LECCO — Centinaia di persone, in chiesa, sul piazzale, nelle entrate laterali. Tale era la folla assiepata ieri nella chiesa di Maggianico di Lecco, dove tra la commozione generale e il massimo rispetto per la vita e le imprese, si sono svolti i funerali di Riccardo Cassin. Presenti rappresentanti dell’alpinismo italiano provenienti da tutta Italia, le massime cariche della città e gagliardetti a perdita d’occhio. Tra i quali spiccavano, davanti a tutti, quelli dei Ragni e del Cai di Lecco.
Una folla di volti noti e meno noti, ma egualmente toccati, ha reso l’estremo omaggio a colui che è stato insieme storia e leggenda dell’alpinismo italiano. C’erano autorità cittadine e i massimi rappresentanti della sezione Cai. C’erano i vertici della Scuola militare alpina di Courmayeur e le Guide di Cortina. C’erano rappresentanti di noti gruppi alpinistici italiani e delle aziende del settore, come la Grivel.
E c’erano davvero tutte la generazioni di alpinisti. C’erano compagni di cordata di Cassin, come Romano Perego, Luigino Airoldi e Gigi Alippi. C’erano Danilo Valsecchi e Floriano Castelnuovo che lo accompagnarono sul Badile a 78 anni. C’era Alessandrandro Gogna, Mario Merelli, Mariolino Conti, Fabio Valseschini, decine di rappresentanti della XIX Delegazione lariana del Soccorso alpino e dei corpi di polizia. Ma c’erano soprattutto decine e decine di semplici cittadini, per cui Cassin è stato amico, mito e grande esempio.
Tutti raccolti attorno alla bara è di legno chiaro, ricoperta di pino mugo, genziane e stelle alpine. Tutti commossi ad ascoltare le letture dedicate ai grandi della bibbia che hanno scalto montagne, da Mosè a Gesù.
Proprio come Cassin. Come lui in quella foto, al centro della chiesa: in montagna, sorridente, con il suo cane. Una foto che meglio non poteva simboleggiare la completezza di questo personaggio, la cui grandezza è stata determinata dall’amore per la montagna, alla capacità di saperla vivere in tutti i suoi aspetti.