle fessure che staccano dal corpo della montagna degli speroni di calcare rossastro. Prima o poi, crolleranno verso la gola dell’Infernaccio. 

I Monti Sibillini, sul confine tra Umbria e Marche, sono stati duramente colpiti dai terremoti del 2016. Visso, Arquata del Tronto, Norcia, Castelsantangelo sul Nera e Ussita sono state messe in ginocchio, altri centri hanno avuto danni meno gravi. Lo stesso è accaduto ai Monti della Laga, tra Abruzzo e Lazio, dove sono state devastate Amatrice e Accumoli. 

Da dieci mesi, le immagini del dolore, dei soccorsi e della ricostruzione fanno il giro del mondo. Fin dall’inizio, com’è giusto, i media documentano ritardi ed errori. Si parla meno dei luoghi dove la vita continua, e i borghi, gli agriturismi e i sentieri sono aperti. Una situazione comprensibile, forse. Ma che danneggia ulteriormente le strutture che continuano (spesso eroicamente!) a lavorare. 

Da qualche giorno, le zone colpite dal sisma ospitano molte iniziative culturali. Sabato 17, lo scrittore Mauro Corona ha incontrato il CAI e la gente di Amatrice. Domenica 25, sui prati di Spelonga, Niccolò Fabi e lo Gnu Quartet hanno inaugurato i concerti di “Risorgimarche”, un’iniziativa di Neri Marcorè che nelle prossime settimane coinvolgerà anche Ron, Fiorella Mannoia, Enrico Ruggeri e Francesco De Gregori. 

Ma se gli eventi si trovano facilmente sul web, le informazioni su strade, borghi, rifugi e sentieri sono inutilmente confuse. Nelle prossime settimane, i sopralluoghi che il Parco dei Sibillini ha affidato delle guide alpine delle Marche dovrebbero portare alla riapertura di numerosi itinerari. Molti altri, però, sono già aperti e percorribili. 

Tra Fiastra, Bolognola, Amandola, Sarnano, Montefortino e Montemonaco, centri storici, strade e sentieri sono in buona parte agibili. A piedi, oltre al Monte Sibilla, si possono salire il Pizzo Berro, il Pizzo Tre Vescovi e la Priora, o scendere verso le gole del Fiastrone e le Lame Rosse, un angolo di Arizona trapiantato nelle Marche. Inaccessibili, per il rischio di caduta di massi, restano soltanto i sentieri dell’Infernaccio e da Foce al Lago di Pilato. 

Tra i rifugi funzionano la Taverna del Lago di Foce, i rifugi Città di Amandola, Monte Sibilla, di Garulla e del Fargno. Le strade che conducono a quest’ultimo da Bolognola e da Cupi sono in corso di sistemazione. Tutto a posto anche al Casale Le Saliere, sul Sentiero Italia che collega Colfiorito con Visso.

Edgardo Giacomozzi, gestore del rifugio Città di Amandola, ha riattivato il Grande Anello dei Sibillini, un trekking molto amato dai camminatori stranieri. L’accompagnatore di media montagna Amedeo De Santis, da luglio a ottobre, propone dei trekking accompagnati su questo percorso. 

Un bel programma di escursioni guidate è organizzato dai suoi colleghi di Risorse Active Tourism, di Macerata. La Mulattiera, una cooperativa umbra che organizza trekking dove i bagagli sono affidati ad asini e muli, ha spostato i suoi programmi in Valnerina. 

Sui Monti della Laga, dove sono inagibili i centri di Amatrice, Arquata del Tronto e Accumoli, tutti i sentieri di montagna sono aperti e percorribili. La sezione di Amatrice del CAI, già da mesi, organizza escursioni, invita le altre sezioni a partecipare, fornisce a chi lo richiede l’elenco delle strutture ricettive funzionanti.

Non c’è chiarezza tra Visso, Castelsantangelo sul Nera e Ussita, dove la strada che sale verso Frontignano e il Monte Bove è teoricamente stata riaperta al traffico, ma il Comune di Visso ferma spesso chi arriva. Resterà chiusa a lungo, tra Preci e Visso, la statale della Valnerina, ma la zona si raggiunge passando per Macerata o Foligno. Da Terni si arriva senza problemi fino a Norcia. 

Pessime notizie, invece, arrivano da Castelluccio. Le strade che salgono al borgo e ai suoi Piani, dove si sta concludendo la celebre fioritura, non sono tutte in condizioni proibitive. Da ben otto mesi, però, sono aperte solo a mezzi militari e di soccorso. Dalla Salaria e Forca di Presta si passa anche con auto normali, ma la strada non viene riaperta. 

I progetti di rilancio dell’economia di Castelluccio, ideati e finanziati dalla Regione Umbria e dalla Perugina, un’azienda-leader del territorio, sono stati bloccati senza un motivo. I pochi residenti di Castelluccio protestano, ma nessuno li ascolta. Associazioni e agriturismi propongono di salire ai Piani a piedi, o affidando i bagagli ai muli. E’ un’esperienza straordinaria, ma non può e non deve bastare. 

Chi ha scelto le chiusure a oltranza anche dove si potrebbe riaprire (la Protezione Civile nazionale, insieme alle Regioni Umbria e Marche) non capisce che per far rinascere i Monti Sibillini in futuro, è necessario non lasciarli soli e vuoti oggi. Speriamo in qualche buona notizia, ma non siamo fiduciosi. 

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Un commento

  1. Pieno contrasto con le spiagge sudate e unte ..con improvvisati bazar di stoffe puzzolenti impregnate di additivi chimici …strilli e ca i liberi di cui i padroni non raccolgono…le cacche si mescolano a lattine e cicche.Non c’e’proprio da essere fiduciosi.Pero’ la fatica bisogna esibirla: torme di paonazzi , tatuate , corpi tremolanti o tonici, rubati alle escursioni montane.

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