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Tragedia allo Chaberton: Adriano era stato anche lui mio allievo

“Parafrasando Roger Rabbit mi vien da dire: ho le voglie di un ventenne e la schiena di novant’anni!
…e si, è il peggior periodo della mia vita ma una delle poche nevicate valSusine dell’anno mi hanno ridestato e con i miei nuovi Downski riesco quasi a sciare bene…
Sabato 19 gennaio cadono, incredibilmente solo a Bardonecchia, 45 cm di polvere. Tre giorni dopo il mio fido socio di discesa, Tony Love, mi accompagna a testar la schiena nella nostra riserva (quasi privata) di polvere
le buone risposte di neve e corpo, tre giorni dopo abbiamo pensato  di sfruttare quella nevicata per quella che secondo me è una delle più belle discese di tutte le nostre Graie…
Lo Chaberton, con i suoi 3136 metri, d’estate è un ammasso di ghiaia e pareti marce ma d’inverno si trasforma in una vetta ardita e ricchissima di possibilità per lo sci, dal più estremo, ai canali in polvere, alle pareti sud da scendere su neve trasformata…
Il giocattolo più comodo è il canale Nord Est, quindi sul versante Cesana”.

Così scriveva Adriano qualche anno fa. Era stato anche lui mio allievo ai corsi guide, come altri che ci hanno lasciato più soli, e la sua esuberanza positiva da allievo la ritrovo in questo suo racconto.

Due incidenti in due giorni. 

Trovare giustificazioni è il tentativo che facciamo per esorcizzare i rischi che corriamo e per farci credere che noi saremmo in grado di fare scelte diverse che consideriamo più giuste: tutte scuse. 

Ciao Adriano.

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