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Il canto del Gallo: “Slow Mountain”, correre fa bene ma…

Da un po’ di anni è partita esponenziale la voglia di correre in montagna: non solo atleti e/o amatori impegnati in gare di ogni tipo e di ogni lunghezza, ma ormai questa passione e moda si sta estendendo a macchia d’olio, per cui si guarda sempre più ai tempi di percorrenza, all’abbigliamento tecnico e leggero, agli apparati elettronici di misura del battito cardiaco, del consumo energetico, dei passi e delle distanze ed al “camel Bag” indispensabile in ogni tipo di zaino.

Così si vedono persone di ogni tipo che accelerano e si superano ansimanti, sospinti da bastoncini, con scarpe e calzoncini che nulla hanno a che vedere con il classico abbigliamento da montagna, a partire dalla pedula alta di pelle che ormai viene usata da chi lavora nel bosco e viene riproposta dalle case di moda per signore in passeggio in via Roma o in Corso Italia (Courmayeur e Cortina rispettivamente).

Tutto bene ma….

Ricordiamoci che la montagna è affascinante perché è molto più lenta della città, perché ci fa stupire di colori unici, godere di odori ancestrali, apprezzare silenzi pieni di vita. Dobbiamo trovare ancora il tempo per vivere dentro questi spazi: dal fondo valle alle cime delle montagne prendiamoci il tempo utile per fare una foto come si deve, non un frettoloso selfie da postare per farsi vedere e poco attento a quello che ci circonda.

Anche chi corre deve poi trovare il tempo di fermarsi a respirare.

La velocità ha il suo fascino, lo interpretarono magistralmente nella loro pittura i “futuristi” e un mondo che ci rimanda alle gare olimpiche, alla velocità iperbolica degli aerei, dei treni e delle auto, che campeggiano su giganteschi cartelloni pubblicitari nelle principali cittadine ai piedi delle grandi montagne delle Alpi.

Quello ce c’è da chiedersi è: siamo proprio sicuri che far diventare la montagna un luogo della velocità sia, nel lungo periodo, un buon messaggio? o molti a lungo andare la troveranno “solo” un doppione della città, dal quale la montagna ha sempre rappresentato il miglior modo dal quale fuggire?

 “Slow mountain: take your time”. Vale anche per me!

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