Alpinismo

Addio a Royal Robbins, un mito dell’arrampicata

È scomparso ieri, dopo una lunga malattia, l’alpinista statunitense Royal Robbins, classe 1935. Un mito dell’arrampicata “pulita” negli anni ‘60 e ‘70, la “Golden Age” della Yosemite Valley.

Numerosissime le vie aperte in Yosemite i cui nomi sono impressi nella storia del granito di quella valle: Salathé Wall e North America Wall su El Capitain, come anche Muir Wall, la prima solitaria mai fatta sulla big wall. Sua anche la prima ripetizione della Dawn Wall nel 1971.

Su Salathé Wall

La sua filosofia era quella della “clean climbing”: la decisione di mettere anche solo un chiodo diviene di estrema importanza, perché, scrive Robbins, “come una singola parola in una poesia, può influenzare l’intera composizione”, una visione che è comprensibile leggendo il suo scritto Advanced Rockcraft: “una prima salita è una creazione nello stesso modo in cui lo è un dipinto o una canzone”, e la scelta di una linea di arrampicata potrebbe essere “un atto di creatività geniale”.

Giovanissimo incontra Yvon Chouinard, TM Herbert e Tom Frost che diventeranno come lui grandi arrampicatori, la sua storia coincide con quella dei migliori nomi dell’alpinismo americano e mondiale.

Sue sono alcune delle grandi vie sulle Alpi: nel 1962 con Gary Hemmings sale la Diretta Americana sulla Ovest del Dru, “la migliore via che abbia mai salito in ambiente alpino.”  Nell’agosto 1965 sempre sul Dru, apre coni John Harlin la Direttissima Americana.

Robbins dopo gli anni ruggenti dell’arrampicata ha praticato con grande passione e talento il kayak che amava moltissimo: “mi da molta soddisfazione, ma sono in primis, e fino alla fine, un arrampicatore”.

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