Alpinismo

Cameraman italiano “evacuato” dal campo base del Kanchenjunga? Intanto i primi tentativi alla vetta

Chi è? Non dovrebbero esserci molti italiani che fanno il cameraman di mestiere e che sono al Kanchenjunga. Simone Moro ha detto nel comunicato settimanale che il suo di cameraman, Alessandro D’Emilia, è al campo base, e che ha “un gran mal di denti”, ma che è lì in tenda.

“Oggi (il 10 maggio, ndr) è arrivato l’elicottero, in una piccola pausa dalla tempesta di neve, per andare a prendere un cameraman ferito della spedizione italiana e per portare alcuni rifornimenti che includono verdura fresca e giocattoli! (fa riferimento al fatto che ha ricevuto un drone nuovo, ndr)”. Lo ha scritto l’alpinista di lungo corso, americano, Matthew DePuy che è al Kanchenjunga con Chris Burke. Le informazioni sembrano piuttosto contraddittorie. Attendiamo notizie per avere delucidazioni e rassicurazioni.

DePuy ha anche scritto, in data 26 maggio: “Il famoso scalatore italiano e pilota di elicotteri Simone Moro, ha tentato di volare con un B3 vicino a campo 2 per scattare delle foto per pianificare il percorso, ma non è riuscito per ragioni di sicurezza a salire abbastanza sopra la possibile via. Non tutti noi siamo ricchi abbastanza per permetterci un elicottero privato (ancora). È un piacere poter bere un caffè ed ascoltare le storie di un famoso alpinista che era vicino ad Anatoli B.”

Anche questa è una notizia interessante, se non altro per valutare lo stile con il quale si attua una spedizione alpinistica in Himalaya. Son sicuro che tutti pensano che usare l’elicottero per individuare la via sia legittimo, tanti hanno usato i mezzi aerei per lo stesso scopo, ma forse non durante la spedizione. Tacerlo però pare brutto, ma certo i brevi ed eterei comunicati via fumetto non concedono molto alla notizia. Va pure bene così.

Vien da pensare alle critiche, taglienti da parte dei soloni della comunicazione alpina, che caddero come mannaie su Ardito Desio che al K2 nel 1954 si macchiò del peccato di aver costretto la comunicazione e l’informazione della sua spedizione dentro un contratto che azzittiva i suoi alpinisti. Solo lui poteva parlare. Non pare che la situazione della spedizione italiana al Kanchenjunga nel 2017 sia meglio, anzi. In nome della privacy, oltre a tutti i componenti la spedizione che hanno oscurato i loro sistemi web, sono stati oscurati anche gli sponsor e le aziende sostenitrici. Sarà per la trasparenza, ne siamo certi.

Dal comunicato ufficiale di Simone Moro vanno registrati invece i laconici complimenti per Nives e Romano ed una dettagliata descrizione del dolore al gluteo toccato a Tamara Lunger con pianti e bastoncini rotti… di alpinistico si dice poco se non che campo 3 è stato messo a 6.600m e che nessuno è ancora andato a campo 4 a dormire, lo dovrebbero aver raggiunto in questi giorni portandosi tutto loro. Altra notizia è che Pemba Sherpa, l’aiutante del cameraman, che è al base o forse a Kathmandu, è con loro a campo 3. Chissà se è salito al 4?

Ci sarebbe anche da chiedersi se la presenza di questo sherpa compromette lo stile alpino della spedizione? anche se porta solo materiale per le riprese? Di certo Nives e Romano non hanno assoldato uno sherpa per farsi fare le foto durante la salita e sulla vetta sull’Annapurna. Ma non cavilliamo.

Intanto Matthew DePuy con la neozelandese Chris Jansen Burke, entrambi senza ossigeno, e le spedizioni commerciali sono pronte da domani a dare l’assalto alla vetta sulla via normale del Kanche con il loro sherpa e la buona dotazione di ossigeno, ma anche una buona dose di allenamento ed acclimatazione. Hanno già posizionato campo 3 a 6900 m e contano di ritornarci per il 15, il 16 potrebbero montare campo 4 a quota 7300m, e il 17 (non sono scaramantici) tenteranno la vetta, il 18 tutti al base.

 

Nella foto il Kanchenjunga dal campo 3 del Makalu @ Chris Burke

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7 Commenti

  1. Un giorno mi piacerebbe capire come mai tutto questo livore con Simone Moro…se sta cosi antipatico non vedo perché scriverne

    1. Non è livore. si chiama stupore. i campi alti e le corde fisse costruiti con l’elicottero non sono lontani. da glowacz in poi si va in giro anche in kayak, vedi tu

    1. ci spiace in ogni caso ! Ma la notizia era in internet, su un sito alpinistico e di un noto alpinista americano , ed era, è vera. Noi l’abbiamo solo riportata, avendo anche fatto più di un tentativo tramite un giornalista amico, di capire meglio presso l’ufficio stampa della spedizione al Kanche. Alessandro, con il quale nelle scorse ore ho intrattenuto un interessante e utile corrispondenza, è a Kathmandu, e sta meglio dopo essere stato sottoposto a un intervento ad un dolorosissimo dente del giudizio. Spiace che non le abbia telefonato per tempo per informarla che sarebbe sceso in città e che quindi lei abbia appreso da altri la notizia preoccupandosene.

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