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Il tempio buddista dei monti Urali minacciato dalle cave minerarie

In Russia, sui monti Urali, esiste un isolato monastero buddista per cui è giunta l’ora dei conti con la società multinazionale Evraz che gestisce tute le cave dei dintorni.

Il monastero è stato gestito e costruito, nel corso degli ultimi 21 anni, da un piccolo gruppo di buddisti guidati da un veterano USSR che stanziò in Afghanistan da 1979 al 1989: Mikhail Sannikov. Il monastero fu fondato dal militare diventato monaco buddista nel 1995. Lama Dokshit, come si fa chiamare ora, era ritornato dalla guerra angosciato e perseguitato dai ricordi del periodo sotto le armi e la sua vita stava diventando insopportabile. Dopo aver studiato il buddismo per sei anni, quando ancora il buddismo era praticato quasi esclusivamente nell’est del paese e ciò gli parve strano. Dopo essersi consultato con il suo maestro prese la decisione di costruire e gestire il monastero. Purtroppo però, quando scelse il posto, non si accorse (e come avrebbe potuto dopotutto) che nella montagna giaceva un giacimento di minerali grezzi.

Oggi la struttura è sotto attacco da parte di una società mineraria appartenente a uno dei maggiori oligarchi russi vicino a Putin, Roman Abramovich, che reclama il suolo dove sorge la costruzione. Dopo che da anni la data viene posticipata è stato dato un utlimatum in cui la costruzione sarà rimossa. Il monastero sorge precisamente sul monte Kachkanar ed è necessario percorrere 7 kilometri di  sentiero nella foresta per raggiungerlo. In caso di copiose nevicate percorrere il sentiero può richiedere anche fino a sette ore di cammino. Nonostante la minaccia della demolizione esista da molto tempo, i buddisti di Kachkanar continuano a vivere ed implementare il monastero. La struttura, chiamata Shad Tchup Ling cioè “luogo di esercizio e realizzazione”, era nata come un bivacco di legno ma ora è composto anche da una statua del Buddha, locali abitabili,una cucina comune e una sauna. Otto persone vivono a tempo pieno nel monastero con alcuni altri che regolarmente vanno e vengono. Per Sannikov chiunque può vivere al monastero, “a patto che siano brave persone”. Infatti, vi sono delle precise regole di comportamento, addirittura incise nella pietra: no alcohol, no droghe o linguaggio volgare, la meditazione è dalle 7 alle 8 di mattina  e sono previste 5 ore di lavoro al giorno.

Tra la lontananza da tutto e le regole ferree ci si aspetterebbe una calma totale e invece questo ambiente silenzioso è violato dai rumori e dai botti delle vicine cave della Evraz, una società mineraria multinazionale. Circa 6000 persone locali sono assunte da questa impresa e ora, perché gli scavi rimangano profittevoli, è necessario andare ad attaccare il giacimento sotto al monastero, fino ad ora evitato. Secondo i manager della Evraz “il monastero è posto sulla superficie di un deposito minerario. Seconda la legge russa la costruzione di qualsiasi edificio, specialmente residenziale, al di sopra di un giacimento è vietata per motivi di sicurezza”. La Evraz si è anche offerta di partecipare allo spostamento del monastero in altra località, ma i buddisti non hanno accettato perché ritengono che il terreno su cui sorge ora l’edificio sia sacro. Anche le autorità locali hanno intimato alla comunità buddista di spostarsi e, davanti al loro rifiuto, hanno dovuto emettere due multe.

Il fatto che molti turisti, prevalentemente russi, si rechino al monastero acquista ora più importanza perché, oltre portare il cibo necessario anche per il monastero, contribuiscono a far conoscere questa situazione e aumentare l’attenzione del pubblico. Infatti l’opinione pubblica ora è divisa tra chi ritiene che il monastero debba rimanere sulla cima della montagna, per cui è nata anche una petizione, e quelli che invece, essendo la miniera la principale fonte di occupazione della regione, ritengono che il monastero ostruisca il futuro di questa zona. Una giornalista locale ha osservato che “questa città è stata costruita per estrarre quei minerali. Se Evrax non può continuare ad estrarre  qui, allora questa città è destinata a cessare di esistere”.

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